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Marco Giusti per Dagospia
vita da carlo 3 - carlo verdone
Che vediamo stasera in attesa, domani, della terza stagione di “Vita da Carlo” di e con Carlo Verdone su Paramount? In chiaro, Cine 34 alle 21 05 potete rivedervi “Fantozzi”, il primo, fenomenale capitolo della lunga serie dei Fantozzi diretto da Luciano Salce con Paolo Villaggio come l’impiegato più sfigato di sempre, Fantozzi, Anna Mazzamauro come la Signorina Silvano, Liù Bosisio come la prima delle due signore Pine, Plinio Fernando come la figlia di Fantozzi, Gigi Reder come Filini, Giuseppe Anatrelli come Calboni, Umberto D’Orsi come Catellani, Paolo Paoloni come mega direttore.
dago e carlo verdone - vita da carlo 3
Assieme al secondo episodio, sempre diretto da Salce, forma un corpo comico compattissimo che giustifica il successo dell’intera serie e ne traccia il contorno una volta per tutte. Grandissimi i numeri della partita di calcio tra scapoli e ammogliati e le vacanze con Filini. Certo, nel secondo episodio si mette più a fuoco il ruolo di Filini, ma Salce, che aveva scelto accuratamente tutti gli attori, compreso Plinio Fernando, per anni mio vicino di casa, compie qui il miracolo di formare un gruppo comico mai visto e di farlo funzionare perfettamente.
Canale 20 alle 21,05 passa l’horror marinaro “Nave fantasma” diretto da Steve Beck con Gabriel Byrne, Julianna Margulies, Ron Eldard, Desmond Harrington, Isaiah Washington e Francesca Rettondini. Spettacolare la prima scena ambientata nel 1962 sulla nave da crociera italiana Antonia Graza (in realtà è uguale alla vera Andrea Doria) dove un misterioso filo di ferra taglia tutti, passeggeri e ciurma, a metà. Zac. E si inabissa nell’acqua. Quarant’anni dopo c’è chi cerca i resti della nave a largo del Mare di Bering. Ma è una nave fantasma, accidenti! Francesca Rettondini che interpreta la cantante ultrasexy della nave italiana, dieci anni dopo, finì sulla Costa Concordia…
Rai Movie alle 21,10 presenta un kolossal di guerra di coproduzione nippo-americana, “Tora! Tora! Tora!”, diretto da Richard Fleischer per la parte americana e da Kinji Fukasaku e Toshio Masuda per la parte giapponese. Gli attori sono Martin Balsam, Sô Yamamura, Tatsuya Mihashi, Joseph Cotten. Fu un incredibile flop nel 1970 quando uscì, con una doppia versione, giapponese e americana, dell’aggressione giapponese a Pearl Harbour.
Ricordiamo che la parte giapponese era stata affidata da Darryl F. Zanuck a Akira Kurosawa, che venne però cacciato dal set dopo una lunga preparazione e parecchi giorni di riprese. Zanuck sosteneva che Kurosawa era pazzo, i giapponesi dissero che ufficialmente era malato. Sembra che alla Fox non fosse piaciuto affatto l’idea di Kurosawa di fare interpretare a ricchi industriali giapponesi i ruoli dei più celebri generali delle battaglie per cercare sostenitori economici per i suoi film futuri.
Iris alle 21,10 presenta “Cielo di piombo, ispettore Callaghan” diretto da James Fargo scritto da specialisti come Stirling Silliphant, Rita e Harry Julian Fink, con Clint Eastwood, Tyne Daly, Harry Guardino, Bradford Dillman, John Mitchum. Il film avrebbe dovuto essere diretto da Clint, ma visto che prese il posto di Philip Kaufman in “Il texano dagli occhi di ghiaccio”, chiamò per questo il suo assistente, James Fargo. Quando Pauline Kael gli stroncò il film, Clint chiese una perizia psichiatrica della critica, sostenendo che lei era pazzamente attratta da lui e, non potendo averlo sessualmente, lo odiava. Il film guadagnò uno sproposito al tempo.
