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GEORGE MARTIN IL QUINTO BEATLE? NO, ERA IL TERZO! MOLTO PIÙ DOTATO E DETERMINANTE DI RINGO STARR O GEORGE HARRISON. FU LUI LA GUIDA, L'ENCICLOPEDIA, LO SHERPA CHE LI PORTÒ SULLA VETTA DEL POP - D'ALTRONDE LUI, SENZA I BEATLE, NON ANDÒ COSÌ LONTANO

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pausa alla emipausa alla emi

Tim De Lisle per “Event Magazine

 

John Lennon e Paul McCartney portarono il genio e l’amore per rock ’n’ roll. George Martin, 15 anni più grande, portò le conoscenze musicali e la sofisticatezza. Paul McCartney sapeva cosa voleva: un assolo di tromba come nel secondo concerto

brandeburghese di Bach, che aveva sentito alla tv qualche giorno prima. Sapeva cantare ma non leggere la musica, così fu George Martin a trascriverla e a rintracciare il trombettista classico David Mason, che oggi ascoltiamo in “Penny Lane”.

martin trascriveva la musica dei beatlesmartin trascriveva la musica dei beatles

 

Martin, era il quinto Beatle. Una definizione che non amava, pensava di essere sovrastimato, invece era sottostimato, perché non era il quinto, bensì il terzo Beatle. George Harrison era un dotato songwriter e un elegante chitarrista, Ringo Starr un batterista solido e un buon collante nel gruppo, ma in studio nessuno dei due aveva un ruolo così decisivo come quel gentiluomo che indossava cravatte anche negli studi di  Abbey Road. Fu lui la guida, la loro enciclopedia, il loro Google. Fu lui che intravide qualcosa, li portò in EMI anche se non avevano l’aspetto di una band promettente. Difese il loro approccio rozzo e il fatto che avessero più di un cantante.

martin in studio con i beatlesmartin in studio con i beatles

 

I produttori tendono ad essere o manipolatori o incoraggianti. Martin non trattò gli artisti come marionette, li rese più forti e sicuri. Ad esempio, Lennon detestava la sua voce, chiedeva sempre di cambiarla, di distorcerla. Fu Martin a convincerlo che era interessante.

 

martin e epstein a cena coi beatlesmartin e epstein a cena coi beatles

Fu lo sherpa che li portò sulla vetta del pop. In sette anni cambiarono il mondo. Senza Martin, quelle canzoni sarebbero suonate diversamente. Forse molto meglio, diceva lui, sempre un modello di modestia. Vero è che, senza i Beatles, nemmeno lui fece cose favolose. Produsse Cilla Black, Ultravox, la “Goldfinger” di Shirley Bassey, “Candle in the wind” di Elton John ma non raggiunse gli stessi livelli.

 

Quell’alchimia magica non si ricreò con nessuno. A chi chiedeva come mai i Beatles si fossero divisi così presto, Martin rispondeva che era stupefacente fossero rimasti insieme tanto a lungo, viste le enormi pressioni cui erano sottoposti, una volta diventati così famosi. Chiuse un occhio sul loro uso di droghe, a patto che le droghe non entrassero nel suo studio.

il produttore george martinil produttore george martin

 

Martin aveva quest’aria pacata, gentile, da professore. Il miglior professor che si potesse desiderare. Senza lui, I Beatles non sarebbero stati gli stessi. La recente compilation che contiene tutti i singoli ha venduto oltre 30 milioni di copie, è il secondo disco più venduto al mondo, e la produzione è quasi tutta di Martin. 

george martin con cilla blackgeorge martin con cilla blackgeorge martin con paulgeorge martin con paulGEORGE MARTIN E I BEATLESGEORGE MARTIN E I BEATLESGEORGE MARTINGEORGE MARTINGEORGE MARTIN E I BEATLESGEORGE MARTIN E I BEATLESabbey road ultimo album in studio dei beatlesabbey road ultimo album in studio dei beatlesGEORGE MARTIN E I BEATLESGEORGE MARTIN E I BEATLESpaul george martin paul george martin george martin e beatles agli abbey roadgeorge martin e beatles agli abbey road