sabina guzzanti

IL RATTO DELLA SABINA - DOPO SEI ANNI, LA GUZZANTI TORNA A TEATRO CON IL NUOVO SHOW “COME NE VENIMMO FUORI”, IN CUI IMMAGINA IL FUTURO DELL’ITALIA FINO AL 2041, STARRING LA DE FILIPPI - PER I NOSTALGICI NON MANCA BERLUSCONI PADRINO E MAFIOSO

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Renato Franco per il “Corriere della Sera”

 

sabina guzzantisabina guzzanti

Se per Eric Hobsbawm il Secolo Breve si chiudeva nel 1991 con la fine della Guerra Fredda, per Sabina Guzzanti il secolo è ancora più breve, cinquant' anni da dimenticare, «un periodo tristissimo e feroce» che va dal 1990 al 2041, un'epoca nera che lei, con la sintesi diretta della satira, definisce «secolo di merda», abitato da merdolani, adoratori del Pil e del rigore, gente che picchiava le mogli e passava ore davanti alla tv e ai social network e se gli chiedevi perché rispondeva che dovevano essere competitivi con la Cina.

 

SABINA 
GUZZANTI
SABINA GUZZANTI

Sei anni dopo Sabina Guzzanti si ripresenta a teatro, Come ne venimmo fuori , in cui la protagonista parla da un futuro lontano e felice. Lo spettacolo oscilla tra la lezione economica e la satira sociale, da un parte l' accusa feroce al neoliberismo che mette «la ricchezza nelle mani di pochissimi, mentre tutti gli altri sono poverissimi», dall' altra il ridicolo dei comportamenti di un'umanità attaccata a Facebook e WhatsApp, sempre a postare vagonate di cuccioli di gatto o foto di profughi affogati e loro a cliccare Mi piace.

 

SABINA GUZZANTI CHE IMITA D'ALEMASABINA GUZZANTI CHE IMITA D'ALEMA

Le sue posizioni molto a sinistra sono note, per cui ci sarà chi avrà modo di eccepire sulla sua lettura della realtà. Meno arrabbiata di come era apparsa ultimamente, racconta quello che pensa della società di oggi: se la prende con il Mercato e il Capitale, spiega che le ideologie non sono morte, «ma ne è rimasta una sola potente e pervasiva, la più terribile mai messa in piedi da esperti di manipolazione che si chiamava comunicazione», ovvero il neoliberismo. Il leone sbrana la gazzella, il mercato divora gli operai, ma «la teoria dell' autoregolamentazione del mercato sta in piedi come l'efficacia di una lozione di ricrescita immediata dei capelli».

 

Anche quando è più «didascalica», non dimentica il suo mestiere di comica. Ma è nella fustigazione del costume e nell' imitazione dei personaggi che Sabina Guzzanti mostra lo smalto che non ha perso. Mette in ridicolo un'umanità che guardava programmi di cucina e usava neologismi disperati, «sosteneva che i piatti andassero impiattati».

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Racconta di come WhatsApp avesse soppiantato il sistema di messaggistica precedente, perché gli sms costavano 10 centesimi, mentre ora potevi scrivere giorno e notte, anche a quelli che non stavano su Fb, magari mandargli una frase di Osho alle 5 di mattina.

 

C' è Berlusconi su cui ironizza pesante, lo definisce un presidente legato alle mafie e lo imita, prima con la sua voce, ma poi in siculo, in un continuo passare dal Berlusca cumenda al Berlusconi padrino. C' è Emma Marcegaglia che filosofeggia: «Il licenziamento deve essere un momento di creatività e di gioia», un momento dell'espressione del fare impresa.

 

Sabina Guzzanti Sabina Guzzanti

Ma è con Maria De Filippi, nel momento più pop, che raggiunge la vetta più alta. Si incarna nella sua voce e allestisce una sorta di C' è posta per te , protagonista Dante Alighieri, «uno che parlava di esilio solo perché per un po' non si è visto in televisione», che «scrive questa commedia che al botteghino non ha successo»: «Dante ci va sotto, comincia a bere, infatti scrive che la dritta via era smarrita, andava a zig zag...

pensate che Paolo e Francesca si sono conosciuti in trasmissione da noi».