DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA…
Sergio Rizzo per il "Corriere della Sera"
Il direttore del Piccolo teatro di Milano Sergio Escobar avrebbe potuto fare come qualche suo collega. Tenersi un po' largo con le spese e sforare senza troppi patemi d'animo il magro budget che gli aveva assegnato il ministero dei Beni culturali. Contando poi sulla benevolenza di Pantalone per tappare buchi che talvolta, diciamo la verità , è molto difficile evitare.
Secondo un'inchiesta pubblicata da Panorama qualche tempo fa, nel 2008 metà delle 14 fondazioni liriche italiane hanno chiuso il bilancio in profondo rosso: le perdite avevano raggiunto i 100 milioni di euro in soli quattro anni. à un mondo molto particolare, questo. Nel quale, accanto alla cronica carenza di fondi pubblici, sopravvivono costosi istituti sindacali che oggi si potrebbero considerare anacronistici. Come l'«indennità di frac». O l'«indennità armi finte» per gli spettacoli che prevedono l'uso di spade e lance di cartapesta. O ancora, l'«indennità umidità », applicata per gli spettacoli all'aperto alle paghe di artisti e tecnici, ma anche a quelle degli impiegati. Ma tant'è.
Ignaro di quello che sarebbe accaduto, Escobar ha voluto strafare. Non soltanto è riuscito a far tornare i conti, e questo è stato il suo primo errore, ma ha addirittura risparmiato qualche spicciolo. Avrebbe potuto spendere, oltre alle risorse proprie e a quelle derivanti da altre contribuzioni, 3 milioni 168.980 euro di fondi statali: tanto il ministero aveva destinato per il 2010 al Piccolo teatro. Invece ha speso 3 milioni 168.625 euro e 81 centesimi. E qui l'ha fatta davvero grossa.
Pensate che gli abbiano dato un premio? Una targa d'ottone? Una medaglietta? Una menzione speciale? Una semplice stretta di mano? Macché: si sono fatti restituire i soldi. Tecnicamente, al momento di pagargli il saldo del contributo, gli verseranno trecentocinquantaquattro euro e diciannove centesimi in meno.
Ed è stato questo, praticamente, il debutto nella lirica del nuovo ministro dei Beni culturali Lorenzo Ornaghi. Sia ben chiaro, è tutto in regola. Il taglio viene effettuato, ha scritto lunedì 21 novembre (il governo Monti aveva ottenuto la fiducia venerdì 18) alla Fondazione del Piccolo la direzione generale per lo spettacolo dal vivo del Collegio romano, «ai sensi dell'art.3 comma 2 D.m. 12/11/2007».
Una norma microscopica e crudele che recita così: «Il contributo (dello Stato all'ente lirico, ndr) non può comunque eccedere il pareggio tra entrate e uscite dei preventivi e consuntivi del soggetto beneficiario». Di conseguenza, il ministero ha comunicato che «il contributo» dell'anno 2010 dovrà essere «ridotto proporzionalmente» al risparmio conseguito: 354,19 euro, appunto. Non si scappa.
In effetti ci sarebbe stata anche la possibilità di fare una specie di ricorso nei confronti di una mossa tanto formalmente ineccepibile quanto poco sensata. La lettera precisava che gli amministratori del Piccolo avrebbero avuto «la facoltà di presentare per iscritto le proprie osservazioni al riguardo entro il termine di 10 giorni». Trascorso il quale in assenza di comunicazioni il ministero avrebbe proceduto «alla formale adozione del provvedimento di riduzione».
Ma l'eventuale protesta avrebbe probabilmente fatto lievitare ancora di più il costo di questo surreale intervento sul bilancio del Piccolo. Che fra tempo impiegato dai dirigenti ministeriali per leggerlo, energie spese per prendere la decisione, personale mobilitato per scrivere la lettera, affrancare la lettera, spedire la lettera, ha già probabilmente superato i 354 euro e 19 centesimi. Meglio perciò rimanere nel primo danno. Ma con un dubbio: quei pochi spiccioli, nello stanziamento 2011, verranno reintegrati oppure sono da considerarsi perduti per sempre?
SERGIO ESCOBAR LORENZO ORNAGHI TEATRO PICCOLO DI MILANOstrehler
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