DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI…
Alberto Mattioli per "La Stampa"
E dire che era già pronta la categoria dell'«aristobio» per incasellare i film su due donne diventate principesse, entrambe belle, entrambe buone, entrambe bionde, entrambe vittime di un incidente, entrambe iconizzate da vive e ancor più da morte.
Ma Diana, protagonista Naomi Watts, ha fatto l'unanimità solo nelle stroncature, toccando il record con quella del «Guardian», che ha definito il film «un incidente cinematografico». A Grace di Monaco, con Nicole Kidman, sta andando peggio: non esce. Avrebbe dovuto approdare nelle sale quest'autunno, adesso si parla del 2014. Di passaggio al Festival di Zurigo, il distributore americano Harvey Weinstein, l'uomo più potente di Hollywood, ha detto che «semplicemente, il film non è pronto».
Secondo il regista francese Olivier Dahan, invece, il film è così finito che ce ne sono due: il suo e quello di Weinstein, che ha recuperato le sequenze scartate da Dahan in montaggio e si sta rimontando il film per conto suo, a Hollywood. Lo scontro titanico fra i due è stato raccontato da Dahan a «Libération» (con titolo brillante: «Disgrâce de Monaco»), scelta non casuale per una storia presentata come lo scontro fra la creatività e il business, il cinema e il commercio, l'impotenza dell'arte e l'onnipotenza del dollaro. Di che far fremere i cinefili del mondo, o almeno quelli francesi. Magari ricordando, però, che Weinstein è l'uomo che ha preso un film muto francese in bianco e nero e ne ha fatto il successo plurioscarizzato di «The Artist».
Dahan proprio su un biopic ha costruito la sua fama: è lui che ha diretto Marion Cotillard in Edith Piaf. Abbastanza scontato che si pensasse a lui per fare lo stesso con la Kidman in Grace (quanto a Ranieri, è Tim Roth). Il problema è che quel che piace a Dahan non piace a Weinstein e viceversa. Quindi il regista minaccia di ritirare la sua firma.
«Vogliono un film commerciale, terra terra, togliendo tutto quello che va oltre, tutto quel che è troppo ruvido, tutto quel che è cinema, tutto quel che fa la vita. Le decisioni sono prese solo in rapporto al marketing», tuona Dahan, che è uno che non le manda a dire.
Commenta così il ritardo nell'uscita: «Me ne frego, lo facciano uscire quando vogliono. Hai un bel cercare di batterti, quando si affronta un distributore come Weinstein ci sono poche soluzioni: o si dice loro "démerdez-vous avec votre tas de merde" (traduzione eufemistica: arrangiatevi) o si raddrizza la schiena».
Insomma, il marketing commerciale non giustifica il marketting dell'autore. La goccia che ha fatto traboccare il vaso di Dahan è stata l'uscita del trailer, diffuso su Internet a sua insaputa. «Ho voglia di lavorare con persone che hanno voglia di fare un film che somigli a un film e non a un trailer o a un oggetto di marketing. Oggi, inizia a spuntare una tendenza: si fa il trailer prima che il montaggio sia finito. Qui hanno fatto un trailer che non corrisponde al film e poi cercano di far sì che il film corrisponda al trailer. E' assurdo».
Il punto è che il film è distribuito da Weinstein, ma prodotto da una società francese (che tace). E qui batte e ribatte Dahan: «Se avessi fatto un film hollywoodiano, avrei saputo cosa aspettarmi. So come funziona: dopo tre versioni, se non va bene, ve ne andate dal banco del montaggio ed è il produttore che se ne occupa. Ma qui si tratta di un film francese. Dunque, non dovrebbe esserci questo genere di problema». Di certo, l'ennesima declinazione dell'«eccezione culturale» francese ha fatto una nuova vittima: Grace di Monaco.
NICOLE KIDMAN SUL SETNICOLE KIDMAN SUL SETSHARON STONE JEREMY RENNER NICOLE KIDMAN HARVEY WEINSTEIN C Scheufele and Harvey Weinstein at TWC dinner for The Master at the Venice Film Festival NICOLE KIDMAN NEI PANNI DI GRACE KELLY DI MONACOLADY DIANA NAOMI WATTS DIANA NAOMI WATTS DI HIRSCHBIEGEL LADY DIANA NAOMI WATTS
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