VIDEO KILLED THE DSK STAR - IL FILM DI ABEL FERRARA SU STRAUSS-KAHN È IL COPERCHIO SULLA BARA DELLA SUA CARRIERA POLITICA. GIUSTIZIATO DAI MEDIA MOLTO PRIMA CHE DAI PROCESSI

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Nanni Delbecchi per "il Fatto Quotidiano"

Dominique Strauss-Kahn passerà alla storia come il primo uomo politico giustiziato dalla vera arma di distruzione di massa del nostro tempo: i media. Dopo l'arresto con l'accusa di violenza carnale, all'ex direttore del Fondo Monetario la prima botta l'avevano data le televisioni, i giornali e i siti di tutto il mondo; poi sono arrivati i libri, con romanzieri, pamphlettisti ed ex collaboratori che hanno fondato un genere.

Mancava il colpo di grazia, ed è arrivato dal cinema. Nel suo Welcome to New York, accolto a Cannes come una mina può essere accolta a Gaza, il regista Abel Ferrara non ha sbagliato nulla, almeno sotto il profilo balistico. Un delitto perfetto.

Come astutamente premesso in apertura del film "la vicenda si ispira a un affare giudiziario le cui fasi pubbliche sono state filmate, ritrasmesse e commentate, i personaggi però sono frutto della finzione". Appunto. Una volta stabilito di chi stiamo parlando, solo la finzione può arrivare dappertutto, spiare in tutti i buchi di tutte le serrature, spalancare armadi e forzare casseforti.

Già la scelta dell'attore protagonista, in questo senso, è perfetta. Gerard Depardieu è una maschera più vera del vero, e anche più intrattabile, per la sua stazza e la sua fisicità ingombrante, da tempo presente nelle cronache più per le sue intemperanze di uomo (i ricorrenti problemi con l'alcol, la pipì fatta in aereo, la cittadinanza russa ottenuta per sfuggire al fisco francese), che non per le doti di attore, in verità notevoli.

Altro che Grace Kelly vetrificata in Nicole Kidman, quella tra DSK e Depardieu sì che è un'abbinata vincente, capace da subito di suggerire l'eccesso, la trasgressione, perfino l'indecenza. Un corto circuito tra cronaca e finzione che allarga i confini di quel genere biografico che noi italiani credevamo fosse riservato alla beatificazione di eroi, santi e navigatori.

Qui invece si fa a pezzi, pezzo per pezzo, qualcuno che era stato molto potente, lasciando il dubbio che sia stato proprio quello il suo vero peccato originale. Al di là della pretesa genealogia shakespeariana (quando non si sa che dire a proposito del potere, si cita Shakespeare e non si sbaglia mai, tanto c'è dentro tutto), lo stesso Depardieu non ha avuto difficoltà ad ammetterlo: "Non mi sono identificato, anche se, naturalmente, Strauss-Kahn era nella mia testa".

Altra mossa micidiale è stata la rapidità di esecuzione; dallo scandalo al film che ne trae spunto sono passati appena tre anni, tre anni segnati da una successione ininterrotta di rivelazioni, retroscena, polemiche. In pratica, Strauss-Kahn non ha mai smesso di essere alla ribalta, così oggi la sensazione non è quella di una libera ricostruzione, ma di un instant movie.

Altro piccolo choc per noi spettatori italiani, visto che il nostro cinema e la nostra tv vanno coi piedi di piombo anche quando si tratta di rievocare il Barbarossa (non si sa mai che torni al potere). Perfetta anche la campagna promozionale, con il film rifiutato dal concorso, ma presentato in anteprima a Cannes, rifiutato anche dalla distribuzione tradizionale e grazie a ciò disponibile in streaming. Da giovedì prossimo tutti potranno fare il loro processo a DKS, e sentirsi molto migliori di lui, a domicilio, per appena 7 euro.

Le illazioni sulle dubbie fortune del suocero di famiglia ebrea, che non guastano mai in un paese antisemita nel profondo come la Francia, sono solo la ciliegina sulla torta. Ciò che conta è che non solo nella testa di Depardieu, ma del mondo intero DSK è diventato una creatura quasi mitologica, "metà uomo e metà maiale", come lo definisce Marcela Iacub nel best-seller dedicato all'ex amante.

Poco importa quanto valesse davvero DSK come economista. Importa casomai che l'uomo tentasse di riproporsi in politica, con sondaggi incoraggianti, dopo avere definitivamente archiviato le contese giudiziarie. Ma questo film sembra mettere una pietra tombale su ogni possibile ritorno, trasformandolo in vittima sacrificale del potere perduto.

Guai al potente che cade dal piedistallo, perché tutta la vellutata ipocrisia da cui era circondato si trasformerà in uno tsunami di rivelazioni, non importa quanto autentiche, che lo abbatterà. Non solo i sogni, anche i pettegolezzi son desideri; spesso, gli unici ad avverarsi.

 

 

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