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MA DIODATO PUNTA A ESSERE SCELTO COME SUCCESSORE DI PAPA FRANCESCO? - IL CANTAUTORE ALLA VIGILIA DEL PRIMO MAGGIO DI TARANTO CI INFLIGGE UN POLPETTONE INDIGERIBILE: “NON COMPRENDERE L’IMPORTANZA DEL CREARE PONTI, DEL NON LASCIARE INDIETRO I MENO FORTUNATI È UN ERRORE ENORME” –E POI GIU' DI BANALITA’ RADICAL (“LA MUSICA NON È SOLO NUMERI MA IMPEGNO CIVILE”), ANALISI LOFFIE (“LA NARRAZIONE DOMINANTE ALIMENTA UN SENSO DI IMPOTENZA”) E ALLARMI RISIBILI: “QUELLA DEI NUOVI FASCISMI È UNA EMERGENZA MONDIALE”

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Andrea Silenzi per la Repubblica - Estratti

 

C’era una volta il cantautore gentile.

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Antonio Diodato, nato per caso ad Aosta ma tarantino fino al midollo, è un erede diretto della generazione dei musicisti impegnati. Senza slogan, ma con un impegno sul campo e nelle canzoni che non lascia spazio a dubbi. Il suo ultimo singolo, Non ci credo più, è una presa di posizione potente contro la narrazione (parola che ricorre spesso nella chiacchierata) dei nostri giorni. Il concerto “Uno maggio Taranto libero e pensante”, che organizza con Michele Riondino e Roy Paci, è alle porte, come il tour estivo che lo riporterà davanti al pubblico.

 

Il singolo “Non ci credo più” lancia un messaggio forte e esplicito.

«Ho sentito l’esigenza di ribadire delle cose, anche a me stesso, con una veemenza che può risultare insolita. Volevo partire da una affermazione negativa perché non voglio in alcun modo farmi influenzare da una narrazione dominante che alimenta un senso di impotenza. Ognuno di noi può giocare un ruolo importante nella società. Il brano fotografa quello che sentiamo in tanti».

 

Già con il precedente singolo “Atto di rivoluzione” e con i video pubblicati da Repubblica e girati nei luoghi del disagio aveva lanciato un messaggio forte.

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«Il filo conduttore è lo stesso: tutti possiamo fare qualcosa con le nostre azioni. Bisogna rompere questa cappa di negatività e di senso di impotenza. Visitando realtà virtuose in luoghi disagiati e un po’ abbandonati ho avuto la conferma, una volta di più, che la frattura che stiamo creando tra il centro delle città e le periferie ci si sta ritorcendo contro. Non comprendere l’importanza del creare ponti, del non lasciare indietro i meno fortunati è un errore enorme».

 

diodato in zegna

Siamo alla vigilia del Primo maggio a Taranto. Siete all’undicesima edizione, che obiettivo vi siete posti?

«La particolarità di questo evento è sempre stata quella di amplificare dei messaggi. Non è un festival, ma una manifestazione di consapevolezza, libertà — perché tutti parlano liberamente — e di visione alternativa del presente.

 

L’aspetto principale sono sempre gli interventi; sono venuti gli attivisti più impegnati, le associazioni che lottano. Si parla di ciò che ci accade intorno, dalle bombe su Gaza alle guerre, la musica è fondamentale per amplificare i messaggi. Chiediamo agli artisti di appoggiare le cause che portiamo sul palco, non di fare discorsi. Quella dei nuovi fascismi, per fare un esempio, è una emergenza mondiale. La grande molla è la volontà di agire: gli artisti da noi vengono gratuitamente».

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