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IL CINEMA DEI GIUSTI - CINQUE RAGAZZE, CINQUE SORELLE E IL DESTINO DELLE DONNE IN UN LONTANO PAESINO TURCO - ''MUSTANG'', OPERA PRIMA DELLA TRENTASEIENNE FRANCO-TURCA DENIZ GAMZE ERGUVEN, BELLISSIMO E COMMOVENTE

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Marco Giusti per Dagospia

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Festa di Roma. Cinque ragazze, cinque sorelle, crescono assieme nella casa dello zio e della nonna. Sognano quello che sognano tutte le ragazze del mondo, grazie anche a Internet e alla tv, ma si scontrano ogni giorno di più con la mentalità repressiva della cultura maschilista del paese in un lontano paesino turco. Ma la rivolta è appena iniziata.

 

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Come in molti film che abbiamo visto quest’anno sparsi nei festival, anche questo bellissimo e commovente Mustang, che abbiamo visto nella sezione Alice nella Città, opera prima della trentaseienne franco-turca Deniz Gamze Erguven, che lo ha scritto assieme a Alice Winocour, e che rappresenterà la Francia agli Oscar, parte dalle condizione femminile nel proprio paese e dallo scontro politico e sessista che qualsiasi desiderio di emancipazione comporti per affrontare il tema più ampio che è la rivoluzione in atto in Turchia come in Marocco e in tanti altre nazioni.

 

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E gli 80 morti causati dalle bombe sul corteo di ragazzi pacifisti di Ankara di sabato ne è una delle prove più terribili e tangibili. Non è più solo una guerra casalinga di repressione familiare. Eppure qualcosa di nuovo e di diverso si sta muovendo davvero in Turchia come in altre parti del mondo. Mustang, girato con capitali francesi da una ragazza turca nazionalizzata francese, che ha studiato cinema al Fémis, e ha girato la sua storia a 600 km a nord di Istanbul, punta dritto al cuore del problema.

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L’impossibilità di reprimere oggi la forza delle ragazze, da qui il titolo legato ai cavalli selvaggi, pronte a esplodere per ottenere i propri diritti. Tutto è raccontato in prima persona dalla piccola Lale, Gunes Nezihe Sensoy, che vede le sue quattro sorelle crescere tra repressione in famiglia e voglia di evadere. Poco alla volta diventa quasi un film carcerario, con tanto di tentativo di evasione più che naturale.

 

Ma circola anche un’aria sofferente da Giardino delle vergine suicide di Sophia Coppola, anche se a differenza delle ragazze americane, sulle quali pesava anche una crisi economica non indifferente, queste turche sono molto più allegre e scatenate. Deniz Gamze Erguven, la regista, gioca infatti tutto su questa vitalità delle ragazze e sulla loro voglia di non abbassare la testa di fronte a matrimoni combinati e una vita da incubo imposta dai parenti.

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E’ Lale la più testarda nella lotta che comanderà la rivolta contro l’orrore familiare. Ma la Erguven, che era incontra durante le riprese del film, punta molto anche sulle immagini delle ragazze chiuse nella villa-carcere dello zio, bellissime, una sull’altra, mezze nude e pronte a esplodere in ogni momento. In sala dal 29 ottobre.

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