Su Tv2000 alle 21,15 passa una bella commedia cino-americana, “The Farewell” di Lulu Wang con Awkwafina, Shuzhen Zhou, Tzi Ma, Gil Perez-Abraham, Jim Liu, Diana Lin, Yongbo Jiang, dove una ragazza rientra in Cina per avvertire la nonna, contro il volere di tutti i parenti, di avere un male incurabile. Il film nel 2020 vinse miglior film e miglior attrice non protagonista agli Spirit Awards, il premio dei film indipendenti che si svolge un giorno prima della consegna degli Oscar e che sembra più interessato ai linguaggi innovativi e a personaggi meno tradizionali.
Occhio che su Mediaset Italia 2 alle 21,15 passa in prima visione tv il bellissimo “Nope”, terzo film di orrore/fantascienza del dottissimo Jordan Peele con Barbie Ferreira, Keke Palmer, Michael Wincott, Daniel Kaluuya, Steven Yeun, Donna Mills, che andava visto in Imax per rispettare la complessità del lavoro di Hoyte von Hoytena, direttore della fotografia di "Dunkirk", "Interstellar", “Oppenheimer”.
cielo di piombo ispettore callaghan
Insisto sulla fotografia perché tutto il film è costruito sull'idea della documentazione fotografica, a partire dalle riprese in 35 a manovella con i vecchi chassis, con i filmati di Edward Muybridge, e sul rapporto tra la tecnica e la realtà. Come se la tecnica, a partire proprio dal muto, dalle prime riprese, fosse lo spettacolo e nascondesse quindi la prova flagrante di quel che vediamo.
Come il cavaliere nero che nessuno ricorda sul cavallo ripreso da Muybridge. Peele parte proprio da lì e chiuderà proprio con quella immagine, come se Daniel Kaluuya fosse il Django di Tarantino, per ricostruire lo spettacolo di quel che cercano di filmare i suoi protagonisti. Cioè la prova di un'entità aliena aggressiva nella loro proprietà di Agua Dulce in California, vicino a Los Angeles. Una proprietà dove l'O.J di Kaluuya, aiutato dalla scombinata sorella, Keke Palmer, alleva cavalli da domare per il cinema.
cielo di piombo, ispettore callaghan
Film complesso, pur se innovativo e originale, magari non all'altezza dei suoi due piccoli horror politici precedenti, anche perché ha speso troppo, ha montato un film da quattro ore che ha ridotto a due, è costruito con un meraviglioso scontro con l'alieno di 50 minuti che domina la seconda parte, e una prima parte dove mette molta carne al fuoco.
A cominciare dalla tragedia, filmata nel 1998, di una scimmia da show TV, tale Gordy, che diventa violenta e fa un massacro in diretta sul set sotto gli occhi di un bambino che diventerà il proprietario di una sorta di western town confinante coi cavallari, interpretato da Steven Yeun. E dalla storia degli Haywood, i cowboy afroamericani, discendenti del cavaliere ripreso da Muybridge, che vivono addestrando cavalli per il cinema. Ma non tutti i cavalli possono essere domati e ripresi. Come non tutte le scimmie possono essere sicure per il set. Non parliamo poi di entità, animali alieni. Ma più che cerco di spiegarvelo più mi intorcino.
Su Canale 27 alle 21,20 passa la commedia “Il segreto del mio successo” diretto da Herbert Ross con Michael J. Fox, Helen Slater, Richard Jordan, Margaret Whitton, John Pankow, Fred Gwynne. Si va sul lesbo movie ambientato negli anni del primo femminismo francese con “La belle saison” di Catherine Corsini con la stupenda Cécile De France, Izia Higelin, Noémie Lvovsky, Kévin Azaïs, Patrice Tepasso. Si va sul calcio femminile inglese e sui problemi con le ragazze indiane che vogliono giocared a calcio in Inghilterra con il divertente “Sognando beckham” diretto da Gurinder Chadha con Parminder Nagra, Keira Knightley, Jonathan Rhys-Meyers, Shaznay Lewis. Molto, molto riuscito.
