Esce una raccolta di pezzi della aspesi - la nostra più grande giornalista politica

11 nov 2011 15:41

Leonetta Bentivoglio per "la Repubblica"

Chi legge Repubblica conosce Natalia Aspesi, firma di spicco e molto ben connotata. Non solo per la dimensione empatica che comunica "Questioni di cuore", il suo appuntamento settimanale sul VenerdÃ¬, con cui ci introduce negli scenari di relazioni intime, coppie scoppiate, gusti e guasti sessuali.

Quella rubrica di posta Ã¨ una fetta parziale dellÂ´identitÃ di una giornalista e narratrice ben radicata nella storia italiana dellÂ´ultimo cinquantennio, prima come cronista de La Notte e de Il Giorno, poi a Repubblica, divenendo subito uno dei perni della testata, sulle cui pagine viaggia dalla moda alla politica, dallo spettacolo al costume, dalla letteratura allÂ´arte.

Natalia Ã¨ cosÃ¬ se stessa che ogni articolo si riconoscerebbe anche senza firma. EÂ´ una prospettiva, una fotografia dello spirito del tempo, un ventaglio di presentimenti, una foga lucida di lotte specialmente femminili. EÂ´ una volontÃ di definire nessi, legami e trait dÂ´union, muovendosi dal basso allÂ´alto e viceversa, proiettando il piccolo nel grande per poi compiere la traiettoria opposta, affrontando temi serissimi fingendo di giocare, misurandosi con gli argomenti senza gerarchie di rango. Dunque il femminismo e Romina Power, Bossi e lÂ´orgasmico punto G, il sedere delle donne e Dario Fo, le madri assassine e Beautiful, il Vaticano e Yves Saint Laurent, il lifting di Berlusconi e la prostituzione minorile.

Lo dimostra il libro Festival e funerali ("Dai costumi ai malcostumi - Una storia italiana", il Saggiatore, pagg.456, euro 16,50), che raccoglie una serie di articoli della Aspesi dai primi anni â€˜60 a oggi. Curata da Andrea Gentile e Aurelio Pino, la selezione pesca in un materiale vastissimo privilegiando alcuni segmenti: i pezzi degli inizi, scritti in unÂ´Italia ancora allegra, quella dellÂ´ultimo spicchio di boom economico; le inchieste di taglio sociale; la moda e lÂ´universo femminile, dove lÂ´una alimenta lÂ´altro e il secondo condiziona gli sviluppi della prima.

Non Ã¨ una celebrazione nÃ© un completo autoritratto, mancandovi aspetti rilevanti del lavoro di una giornalista che Ã¨ anche commentatrice politica, critico cinematografico, lettrice di romanzi, visitatrice di mostre e "consulente amorosa". Piuttosto Ã¨ un compendio di osservazioni da cui emerge uno spaccato del Paese esplorato su versanti apparentemente marginali, e tendenzialmente guardato dalla parte delle donne, col loro apparato di simboli, corpi, vestiti, frustrazioni, emergenze, abilitÃ nel dannarsi e contraddirsi.

Indagatore ma non giudicante, ironico ma estraneo al dileggio, lÂ´occhio di Natalia registra, per esempio, le inquietudini del "sesso debole" in unÂ´epoca di galoppanti trasformismi per lÂ´identitÃ femminile come gli anni Sessanta. Sfilano le sue inchieste di quel periodo, di volta in volta legate a una cittÃ . Le impiegate di Milano: solitarie, sciupate, incicciottite dalla routine. Le universitarie di Padova: amareggiate dallÂ´isolamento, disperse, separate in caste e clan. Le operaie di Torino: meridionali inurbate, alienate, avide di soldi. Le commesse di Bologna: ignoranti, vanesie, protese verso il traguardo risolutorio del matrimonio.

CÂ´Ã¨ poi la Aspesi ritrattista, la quale sonda, con acume affettivo, i punti-chiave del soggetto. Gino Paoli sogna di andare in Cina per imparare dai saggi di laggiÃ¹ a sentirsi quercia o sasso. Brigitte Bardot, bellezza travolgente, ha una fragilitÃ affannata, distruttiva, capricciosa. LÂ´ottimo partito televisivo Mike Bongiorno segnala mollemente, nel â€˜62, dÂ´essere in cerca di una fidanzata buona. Brilla la giovane maliarda Patty Pravo, con la sua inconsapevolezza antipatica e rissosa.

Il pigro Mastroianni, adorabile anti-divo, Ã¨ ossessionato dalle donne e da una fama di seduttore che lo importuna. Il depresso Paolo Villaggio rimpiange gli anni in cui lavorava sepolto allÂ´Italsider di Genova, e ancora non gli pesava addosso la condanna dei malmostosi eroi - lo sfigato Fantozzi, il perdente Fracchia, il crudele prestigiatore Kranz - che lo avrebbero fatto precipitare nella tragedia del successo.

La star Madonna, fragorosa e possente, lascia trapelare la sua breccia: Ã¨ sempre troppo piÃ¹ forte dei suoi amanti, che la piantano per non soccombere o per sfidarla. Non mancano gli ingrandimenti delle "colleghe": Oriana Fallaci, aguzza, cattivissima, eccellente; Camilla Cederna, una dama in grado di ricordarci che Â«se ti liberi dagli ingorghi di parole, se vai a fondo nelle storie e non hai paura di nessuno, la veritÃ la trovi e poi la paghiÂ».

Fatale Ã¨ lÂ´intervista a Pasolini, che nel â€˜73 definisce il femminismo Â«unÂ´esigenza di mediocritÃ , che scivola nellÂ´ordine di idee mistificatrici della piccola borghesiaÂ». E sono emblematici i flash sui defunti: ogni dipartita Ã¨ un tempo, un gruppo umano, il significato collettivo di un trapasso. Ecco Lady Diana, specchio di miti, errori e slanci di fine secolo. Quando muore Gianni Versace, al funerale singhiozzano celebritÃ mondane, e piÃ¹ che per lui piangono per se stesse, per ciÃ² che di "eccitante e irripetibile" hanno condiviso. Grace Kelly, allestita per lÂ´ultima volta nel sontuoso palazzo Grimaldi, indossa un modello Dior, esatta e teatrale fino alla fine.

Il libro parte nel â€˜60 da Visconti, il magnifico Luchino, che con cappotto cammello gira nella periferia milanese Rocco e i suoi fratelli, riprendendo certi giovanotti pagati Â«per picchiarsi come si deveÂ». E si chiude con La vita dolce amara, un testo del 2010 che rievoca, nel cinquantenario del capolavoro di Fellini, lÂ´anteprima di quel film rivoluzionario e bellissimo, con le proteste e gli sputi dei borghesoni indignati e lÂ´annuncio della scomunica della Chiesa. Oggi che il personaggio del paparazzo Secchiaroli nella Dolce vita equivarrebbe forse al "tatuato, spietato e incriminato Fabrizio Corona", sembra incredibile che quella meraviglia in bianco e nero abbia suscitato tanto scandalo. Dal costume al malcostume.