DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI…
Marco Giusti per Dagospia
Festa del Cinema di Roma. Ultimo giorno. Preparate i fazzoletti, perche' si piange parecchio. E preparatevi a viaggiare sulle mappe di Google Earth. Perche' abbiamo capito che per ritrovare la mamma sperduta in un lontanissimo villaggio nel nord dell'lndia solo Google Earth ci puo' essere d'aiuto. E' un perfetto melodramma acchiappapubblico e acchiappaoscar internazionale questo Lion, diretto dall'emergente Garth Davis, scritto da Luke Davies e tratto dal romanzo autobiografico di Saroo Beirsly.
In pratica e' la sua lacrimosissima storia a meta' tra lndia e la Tasmania. Nei primi 40 minuti, la parte migliore del film, seguiamo il piccolo Saroo, Sunny Pawar, un minuscolo e bellissimo bambino indiano, che aiuta il fratello maggiore Guddu a rubare carbone dai treni in corsa per scambiarlo con due buste di latte per la mamma, analfabeta, poverissima, che di professione fa la sollevatrice di pietre.
Poi una notte, Saroo non ritrova piu' il fratello, si infila in un treno che lo porta a Calcutta, a 1600 chilometri da casa. Sarò non sa spiegare a nessuno esattamente da dove venga, ne' il nome della mamma, "la mia mamma si chiama mamma". Finisce cosi' in un istituto e da li' viene dato in affidamento a una Nicole Kidman coi ricci rossi, improponibile, e da David Wenham con la zazzera bionda.
Venti anni dopo e' diventato un ragazzone, lo interpetata Dev Patel, gia' protagonista de The Millionaire, che si fidanza con l'americana Rooney Mara, ma entra in crisi quando pensa alla mamma e al fratello Guddu. Cosi' decide di ritrovarla con Google Earth basandosi sui suoi pochi ricordi di quando era bambino. Non vi diciamo i pianti in sala del pubblico e l'ovazione finale. Film ben fatto ma acchiappone come pochi, e' stato astutamente messo alla fine del festival per chiudere alla grande. Da noi uscira' a Natale.
Quando si parla di mamme le storie funzionano sempre. Decisamente piu' stravagante il grande film di zombi coreano Train To Busan (Busanhaeng) di Sang-Ho Yeon, gia' visto fuori concorso a Cannes. Come nel precedente film del regista, Seoul Station, tutta la Corea del Sud e' infestata dagli zombi. E i viaggiatori di un espresso che attraversa il paese se li trovano come compagni di viaggio. Non sara' un viaggio piacevole, ma piuttosto animato.
Visto che si scopre che a Busan la piaga non e' ancora arrivata, il treno procede spedito col suo carico di non contagiati che si. Trasformano in zombi sempre piu' rapidamente. Mischione tra World War Z e Snowpiercer, due superproduzioni rispetto a questo, X milioni di dollari di budget, non perde mai il ritmo, anche se i personaggi sono abbastanza stereotipati.
Il padre egoista, Yoo Gong, che lavora come strozzino per le banche, la figlioletta buona, Soo-an Kim, la madre incinta e il marito cafone ma eroico, tutta una squadra di baseball che userà le mazze per menare gli zombi, il padrone della societa' ferroviaria cattivo, il ferroviere buono.
Film politico quanto basta, tutti i film di zombi hanno una chiave politica, lo vedremo da noi, grazie alla Tucker Film, solo a aprile-maggio. E' un peccato perche' il film e' una bomba.
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