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Marco Giusti per Dagospia
“Questa e’ casa mia! Sei una stronza di merda. Tu devi dire che sei una donna che non vale un cazzo!” E a questo punto Margherita Buy si prende un pugno nella pancia che nella sua carriera nessuno le ha mai dato. Beh, un film che inizia con un pugno a Margherita Buy non puo’ essere banale. Come non e’ mai banale Ivano De Matteo, regista e sceneggiatore, assieme a Valentina Ferlan, di questo La vita possibile, un altro viaggio nella realta’ del nostro paese e delle nostre famiglie a contatto con violenza e crisi economica.
Avevamo lasciato De Matteo alle prese con matrimoni in crisi e situazioni precarie (Gli equilibristi) e con rapporti di classe tra borghesia di destra e di sinistra e diciottenni insensibili in quel di Roma. Stavolta sono di scena i rapporti fra madri e figli nel ricostruirsi una vita normale, o possibile, dopo lo scoppio della violenza famigliare. Anna, cioe’ Margherita Buy, si trova costretta, dove una terribile scena di violenza da parte del marito sotto gli occhi del figlio Valerio, Andrea Pittorino, a fuggire da Roma e dalla famiglia. Cosi’ prende Valerio e si rifugia a Torino, dove la ospitera’ un’amica di vecchia data, Carla, Valeria Golino, single, attrice teatrale di non grande successo che si arrangia come puo’.
Ma la fuga dal marito violento non basta a sanare i rapporti e a ristabilire una normalita’. Perche’ il quindicenne Valerio, che e’ il vero protagonista del film, proprio nel ricostruirsi una vita a Torino, deve affrontare una serie di problemi piu’ o meno complessi legati alla perdita momentanea di una figura paterna e alla messa in crisi della figura materna.
Cosi’ si lega al francese Mathieu, Bruno Todeschini, gia’ calciatore del Toro ora barista con un passato da dimenticare, ha investito un ragazzino e la cosa lo ha distrutto, ma si lega anche a una giovane mignotta russa non in via di redenzione Larissa, una notevole Caterina Shulha, cercando sia di riempire una solitudine reale sia di ricostruirsi dei surrogati di maternita’ e di paternita’ in qualche modo fallati in partenza. Surrogati che possano fargli esplodere realmente delle dinamiche che lo riconducono alla violenza che ha visto.
Anche se circola un filo di moralismo e di compitino di bella scrittura psicanalitica, De Matteo supplisce al tutto con una regia che non abbandona mai i suoi protagonisti, anzi li avvolge di piani sequenza e di buone intuizioni, offrendo loro bei momenti di recitazione e di melo, sentito e di cuore. Perfette Buy e Golino. Ma sono una bella scoperta anche il giovane protagonista Andrea Pittorino e Caterina Shulha. La Film Commission Piemonte si sente parecchio, ma non diventa mai un eccesso. In sala da giovedi.
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