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Il Leone d' oro conquistato a Venezia dal filippino Lav Diaz con The woman who left premia «l' esempio più estremo di cinema d' autore che forse ci sia mai stato». Lo scrive L' Osservatore Romano.
Secondo il quotidiano vaticano, «il film di Diaz, lungo quattro ore, in bianco e nero, scandito da piani sequenza e inquadrature fisse, rappresenta il cinema d' autore fine a se stesso.
Ormai del tutto scollato dall' idea di un possibile pubblico». «D' altronde chi si ricorda quali film hanno vinto i festival più importanti negli ultimi dieci anni?», si chiede il quotidiano. «Si ha l' impressione ogni anno più netta che oggi i festival continuino per pura inerzia. Se non esistessero, a nessuno verrebbe in mente di crearli. Il cinema d' autore ormai attira soltanto qualche critico...
Né attira i cinefili di ultima generazione, di solito appiattiti su gusti tarantiniani, ovvero votati all' infinito gioco del riassemblaggio dei generi...
E allora, al cinema d' autore che rimane, tanto vale rinchiudersi in una nicchia autoreferenziale. Diventando pura, astratta performance, un po' come l' alta moda».
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