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“DOPO ‘MERY PER SEMPRE’ È STATO UN CALVARIO, ALLA FINE DEGLI ANNI OTTANTA LA TRANSESSUALITÀ ERA ANCORA MALVISTA” – PARLA ALESSANDRA DI SANZO, STAR DEL FILM DI MARCO RISI QUANDO ANCORA ALL'ANAGRAFE ERA ALESSANDRO - "IO VOLEVO FARE LA PARRUCCHIERA, AVEVO 18 ANNI E MEZZO, ERO ARRIVATA A ROMA, FU MASSIMO FERRERO A SCOVARMI, MA DOPO L'USCITA DEL FILM NESSUNO VOLEVA FARSI PIÙ I CAPELLI DA ME. VENIVANO NEL SALONE PER GLI AUTOGRAFI, IL TITOLARE SI STANCÒ E MI DISSE: 'VA' A FARE L'ATTORE', RISPOSI 'SEMMAI VADO A FARE L'ATTRICE'. E LUI: "FA' UN PO' COME TE PARE, HAI VISTO CHE MERCATINO HAI COMBINATO” - L'INTERVENTO DEL CARDINALE ODDI DOPO LA SUA SFILATA IN ABITO DA SPOSA, IL COMPAGNO CON CUI STA DA 18 ANNI E L’AMICIZIA CON EVA ROBIN’S – VIDEO
Emanuela Giampaoli per bologna.repubblica.it - Estratti
"Mery per sempre", un titolo profetico per Alessandra Di Sanzo quello della pellicola di Marco Risi di cui fu protagonista indiscussa. Quando ancora all'anagrafe era Alessandro, quel personaggio le è rimasto appiccicato come un'etichetta indelebile. Era il 1989, nel mondo stava cadendo il muro di Berlino, sul grande schermo in Italia Marco Risi abbatteva il tabù della transessualità.
"Io volevo fare la parrucchiera, era la mia grande ambizione - dice la oggi cinquantacinquenne Di Sanzo - avevo 18 anni e mezzo, ero arrivata a Roma da poco, fu Massimo Ferrero a scovarmi e insistere, ma dopo l'uscita delle sale nessuno voleva farsi più i capelli da me. Venivano nel salone per gli autografi, il titolare si stancò e mi disse: 'va' a fare l'attore', risposi 'semmai vado a fare l'attrice'. E lui: "Fa' un po' come te pare, ma qua non ce puoi sta', hai visto che mercatino hai combinato...".
E come andò?
«È stato un calvario, alla fine degli anni Ottanta la transessualità era ancora malvista anche se io ero più libera allora di adesso. Non me ne fregava niente. Venivo da un paesino della Basilicata, sono scappata perché non capivo niente, mi sentivo osservata, adesso quando torno ci sto benissimo, è quello il vero mondo. Ma da giovane mi stava stretto. Arrivai a Roma che non conoscevo nessuno e del giudizio altrui non mi importava. Dopo il film però le cose sono cambiate, tutti erano interessati a me, uomini, donne, non è stato semplice".
(...)
Qual è stato il momento più duro?
"La sera della prima di "Mery per sempre" a Palermo. Vedo Marco (Risi ndr) pallidissimo, con la bocca serrata, capisco che è successo qualcosa ma lui tace. Si limita ad abbracciarmi, mi invita ad andarmi a divertire. Venni a sapere che quella sera era morto un ragazzo in un inseguimento con le forze dell'ordine, aveva rubato uno stereo. Un po' come è accaduto a Ramy. Si chiamava Francesco, si era presentato ai provini per il film, ma gli era stato preferito Claudio Benigno. Marco ci rimase malissimo, pensò che se avesse scelto quel ragazzo, non avrebbe perso la vita. È da quell'episodio che è nato "Ragazzi fuori" dove recitai ancora. Marco è una persona meravigliosa, ci sentiamo ancora, un uomo di grande sostanza".
Come era Michele Placido con lei?
"Un uomo del sud, rispettoso ed elegante, su quel set fu come uno zio per me. Ci siamo rivisti poche volte dopo, ma poi sono diventata grande amica di sua figlia Violante, una donna splendida".