Italia 1 alle 21,45 propone il tradizionale “Una notte al museo” di Shawn Levy con Ben Stiller, Dick Van Dyke, Mickey Rooney, Carla Gugino, Robin Williams, Kim Raver. Cine 34 alle 23,10 propone lo stracultissimo “Italiano medio” di e con Maccio Capatonda con Herbert Ballerina alias Luigi Luciano, Enrico Venti, Lavinia Longhi, Barbara Tabita. “Amechecazzomenefregaame!”.
Quando uscì fece parecchio colpo. Finalmente, scrissi, un film italiano sgradevole, cattivo, volutamente di pessimo gusto, dove gli ideali sono “la famiglia, la prostituzione, la gazzosa”, e un bambino si può presentare, per esigenze di gag, con la cacca fumante in testa o si può assistere alla scorreggia più lunga mai sentita nel cinema italiano (sembra che se la batti con quella di Pierino il fichissimo).
Talmente a rischio che sono stato invitato a una proiezione di cortesia con un pubblico allibito e curioso che guardava le mie reazioni da cavia a ogni peto e a ogni battuta pesante come se le avessi fatte io. Le battute chiave sono “scopare”, “mobasta”, “a me che cazzo me ne frega”. In pratica l’Italia della Meloni e di telemeloni.
Si vive solo per partecipare alle finali del reality “Mastervip” e la volgarità televisiva è sovrana. Potrà non piacere a tutti (meglio così, no?), ma almeno è totalmente originale questo Italiano medio diretto e interpretato da Maccio Capatonda (alias Marcello Macchia), definito sui trailer “il regista di nessun altro film”. Maccio interpreta il mostruoso Giulio Verme, troppo intelligente e antitelevisivo per vivere bene nella società di oggi, in una Milano già rovinata dall’Expo e dall’avidità dei costruttori.
Vegano, pazzo per ogni forma di rispetto dell’ambiente, inutilmente laureato col massimo dei voti (“110 e basta!”), pronto a lottare per la sopravvivenza dei babbuini, ma finito a riciclare monnezza di ogni tipo, Maccio ha trovato la sua anima gemella, Franca, interpretata da Lavinia Longhi, e con lei si eccita solo leggendo il testo del Protocollo di Kyoto, ma è inquieto. I due litigano e lei gli rimprovera di non riuscire a concludere niente, nemmeno a cacare.
Rimasto solo in casa, depresso, in una Milano da incubo youtubbistico, Giulio apre al suo vecchio amico un po’ stupido, Alfonzo Scarabocchi detto l’Usciere, cioè Herbert Ballerina, perché ha la capacità di far uscire tutti, che gli propone, come in Limitless con Bradley Cooper e Robert De Niro una strana pillola. Il nostro cervello sfrutta solo il 20 per cento delle sue capacità, con la pillola dal 20 le capacità si ridurranno al 2 per cento e Giulio Verme diventerà finalmente l’italiano medio. Come tutti.
Un uomo che dopo trent’anni che non scorreggiava per rispettare il buco dell’ozono se ne può uscire con un peto gigante metafora della propria condizione di frustrato e di stitico. E subito capisce di aver poche, ma chiare idee in testa. Scopare. E poi ancora scopare. “Stasera esco con una maiala che ho conosciuto su fasbuk e…”.
