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1-2 O “X” (MA È UNA PIATTAFORMA O UNA SCHEDINA?) - LA COMMISSIONE EUROPEA STA INDAGANDO SUL SOCIAL NETWORK (CHE SI CHIAMAVA TWITTER) PER POSSIBILI VIOLAZIONI DEL DIGITAL SERVICES ACT (DSA) - LA DECISIONE ARRIVA DOPO L’INIZIO DELLA GUERRA IN ISRAELE: MUSK È ACCUSATO DI AVER FATTO CIRCOLARE CONTENUTI ILLEGALI E FAKE NEWS, “DIFFONDENDO POST VIOLENTI E DISCORSI DI ODIO” – COSA RISCHIA? UNA MULTA FINO AL 6% DEL GIRO D'AFFARI ANNUO DELLA SOCIETÀ MA ANCHE..
Estratto dell’articolo di Bruno Ruffilli per “La Stampa”
La Commissione europea sta indagando su X, il social network già noto come Twitter, per possibili violazioni del Digital Services Act (DSA). La decisione arriva in seguito «alle indicazioni ricevute dai servizi della Commissione in merito alla presunta diffusione di contenuti illegali e di disinformazione, in particolare la diffusione di contenuti terroristici e violenti e di discorsi di odio», come si legge in una nota ufficiale.
elon musk sponsorizza account antisemiti su x 8
Il riferimento immediato è al conflitto tra Israele e Hamas: la lettera inviata lo scorso martedì dal Commissario europeo per il mercato interno e i servizi Thierry Breton è rimasta senza risposta, ma il Ceo Linda Yaccarino ha dichiarato che X ha rimosso centinaia di account affiliati al gruppo terroristico e sta lavorando per eliminare migliaia di contenuti non conformi.
[…] Ora, però, X rischia di essere incriminato dalla Ue: è uno dei 19 Very Large Online Platforms e Very Large Search Engines designati dalla Commissione sulla base del numero di utenti (superiore a 45 milioni, o il 10% della popolazione dell'Ue). Per tutti i "gatekeeper", dalla fine di agosto, il Dsa stabilisce standard di trasparenza, responsabilità, cooperazione e applicazione delle regole, oltre a definire principi generali e garanzie per la libertà di espressione e altri diritti degli utenti.
E infatti da Bruxelles sono arrivati analoghi rilievi anche a TikTok e Meta (Facebook e Instagram), che però al momento non sono oggetto di indagine formale. X dovrà fornire le informazioni richieste dalla Ue entro il 18 ottobre per l'attivazione e il funzionamento del protocollo di risposta alla crisi ed entro il 31 ottobre per le restanti questioni, che comprendono «la valutazione e la mitigazione dei rischi legati alla diffusione di contenuti illegali, alla disinformazione, alla violenza di genere e a qualsiasi effetto negativo sull'esercizio dei diritti fondamentali, dei diritti dei minori, della sicurezza pubblica e del benessere mentale».
Rischia una multa fino al 6% del giro d'affari annuo della società, ma il Digital Services Act prevede anche la possibilità di vietare l'attività sul territorio comunitario.
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