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Grazia Longo per "La Stampa"
Certo fa effetto sentire piangere al telefono un uomo di 71 anni, mentre la moglie che di anni ne ha 59 si sforza di parlare con una voce che sa di carta vetrata passata sul cuore. «Ci hanno strappato la nostra bambina per colpa dell'età e ora ci vietano anche di incontrarla».
Fa effetto perché Luigi e Gabriella De Ambrosis, genitori di Viola (nome di fantasia, 2 anni e mezzo, nata grazie alla fecondazione assistita) non possono essere il suo papà e la sua mamma perché ritenuti, tra le altre cose, di «una sconcertante incapacità comunicativa» che determina «la mancanza di uno scambio di una corrente di sentimenti» con la figlia. La legge ha deciso. Viola (già in affidamento da quando aveva appena 1 mese) verrà data in adozione e non potrà più abbracciare i genitori naturali.
Lo ha stabilito la Corte d'Appello di Torino, che ha confermato la scelta del Tribunale dei Minori, dopo una perizia sulla capacità genitoriale della coppia. Le 32 pagine della sentenza pronunciata dalla Corte presieduta da Rosalia Rinaldi, raccontano una verità giudiziaria diversa da quella vissuta dalla coppia. Il caso è delicato, la storia complessa. Ci sono in ballo emozioni personali ma anche pareri di psichiatri e valutazioni di giudici che da anni si occupano di minorenni.
Secondo la perizia consegnata dagli psichiatri Mirella Rostagno e Maurizio Desana alla corte d'appello, la bambina «ha evidenziato un importante livello di sofferenza» per la situazione che si è venuta a creare. Per i genitori «Viola rappresenta la realizzazione di un processo narcisistico che limita la possibilità di percepirla come un oggetto reale di investimento affettivo».
«Noi l'amiamo veramente - replica la mamma -, non c'entrano nulla i tanti tentativi di fecondazione assistita». Ma per i periti la sua è «una verità fiabesca». Tanto più che contro di lei e il marito pesa la grave accusa di «abbandono di minore». Viola aveva infatti appena un mese quando venne notata da una vicina piangere disperata, da sola, sull'auto del papà vicino a casa, a Mirabello, un paese di mille anime poco distante da Casale Monferrato. «Stavo scaricando la spesa, mentre mia moglie era andata a farsi una puntura, ma non ho mai perso di vista né la bimba, né l'auto» si difese Luigi De Ambrosis.
I giudici d'appello invece - come fecero già quelli del tribunale - puntano il dito contro quei 40-45 minuti in cui la neonata rimase sola in auto. Nella «ricostruzione dell'episodio si registra una solidarietà della coppia nel difendere l'uno la posizione dell'altra con bugie». Ricostruzione in cui «Viola è tenuta fuori da ogni considerazione, fuori dai pensieri e dalla preoccupazione di entrambi». E ancora: durante gli incontri con i genitori «Rosa ha un atteggiamento costantemente passivo, mentre con l'educatrice sorride ed è più naturale e spontanea».
Gabriella e Luigi però insistono: «Ci vedono come genitorinonni. Eppure i figli di tossicodipendenti vengono dati in affido ma non in adozione». E il loro legale, l'avvocato Fabio Deorsola: «Al di là della sentenza inadeguata, gravissima è la sospensione degli incontri con la bimba perché mette un'ipoteca pesante sul ricorso in Cassazione che di sicuro faremo».
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