DAGOREPORT - CHI L’HA VISTO? ERA DIVENTATO IL NOSTRO ANGOLO DEL BUONUMORE, NE SPARAVA UNA AL…
Filippo Facci per Libero Quotidiano
Tre parlamentari di centrodestra hanno appena dimostrato come «politicamente scorretto» ormai non voglia dire più niente, e sia una di quelle espressioni che l' attualità ogni tanto sequestra per restituirla sfibrata e inservibile.
La vicenda è surreale: i tre si sono scagliati contro il personaggio di una serie televisiva che va in onda su Rai2, il vicequestore Rocco Schiavone, poliziotto romano che lavora ad Aosta (inventato dallo scrittore Antonio Manzini) il quale secondo Gasparri «denigra la polizia di stato», «fa apologia della cannabis» e sarebbe un «eroe per imbecilli». Da qui un' interrogazione parlamentare di Carlo Giovanardi e Gaetano Quagliariello per chiedere che la serie tv venga interrotta.
Giovanardi ha definito Schiavone «un farabutto, un delinquente che si fa i cannoni, ladro, corruttore, corrotto, procacciatore di prostitute, violento» e ha criticato chi - Ilaria Cucchi, per esempio - non ha preso posizione sulla fiction. Preso da se stesso, Gasparri è poi tornato sull' argomento e ha chiesto pubblicamente al capo della Polizia se ha letto i copioni: «Quali uffici li hanno controllati?». A proposito dei registi, ha aggiunto: «Questa è tutta gente del politicamente corretto che finirà in una discarica».
Ora: gli entusiasmi del trumpismo possono dare alla testa, sappiamo, e l' amico Gasparri resta l' uomo che disse «Di Pietro è meglio di Mussolini» quando Mani pulite scaldava gli animi.
Nella migliore delle ipotesi, lui e Giovanardi cercano i voti dei poliziotti in ogni occasione possibile, e l' hanno fatto anche stavolta: pace. Mi chiedo però se si rendano conto, in secondo luogo, che si sono resi ridicoli ma sopratutto degli aedi di quel politicamente corretto che dicono di avversare.
Cominciamo con l' aspetto più grottesco: immaginare una Rai che, prima di produrre una fiction, sottoponga i copioni al capo della Polizia. Lo facevano i nazisti di Goebbels, i comunisti di Stalin e tutte le dittature di questo mondo: basterebbe questo, ma, per non incedere in un argomentare cialtronesco, limitiamoci a immaginare un servizio pubblico che trasmetta solo film e fiction in cui i protagonisti (facciamo dei poliziotti) esaltino i buoni sentimenti, non abbiano vizi, magari siano vegani e corrispondano a modelli virtuosi che piacciano a Gasparri e Giovanardi.
Primo risultato: due palle così, non li guarderebbe nessuno. In seconda battuta, una Rai così catechizzata e fuori mercato potrebbe rifarsi solo a programmazioni da cineforum parrocchiale e quindi eliminerebbe il 99 per cento dei polizieschi, e dovrebbe spazzar via - chessò - tutto il genere «il braccio violento di», o quello anni Settanta tipo «La polizia s' incazza», via l' ispettore Callaghan, il nostro commissario Merli, il Volonté «al di sopra di ogni sospetto» e persino Tomas Milian, l' elenco è infinito, forse rimarrebbe solo il commissario Rex: ma con la museruola, eh.
E ora veniamo al politicamente corretto evocato da Gasparri, e che lui ormai riconduce a chiunque gli stia a sinistra e non la pensi come lui. Il politicamente corretto non è ciò che semplicemente non ci piace, non sono le idee o ideologie degli altri, non è maleducazione scambiata per franchezza, non è buonismo stucchevole, non è una scusa per essere insensibili, non è declarare che la sposa è un cesso e che il morto era uno stronzo: è - senza menarla troppo - un indirizzo pedagogico che una parte dell' Occidente ha dato al proprio modo di comunicare.
È qualcosa che tuttavia, se portata all' eccesso, conduce a non chiamare più le cose col loro nome e che però, a furia di descrivere la realtà per come dovrebbe essere, rischia di farci dimenticare com' è davvero.
Io non l' ho vista la fiction del vicequestore Schiavone, e trovo patetica anche la levata di scudi di quegli autori secondo i quali guardare in tv uno come lui, in pratica, aiuterebbe lo spettatore «a prendere le distanze da modelli di comportamento che non condivide». Come se la gente accendesse il televisore, la sera, cercando modelli di comportamento.
GIOVANARDI GASPARRI QUAGLIARIELLO
Come se non cercasse semplice svago o semmai, volendola fare difficile, proprio un' evasione dai modelli di comportamento quotidiani.
Come se, in ogni caso, potesse essere la politica a determinare questi univoci e «corretti» modelli di comportamento: magari sulla base delle interessanti convinzioni personali di Maurizio Gasparri, Carlo Giovanardi e Gaetano Quagliariello.
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