ERRI A PEZZI – MUGHINI STRONCA “LA PORCATA INTELLETTUALE” DI DE LUCA, “BOICOTTATORE” PER I NO-TAV

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Giampiero Mughini per "Libero"

Puoi essere assieme un eccellente scrittore e uno che pronuncia delle porcate intellettuali e addirittura se ne vanta? Ma certo che sì. È successo tante volte nella storia della letteratura e della cultura. Succede oggi al sessantatreenne napoletano Erri De Luca, uno i cui romanzi e racconti sono fra i più notevoli della letteratura italiana contemporanea e a "boicottarli" uno farebbe del male solo a se stesso.

Solo che da adepto acceso e ostinato delle ragioni dei NoTav in Val di Susa, De Luca ne spara di talmente grosse che si accendono in cielo e sfavillano alla maniera dei fuochi pirotecnici cari a tanti napoletani. Lo ha fatto ripetutamente in questi ultimi giorni, di elogiare non soltanto le opinioni di chi è contrario alla linea ferroviaria veloce che collegherà Torino a Lione ma anche le maniere più brusche di quelli che a colpi di cesoie penetrano nei recinti fatti a proteggere i cantieri dell'Alta Velocità, che li assaltano a colpi di molotov, che trasportano armi vere e proprie a rendere il più efficace possibile quegli assalti.

Tale e talmente spudorato è stato questo elogio, che la società italo-francese che ha l'incarico di portare a termine quei lavori avrebbe deciso di querelare De Luca, il quale racconta i cantieri della Val di Susa come un'opera feroce e devastante nei confronti del paesaggio e di chi ci abita. Né più né meno che un'invasione militare.

ATTACCO ARMATO
E tutto questo mentre un magistrato al di sopra di ogni sospetto (del sospetto di non essere clemente verso le idee della sinistra), il procuratore generale Giancarlo Caselli, va denunciando da tempo che quello in val di Susa è un vero e proprio attacco armato a pezzi del nostro Stato, una macchia d'orrore che si va estendendo, e tanto più che ad animarla è talvolta una feccia violenta fatta da professionisti dell'aggressione e del disordine che niente hanno a che vedere con la Val di Susa e chi ci abita. Gente che scorrazza per l'Europa a trovare le occasioni per menare le mani. Gente senza la benché minima arte né parte la cui insegna è più o meno questa: «Distruggo, e dunque esisto».

«Esagerazioni», così De Luca definisce l'allarme lanciato da Caselli. A suo dire quello che trasportavano i no-Tav accusati e arrestati era nient'altro che materiale da «ferramenta». Inezie le cesoie, con che altro vuoi tagliare il fil di ferro che recinta quei cantieri talmente osceni decisi dal governo italiano? «Sabotaggi? »: ben vengano, proclama De Luca. Anzi, va oltre.

Siccome lui è uno di quelli che mette in armonia il dire e il fare, siccome è uno che 24 ore al giorno non perde di vista un solo minuto le Belle e Buone Cause, i «sabotaggi» è andato a farli anche lui. Lo ha confessato a un giornalista di Repubblica. C'è andato anche lui a bloccare le autostrade, colpo da maestro dei più recenti dell'insurrezione no-Tav. De Luca lo dice e se ne vanta, lui che ha quell'aria da asceta immacolato (e sul piano personale indubbiamente lo è). «Sabotare la libera circolazione sulle autostrade italiane». Più porcata intellettuale di così.

 

Gente che lavora

Quelli della mia generazione hanno imparato la parola "sabotaggio" sui testi di storia che raccontavano la Seconda guerra mondiale. Un "sabotaggio" classico era quello che partigiani francesi, italiani, polacchi, russi facevano ai danni dei treni che portavano armi e munizioni alle armate tedesche di prima linea sul Fronte dell'Est. C'era una guerra, ed era una guerra per la vita e per la morte. E quei sabotatori se venivano catturati dai nazi, venivano talvolta impiccati ai ganci di macellaio.

È la storia immensa e spaventosa da cui è nato il mondo contemporaneo. Ma che c'entra tutto questo con le vanterie dannunziane - sia detto con rispetto per Gabriele d'Annunzio - del De Luca no-Tav? Sulle autostrade che lui e i suoi amiconi "sabotavano" non scorrevano treni nazi, e bensì gente che andava al lavoro o che tornava dal lavoro, gente che tornava al suo domicilio dopo un viaggio professionale, gente che stava trasportando i beni e le cibarie di cui si nutre una società moderna, gente che magari stava andando a passare un paio di giorni di vacanza lontano da casa. Vantarti di aver interrotto il loro viaggio e di avere rapinato il loro tempo, e questo perché tu sei il detentore e il tutore della Gran Causa del Bene che viene prima di ogni altra cosa? Dio, che porcata intellettuale.

 

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