roberto giacobbo

"IL SANTO GRAAL? IL SEGRETO DELLE PIRAMIDI? NO, IL MISTERO CHE NON HO RISOLTO È PERCHÉ AI MIEI SEI BASSOTTI SCAPPA LA PIPÌ A CENTO METRI DAL PORTONE, DOPO TRE ORE DI PASSEGGIATA”  - IL DIVULGATORE ROBERTO GIACOBBO SPIEGA CHE PER FARE IL SUO MESTIERE CI VUOLE UN FISICO BESTIALE: "IN SARDEGNA RIMASI INCASTRATO IN UN CUNICOLO E CI HO RIMESSO UNA COSTOLA. UNA VOLTA HO CAMMINATO QUASI CARPONI, DENTRO UN ACQUEDOTTO ROMANO CONTINUANDO A PARLARE, UNA FATICA IMPROBA - L’IMPRESA PIÙ PERICOLOSA? QUANDO MI SONO ARRAMPICATO ALL’ESTERNO DELLA PIRAMIDE DI CHEOPE – GLI UFO? NON POSSIAMO ESSERE GLI UNICI ABITANTI DELL’UNIVERSO” – QUELLA VOLTA DA "PRESENTATORE" CON FIORELLO…

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Giovanna Cavalli per il “Corriere della Sera” - Estratti

 

roberto giacobbo

Roberto Giacobbo, lei è un pezzo d’uomo di due metri per oltre 100 chili. Come fa a infilarsi nei cunicoli o a strisciare nei sotterranei senza restarci incastrato?

«Infatti mi è successo. A Morgongiori, in Sardegna, ci ho rimesso una costola. Ero entrato attraverso una strettissima fenditura nella montagna, larga non più di un palmo e tre dita, dopo aver sgonfiato l’aria dai polmoni, scendendo poi per 70 metri. Non avevo calcolato però che, dopo due ore di intensa attività fisica, il corpo si ingrossa. Avrei dovuto aspettare, invece sono tornato subito indietro. Procedevo schiacciandomi contro la roccia, quando una pietra sporgente mi si è infilata nel torace».

 

Che male .

«L’importante in certi momenti è non lasciarsi prendere dal panico. Nei sotterranei di Todi invece ero sceso indossando un’imbragatura. Ma il moschettone urtava contro la parete, impedendomi di passare, sono dovuto rientrare alla base e toglierlo. Una volta ho camminato piegato in due, quasi carponi, dentro un acquedotto romano lungo 4 chilometri, continuando a parlare, una fatica improba».

 

roberto giacobbo

Ci vuole un fisico bestiale.

«Bisogna essere preparati. Ho fatto tanto sport, salto in alto, pallacanestro, ho il brevetto da sub».

 

L’ingresso del quartier generale vicino al Vaticano, dove il conduttore e divulgatore tv crea e ricontrolla ogni puntata di Freedom-Oltre il confine («Torno in primavera su Rete4. Mediaset ci crede molto, Pier Silvio Berlusconi ha una visione lungimirante») è presidiato da un Unimog: gigantesco truck da 16 marce e 9 tonnellate, con ruote sgonfiabili per adattarsi al terreno e cucina da venti persone, che lo accompagna nelle sue avventure in giro per il mondo.

 

roberto giacobbo e la moglie

(...)

Andava alle elementari con Cecchi Paone.

«Alla scuola Merelli di Roma nord, tutti e due col fiocco, eravamo bravi. A 600 metri da casa mia abitava pure Alberto Angela».

 

Tre divulgatori tre nello stesso quartiere. Che c’era nell’aria?

«Non lo so, non me lo spiego».

 

Colleghi o rivali?

«Siamo talmente pochi in Italia che non ha senso farsi la guerra, c’è spazio per tutti».

 

Mai stato invidioso degli Angela padre e figlio? Spia i programmi altrui?

«Assolutamente no. Anzi, li guardo molto tempo dopo, per non farmi influenzare. Tra noi c’è stima e cordialità».

 

roberto giacobbo

Alberto piace alle donne, dicono .

«Io ho già mia moglie Irene e le mie tre figlie Angelica, Giovanna e Margherita, che lavorano con me, mi sento amato e apprezzato».

Era autore di «Big» per Carlo Conti.

«Vivevamo a Torino, avevamo vent’anni. Io venivo da Roma, lui da Firenze. Dopo la diretta andavamo a giocare a pallone. Io stavo in porta, non ero male, veloce, occupavo lo spazio».

Per Paolo Bonolis.

«A Radiorai. Persona molto colta e sensibile, sempre gentile e rispettoso con tutti».

 

mike bongiorno roberto giacobbo

Per Fabrizio Frizzi.

«Eccezionale. Ricordo quando arrivai trafelato alla presentazione dei palinsesti Rai a Castel Sant’Angelo. Ero appena scampato a un incidente aereo a Boston, al decollo aveva ceduto un motore. Ero ancora sconvolto. Fabrizio mi prese da parte. “Vieni, mangiamo qualcosa da soli, io e te, sotto quel portico”. E finalmente, parlando con lui, la tensione si allentò».

 

Per Fiorello .

«Le nostre figlie frequentavano la stessa scuola, una sera abbiamo presentato insieme il saggio di fine anno, emozionatissimi. Lui il diavolo io l’acqua santa. Amici. Mi ha detto: “Se un giorno presento Sanremo ti voglio con me”».

Diventò famoso da Maurizio Costanzo .