Occhio a “Un bicchiere di rabbia” di Aluisio Abranches con Alexandre Borges, Julia Lemmertz, Lineu Dias, Ruth de Souza, dove una giornalista e un giardiniere chic scopano come se non ci fosse un domani in una fazenda vicina a San Paolo. Canale 5 a mezzanotte e 5 minuti parte con la commedia all’italiana “7 ore per farti innamorare” diretto da Giampaolo Morelli con Giampaolo Morelli, Serena Rossi, Diana Del Bufalo, Massimiliano Gallo, Fabio Balsamo.
Dite a Dago di vedersi un capolavoro di Douglas Sirk come “Lo specchio della vita” con Lana Turner, John Gavin, Juanita Moore, Sandra Dee, Robert Alda, Susan Kohner, Iris all’1,20. Remake dell’omonimo “Imitation of Life” di John M. Stahl del 1934, e tratto come questo dal romanzo di Fannie Hurst, ne sviluppa come può rispetto ai tempi e rispetto a Hollywood, tutti conflitti di razza e di classe.
Lana Turner, attrice sola con figlia, si lega a una vedova nera che le fa da cameriera, Juanita Moore, che ha una figlia che sembra assolutamente bianca. Quando le due ragazze crescono e diventano la bionda Sandra Dee e l’esuberante mora Susan Kohner, la figlia della cameriera si fa passare per bianca. E lì nascono i guai. Solo l’anno prima l’uscita del film, Lana Turner era stata coinvolta nell’omicidio del gangster Johnny Stompanato, suo amante, ucciso dalla figlia quattordicenne dell’attrice, Cheryl Crane, che si era mossa, si disse, in difesa della madre, massacrata di botte dal suo amante.
Grazie al successo del film, la Turner, che prese metà del suo cachet, ma ebbe una bella percentuale sugli incassi che la salvò economicamente, uscì così da un brutto momento della sua carriera. Oggi vediamo il film come un capolavoro dell’idea di melo cinematografico di Sirk. Ma è anche un film coraggioso in un momento particolare della storia americana, anche se la coprotagonista nera Juanita Moore, viene relegata al settimo posto nei titoli di testa e il ruolo della nera-bianca invece che a una Dorothy Dandridge viene affidata a un’attrice mezzo messicana e mezza ebrea, Susan Kohner, che non ha nulla di nero. E la scelta venne molto criticata dalla minoranza afro-americana già allora.
Ma sia Juanita Moore che Susan Kohner vennero candidate all’Oscar quell’anno. Celebre la scena che vede Mahalia Jackson cantare in chiesa. E’ l’ultimo film che Sirk gira a Hollywood prima di tornare in Germania. Dove insegnerà cinema e uno dei suoi allievi sarà Rainer W. Fassbinder.
Rai Tre/Fuori orario all’1,45 torna al cinema di Straub con il fondamentale “Ottone o gli occhi non vogliono in ogni tempo chiudersi” diretto da Danièle Huillet, Jean-Marie Straub con Adriano Aprà, Anne Brumagne, Ennio Lauricella, Olimpia Carlisi, Anthony Pensabene. Lo segue alle 3, sempre su Rai tre “Umano non umano”, il film ideato e diretto da Mario Schifano con Adriano Aprà, Carmelo Bene e Anita Pallenberg, Franco Brocani, Rosanna Coppola, Mick Jagger, Alberto Moravia, Sandro Penna. Assolutamente da registrare.
Nella notte trovate anche “Un buco in fronte”, spaghetti western di Joseph Warren alias Giuseppe Vari con Anthony Ghidra, Robert Hundar alias Claudio Undari, Bruno Cattaneo, Luigi Marturano, Rete 4 alle 3, 25. Per non parlare del thriller erotico di Bruno Mattei “Attrazione pericolosa” con Monica Carpanese, Gabriele Gori, Tracy Kelly, Antonio Zequila, Achille Brugnini. Chiudo con il rarissimo giallo “Delitto al luna park” di Renato Polselli con Franca Marzi, Renato Baldini, Harry Feist, Olga Gorgoni, Iris alle 5,10.
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