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L. Cu. Per Corriere.it
«Lo ribadisco e sottoscrivo. Tra un paio di anni saremo in grado di effettuare un trapianto di testa». A dirlo - a Oggi in edicola dal 19 giugno - è Sergio Canavero, neurochirurgo di Torino, noto per aver "risvegliato" nel 2008 una ventenne, in stato vegetativo permanente da due anni, con l'elettrostimolazione.
IL PROGETTO
Adesso la nuova sfida: il progetto HEAVEN/GEMINI (Head Anastomosis Venture with Cord Fusion), ovvero la possibilità di fondere due diversi tratti di midollo spinale, quello di un corpo donato col moncone nel collo del soggetto ricevente. Secondo i revisori di Surgical Neurology International, la rivista che ha pubblicato il lavoro di Canavero, il progetto «schiude un campo completamente nuovo per la medicina contemporanea».
L'INTERVENTO
Su Oggi, nell'intervista realizzata da Edoardo Rosati, Canavero spiega come potrebbe essere effettuato l'intervento e in particolare come ricostituire la continuità del midollo spinale, punto cruciale dell'impresa: speciali materiali chimici sono in grado di ripristinare l'integrità di una fibra nervosa tagliata. L'intervento viene effettuato in ipotermia profonda (15 gradi centigradi), per tutelare il cervello.
Ma chi è il donatore e il candidato ideale per riceverlo? «Il primo è un individuo che ha purtroppo perso la vita per un trauma cranico puro, senza lesioni sostanziali a carico degli altri organi - spiega Canavero -. O chi ha subito un ictus fatale. Il ricevente, invece, può essere un malato affetto gravemente da una malattia neuromuscolare degenerativa. Ma anche un soggetto tetraplegico potrebbe candidarsi».
I RISCHI
Le prospettive sono affascinanti, e pericolose. «La società dovrebbe già cominciare a pensare al modo per regolamentare questa procedura - riflette Canavero -, prima che un intervento rivoluzionario, progettato per fornire una terapia radicale a malati profondamente sofferenti, diventi una pratica spregiudicata nelle mani di chirurghi senza scrupoli».
Di trapianto di testa si era già parlato nel 1999, quando Robert J. White, un neurochirurgo dell'Ohio, annunciò la possibilità di effettuare interventi del genere sull'uomo, visto il successo dell'operazione sulle scimmie. White aveva però ammesso l'impossibilità di riallacciare tutti i nervi della spina dorsale, dunque il paziente sarebbe rimasto paralizzato dal collo in giù.
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