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IL DIVANO DEI GIUSTI/1 – CHE VEDIAMO STASERA? SU AMAZON PRIME HANNO APPENA INSERITO IL BELLISSIMO “ESSI VIVONO”, GRANDE FANTASCIENTIFICO DI JOHN CARPENTER SULL’ARRIVO DI UN POTERE VIOLENTO NEL NOSTRO PIANETA, E “C’ERAVAMO TANTO AMATI” DI ETTORE SCOLA – SEMPRE SU AMAZON TROVATE “WE LIVE IN TIME”, USCITO IN SALA NEANCHE UN MESE FA, UNA SORTA DI VERSIONE AGGIORNATA DI “LOVE STOY” E DI ALTRE STORIE DOVE IN UNA COPPIA QUALCUNO SI AMMALA DI CANCRO, MA HA DUE STREPITOSI PROTAGONISTI, FLORENCE PUGH E ANDREW GARFIELD... – VIDEO
Marco Giusti per Dagospia
Che vediamo stasera? Devo dire che è molto divertente la nuova puntata di “The Studio”, Apple tv+, tutta giocata sulla serata delle premiazioni dei Golden Globes a Hollywood, con Seth Rogen, capo dello studio Continental, che vuole essere citato a tutti i costi dalla premiata Zoe Kravitz perché la mamma sta guardando la tv.
Su Amazon prime hanno appena inserito il bellissimo “Essi vivono”, grande fantascientifico di John Carpenter sull’arrivo di un potere violento nel pianeta con Roddy Piper, Keith David e Meg Foster.
Trovate anche, appena inserito, il dramma “Oh, Canada” diretto da Paul Schrader con Uma Thurman, Jacob Elordi e Richard Gere, trasposizione dell'ultimo romanzo di Russell Banks, amico del regista, scomparso due anni fa, su un vecchio documentarista politico americano, Leonard Fife, scappato in Canada ai tempi della guerra in Vietnam, malato di cancro, interpretato - è vero - da un grande Richard Gere.
Quando l’ho visto a Cannes un anno fa non mi sembrò così riuscito. Anche se capiamo quanto tutta l’operazione, romanzo e film, siano stati sentiti e sofferti sia dal regista, sia dallo stesso Banks prima di morire sia dal protagonista, Richard Gere, lanciato da Schrader ai tempi gloriosi di "American Gigolo". Un secolo fa, ormai.
Banks, che aveva dato a Schrader il soggetto di uno dei suoi film più noti e amati, "Affliction", offre qui all'amico l'occasione per girare un film sulla "vanità della morte". Come diceva Bernardo Bertolucci di "Nick's Movie" di Wim Wenders, incredibile ritratto di Nicholas Ray morente voluto da lui stesso (Shoot - Cut – Shoot.
Come il vecchio Nick Ray, anche il protagonista di "Oh, Canada", il Leonard Fife di Richard Gere, documentarista che ha passato tutta la vita a ragionare sulla verità mediata dal mezzo (ma la citazione di Susan Sontag ce la potevamo risparmiare) ha deciso di confessarsi davanti alla macchina da presa per l'ultima volta.
E vuole che sua moglie, che è anche la co-produttrice del documentario, Uma Thurman, lo assista. Perché sarà la confessione di una vita di bugie e cose non dette o mal dette che lei deve sapere. Ma il morente ha davvero la lucidità per raccontare la verità sulla sua vita e il regista avrò l’accortezza di cogliere quella verità?
Non ci si può mai fidare dei registi che parlano davanti alla macchina da presa. Neanche in punto di morte. La vanità è più forte. Si sa. Magari andrebbe rivisto.
Su Amazon hanno appena inserito anche “C’eravamo tanto amati” di Ettore Scola con Nino Manfredi, Vittorio Gassman, Stefano Satta Flores, Stefania Sandrelli e Aldo Fabrizi, meraviglioso come palazzinaro romano, dove viene ricostruita con tanto di Fellini e Mastroianni la scena della Fontana di Trevi della “Dolce vita”, e il recente "Nosferatu" di Robert Eggers con Lily-Rose Depp, Nicholas Hoult e Bill Skarsgård come il vampiro Nosferatu. Se non avete mai visto né il “Nosferatu” di Murnau né quello di Werner Herzog, vi sembrerà bellissimo. Se gli avete visti, però…
Sempre su Amazon trovate “The Brutalist” di Brady Corbet con Adrien Brody, Felicity Jones e Guy Pearce, ne abbiamo già parlato abbastanza, e “We Live in Time”, uscito in sala neanche un mese fa, ultima opera del regista inglese John Crowley (“Brooklyn”, “Il cardellino”), sceneggiato da Nick Payne.
E’ una sorta di versione aggiornata di “Love Stoy” e di altre storie dove in una coppia qualcuno si ammala di cancro, ma ha due strepitosi protagonisti, Florence Pugh e Andrew Garfield, che proprio Crowley fece esordire in “Boy A”, e una magistrale scena di parto in una stazione di servizio che fanno la differenza.
E allora gli si perdonano anche le lacrime, un po’ di zucchero e pure il finale con la gara tra cuochi in Italia, che non è un momento elegante, e il montaggio che sistema la cronologia degli eventi in modo quasi casuale (ovvio che non lo è) in modo da rendere il racconto meno liscio e banale.
Il fatto è che tra i due personaggi, come tra i due attori protagonisti, la giovane cuoca londinese Almut Bruhl di Florence Pugh, che viene da un rapporto chiuso con una collega, e Tobias, Andrew Garfield, che lavora alla Weetabix (sì, sono immangiabili) c’è una grande alchimia.
Al punto che, malgrado abbia un cancro alle ovaie, Almut se l’è arrischiata togliendone solo una per potere avere una figlia, e dopo la nascita della bambina ha avuto una recidiva, il che vuol dire nuovo ciclo di chemio, una nuova operazione, un altro ciclo di chemio. E il lavoro? Ecco. Se vi piace Florence Pugh questo è il suo grande film. Si piange.
we live in time
we live in time
we live in time
we live in time
we live in time
essi vivono 2
essi vivono 6
c’eravamo tanto amati 2
aldo fabrizi c'eravamo tanto amati
essi vivono 3
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