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Quale storia si nasconde dietro i loghi più famosi? Ce lo racconta Mark Sinclair nel libro
“TM: The Untold Stories Behind 29 Classic Logos”. Uno dei migliori esempi di simbolo, che ormai ha la veneranda età di 116 anni è l’omino Michelin, anche noto come Bibendum.
Nel 1894, quattro anni prima che il personaggio-pneumatico venisse disegnato, i fratelli Édouard e André Michelin andarono all’Esposizione Universale di Lione e, trovandosi davanti a una pila di gomme, ebbero la sensazione che, aggiungendo braccia e gambe, somigliasse a un uomo.
In quegli anni il logo era una figura sinistra, che masticava continuamente il sigaro. Inizialmente beveva champagne, puntando alla nicchia dei ricconi che potevano permettersi di comprare una macchina, e prometteva “di bersi gli ostacoli”. Perciò fu soprannominato “l’ubriacone della strada”, un titolo non adatto a una azienda legata alla sicurezza stradale. Nel 1920 via sigari e champagne allora, nel 1950 la figura diventa rotonda, nel 1970 si trasforma in un cartone animato, che canta “I’m clinging in the rain” (Sotto la pioggia, resto incollato) e diventa icona.
Il logo della Coca Cola fu disegnato nel 1886 dal contabile Frank Mason Robinson ma fu registrato solo nel 1893 e prese la forma attuale nel 1903. All’epoca era considerato un tonico per il cervello, in grado di aumentare la capacità intellettiva e di curare il mal di testa. Il nome viene da alcuni ingredienti, estratti dalle foglie di Coca e dalle noci di Cola. La calligrafia era da vecchio artigiano, in carattere spenceriano.
Il simbolo della pace è nato nel 1958, creato dall’artista e designer britannico Gerald Holtom, sovrapponendo le lettere N e D (Nuclear Disarmament) dell’alfabeto semaforico. Inizialmente il significato era più personale. L’autore disse di aver disegnato se stesso, disperato, con le palme delle mani allargate all'infuori e rivolte verso il basso, poi ci ha messo il cerchio intorno. Fu portato all’attenzione pubblica durante la marcia da Londra al sito nucleare Aldermaston per chiedere il disarmo.
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