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LA CANNES DEI GIUSTI - "LA TETE HAUTE", IL FILM DI APERTURA CON CATHERINE DENEUVE (IN LACRIME SUL RED CARPET) NON È PIACIUTO A NESSUNO - MOLTO MEGLIO "OUR LITTLE SISTER" DEL GIAPPONESE KORE-EDA, CINEMA DI GRANDISSIMA SCRITTURA

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Marco Giusti per Dagospia

 

Aspettando che i critici internazionali dicano la loro su "Il racconto dei racconti, diciamo invece subito che il film di apertura di Cannes 2015, "La tete haute" di Emmanuele Bercot con una Catherine Deneuve trasformata in giudice e una storiellina edificante col ragazzino cresciuto male che sapra' trovare la forza di redimersi, non e' piaciuto a nessuno. Piuttosto convenzionale. E la testa in alto, da tempo, Catherine Deneuve cosi' incassata nel corpo che una volta fu bellissimo, non ce l'ha piu'. I critici in sala non avevano neanche la forza di fischiare.

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Meglio la sfilata di star sul tappeto rosso, insomma, del film. Sembra quasi un falso inizio, un contentino al cinema francese viste le forze che il Festival ha a sua disposizione, a partire dal nostro "Il racconto dei racconti" e da "Mad Max: Fury Road", che vedremo domani.

                                                 

catherine deneuve in lacrime a cannescatherine deneuve in lacrime a cannes

Intanto "Our Little Sister" del giapponese Hirokazu Kore-Eda, che qui porto' un non dimenticato "Like Father, Like Son", primo film in concorso, e' un bellissimo melo familiare tutto al femminile che ci riporta davvero a un cinema di grandissima scrittura.

 

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Tre sorelle, ancora giovani e del tutto diverse, Sachi, Yoshino e Chika, vivono insieme in una casa isolata a Kamakura. La madre vive a Sapporo e il padre, che e' morto, le aveva lasciate quattordici anni prima per seguire un'altra donna. Scoprono cosi' che hannoi una sorellina, Suzu, piu' piccola di loro, e la accettano nella loro comunita'. Man mano che il film procede le ragazze scopriranno cose nascoste del loro carattere e dei loro genitori. Non c'e' una vera trama, perche' Kore-Eda e' piu' interessato a farci vivere il momento della loro riunione e del loro amore. Il fascino del film viene proprio dall'idea che questo loro momento particolare di ritrovamento non potra' durare in eterno e ogni ragazza e' come cosciente di vivere qualcosa di irripetibile.

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L'arrivo della madre, ad esempio, provoca ovviamente un turbamento all'interno del gruppo femminile, ma non ci sono mai sbandieramenti di verita' nascoste come in film americano, quanto attimi di sentimento e di compassione difficili da descrivere. Quasi ogni immagine e' riempita dalla grazia delle ragazze, Masami Nagasawa, Haruka Ayase, Kaho, Suzu Irose, da leggerissimi movimenti di macchina in orizzontale che le seguono in continuazione e a preparativi di cibi e bevande che rafforzano quasi i loro sentimenti piu' delle parole.

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Film estremamente intelligente, finissimo, che non colpira' magari la gran massa dei critici ma che ci lascia davvero turbati dalla messa in scena di un ormai consolidato maestro del cinema.

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