Dopo "Ragazzi fuori" cosa altro ha fatto?
"Ho preso parte a qualche videoclip, c'è stata un po' di tv, il teatro in "Backstage - Il grande sogno" scritto da Gianni Minà, ho doppiato qualche cartone animato per sbarcare il lunario ma la verità è che dopo "Mery" sono stata sciocchina, mi volevano tutti, ma io non ne ho approfittato per costruirmi un futuro. Avrei dovuto essere più gentile, invece ero come un gatto randagio. Se solo un uomo un po' più adulto di me mi faceva un complimento, impazzivo, diventavo un mostro".
Cosa scatenava in lei quella reazione?
"Volevo scrollarmi di dosso l'immagine di transessuale, anche perché mi sono ritrovata a vent'anni che tutti erano interessati a me per il sesso, volevo invece dare l'idea della brava ragazza. Ho sprecato un sacco di tempo, avrei potuto studiare, poi non so se sarebbe andata diversamente. Ma io ero concentrata sul farmi chiamare Ale. Non pretendevo di essere chiamata Alessandra, ma volevo togliermi Alessandro. Poi ho capito che non ero gay, che mi trovavo più a mio agio con un rossetto che in jeans e t-shirt e ho iniziato a impegnarmi per la transizione".
Nel ’93, dopo aver concluso la transizione, lo stilista Egon von Fürstenberg le chiese di sfilare in passerella indossando un vestito da sposa.
"Pensavo mi avrebbe aperto chissà quali porte, sfilai a piazza di Spagna a fianco di Naomi (Campbell ndr) ma dopo l'intervento indignato del cardinal Oddi se la presero tutti con me, persino il mondo gay. Io non volevo offendere nessuno. La notizia fece il giro del mondo, io invece che esserne felice piangevo sempre, i giornali titolavano il transessuale Alessandro vestito da sposa. Ma quante abbiamo dovuto mandarne giù?"
(...)
Nel 2000 ha lasciato Roma e si è trasferita a Bologna. Come mai?
"Ho capito che con il cinema non riuscivo a lavorare con continuità e dovevo sbarcare il lunario, ho fatto una vita da star povera. Sono anche andata a lavare i piatti, ma poi mio fratello che aveva una casa editrice a Bologna mi ha proposto di collaborare e accettai. Volevo un'occupazione vera, che mi consentisse di pagare l'affitto. Avrei potuto prostituirmi, come tante, non l'ho mai fatto. Poi a Bologna c'erano i miei genitori e avevo voglia di conoscerli, me ne sono andata di casa a 15 anni. Quando mio fratello ha chiuso la casa editrice ho anche lavorato in un asilo a Pianoro, poco fuori Bologna. È stato meraviglioso, le emozioni che ti danno i bambini non te le dà nessuno. Qualcuno, pochissimi in verità, all'inizio vedendomi ha storto il naso, alla fine mi volevano tutti. Ho rinunciato perché si guadagnava troppo poco".
(...)
"Vivo a Rastignano, un piccolo comune appena fuori Bologna, fino a poco fa era il paradiso, avevo un bosco di fronte casa, poi è arrivata l'alluvione e si è portata via tutto, sradicando alberi e piante. È stata un'ecatombe. Vivo con il mio compagno da 18 anni, lo amo come un fratello.
Ho avuto problemi di salute seri, per fortuna a Bologna almeno la sanità regge, per molti altri aspetti la città mi ha deluso, è provinciale ma non per le cure. La mia più cara amica è Eva Robin's che ha il dono di arrivare quando ne ho bisogno. Come un angioletto. E finalmente da poco sono tornata a recitare, è una piccola cosa, un corto di Daniele Catini, si intitola "L'amore non basta" e chissà. Quel sogno io non l'ho mai veramente abbandonato, mi piacerebbe anche tornare a teatro, magari proprio con Eva".
Alessandra Di Sanzo
alessandra di sanzo
alessandra di sanzo
eva robins e alessandra di sanzo
di sanzo e vittoria schisano ballono scatenate
eva robins e alessandra di sanzo 2
alessandra di sanzo flavio koea e la sax
Alessandra Di Sanzo eva robin's vera gemma
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