«Mi aveva invitato per presentare il mio libro sulle origini dell’antico Egitto, scritto con Riccardo Luna. “Ha quattro minuti”. Pochi istanti prima mi fermai, ma lui mi fece cenno di continuare. Parlai per oltre 20».

 

roberto giacobbo

Un momento speciale .

«Ai tempi di Voyager mi arrivò dalla Georgia un’armatura romana integra, di un collezionista privato. Una rarità, furono tutte fuse. Questa era sopravvissuta perché l’antico proprietario ci si era fatto seppellire. In studio c’erano cento persone, tra cui un non vedente. Gli diedi dei guanti bianchi e per dieci lunghi minuti potè toccare l’armatura, in silenzio. Fu un’emozione intensa.

 

Molti avevano le lacrime agli occhi. Mi sono commosso io invece quando il papà di un bimbo autistico mi disse: “Sa, quando mio figlio guarda Freedom, è molto attento e si tranquillizza. Mi regala due ore di affetto e di condivisione con lui”».

 

L’impresa più pericolosa.

«Quando mi sono arrampicato all’esterno della piramide di Cheope, arrivando fino in cima. Ci avevo messo 7 anni solo per avere il permesso. E gli ultimi due che ci avevano provato erano morti cadendo durante la discesa».

 

Quanto è durata?

roberto giacobbo 7

«Per salire ci vogliono circa 40 minuti. Per scendere un paio d’ore. Sei più stanco e devi saltare, se sbagli un passo sei finito».

 

Un’altra volta in cui se l’è vista brutta .

«In volo sul Triangolo delle Bermuda. Secondo una teoria, il momento più pericoloso è quando si viaggia a pelo d’acqua. Si possono formare delle bolle di metano in cui navi e aerei rischiano di affondare o di prendere fuoco. Ho voluto sperimentare di persona, sorvolando quel tratto di mare a bassa quota. Non dissi niente a mia moglie per non farla preoccupare. Solo: “Ti richiamo dopo, qui non prendono i cellulari”».

 

Vita spericolata la sua .

«Ero nei sotterranei di Orvieto quando è arrivata la seconda scossa del terremoto di Amatrice. L’abbiamo sentita fortissima».

Chissà che paura.

«Quando siamo usciti, ad aspettarci non c’era più nessuno».

roberto giacobbo 5

 

Sott’acqua.

«Durante un’immersione nel Mar del Giappone, vicino all’isola di Yonaguni, dove c’è una sorta di piramide sotterranea — non si sa se sia opera dell’uomo o di un gioco della natura — siamo stati avvicinati da due squali martello. Dicono che non attaccano l’uomo. Ma l’anno prima si erano mangiati un sub».

 

Incoraggiante.E lei che ha fatto?

«Quello che mi era stato consigliato. Sono rimasto attaccato alla parete di roccia. Gli squali respirano in movimento, quindi non attaccano qualcosa che ha dietro un ostacolo. Mi sono fidato».

Ed è andata bene. L’avventura più emozionante .

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«Trovarmi da solo a tu per tu con la mummia di Tutankhamon, il faraone bambino».

 

Paura della maledizione?

«No, non esiste nessuna maledizione. Che emozione quando ho aperto uno dei tre sarcofagi di Tut, 110 kg di oro massiccio, ho sentito l’odore dell’antico Egitto».

 

E di che sa?

«Di mummia, di unguenti. Mi ha stordito».

 

Serpenti e scorpioni ne ha incontrati?

«Serpenti spesso, si rifugiano nelle tombe».

 

Fa servizi sugli Ufo. Ci crede?

«Me ne occupo solo quando esistono testimonianze attendibili, le ascoltiamo. Credere agli Ufo come dogma è eccessivo, però non possiamo essere gli unici abitanti dell’universo, ritengo che ci sia vita in altri mondi. Oggi con l’intelligenza artificiale si possono costruire realtà inesistenti. I dubbi mi vengono soprattutto quando vedo strane raffigurazioni nel passato, di oggetti o persone che a quel tempo non avrebbero potuto esserci».

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(…)

 

Il Santo Graal dove sta?

«Questo lo sapevano i Templari. Un segreto ben custodito. Non si sa nemmeno se sia un oggetto o una persona».

 

Il mistero delle Piramidi?

«Non è ancora stato scoperto. Furono costruite troppo in fretta. Le tre di Giza vennero su in meno di 90 anni. Ma anche mettendo un blocco ogni 5 minuti, solo per una ce ne sarebbero voluti cinquanta. Gli antichi Egizi conoscevano qualcosa che ancora ci sfugge. Non possiamo pretendere di spiegare tutto».

 

La scoperta archeologica che vorrebbe fare?

«Come è stata costruita la piramide di Cheope. Vorrei tornare indietro nel tempo e mettermi lì a guardare il cantiere, come i vecchietti».

 

Hanno provato a rifilarle qualche bufala?

«No, i processi di verifica sono troppo veloci.

Una volta un signore sosteneva di avere scoperto com’era stata tirata su la piramide di Cheope. Mi mostrò un modellino di 40 centimetri, spiegando che i blocchi venivano spinti con un bastone. Ma la teoria non reggeva con una struttura alta 140 metri. Che bastone avrei dovuto avere? E che mano?. Rispose: “Su questo ci devo ancora riflettere”».

 

Un mistero quotidiano che non ha risolto?

«Perché ai miei sei bassotti regolarmente scappa la pipì a cento metri dal portone, dopo tre ore di passeggiata».

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