LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO-…
School of Mafia di Alessandro Pondi
Marco Giusti per Dagospia
“Non mi scassate ’a minchia”. Dopo un grande inizio con Tony Sperandeo, boss italiano, Frankie The Ghost, che cerca di pisciare dal ponte di Brooklyn in grave stato di ebbrezza, arriva il film, “School of Mafia”, diretto da Alessandro Pondi, prodotto dalla Rodeo Drive di Poccioni e Valsania.
E’ una confusa, ripetitiva ma a tratti anche divertente commedia di mafia, piena di cliché e di stereotipi, che cerca di unire situazione più moderne e giovanili, come il contest tv (“e pe’ mia è no!”), le problematiche gay, trattate da attivazione immediata del DdlZan, alle classiche situazioni di mafia, diciamo da ridere, per fortuna salvate da un cast che mischia gloriosi comici e caratteristi, da Nino Frassica a Paola Minaccioni, da Paolo Calabresi a Emilio Solfrizzi, a volti del cinema d’autore, dai sempre cupi Fabrizio Ferracane e Gianfranco Gallo allo stravagante Maurizio Lombardi, qui strepitoso, che hanno voglia di mettersi in gioco.
Per non parlare una serie di attori più piccoli, come Mimmo Mignemi, Daniel Terranegra, che danno pepe alla vicenda.
Infatti, oltre ai tre giovani protagonisti, Giuseppe Maggio, Guglielmo Poggi, Michele Ragno, che hanno l’impietosa responsabilità di interpretare i figli degeneri di tre capomafia newyorkesi, Solfrizzi, Calabresi, Ferracane, ci sono per fortuna, in una Sicilia ricostruita in un Salento da Film Commission dalle parti di Nardò, anche Nino Frassica (senza baffi) come Mister T alias “Don Turi ’u appiacciaturi”, il direttore siciliano della Scuola di Mafia, che tiene dotte lezioni su tecniche e comportamenti del vero uomo d’onore, Maurizio Lombardi detto Salvo ‘o Svizzero come suo assistente non molto sveglio, Paola Minaccioni, come la vecchia mamma di Salvo, Gianfranco Gallo come il boss Don Masino, padre di una bella ragazza, Giulia Petrungaro, che verrà subito notata da uno degli studenti.
Purtroppo il meccanismo della scuola, dopo un po’, si ripete un po’ a loop, ma Frassica, Minaccioni, Calabresi & co. riescono spesso a farci sorridere. Anche se, ahimé, oltre ai cliché gay spesso imperdonabili, proprio da vecchia commedia sexy anni ’70, il vero problema del film è l’improvvisa non compatibilità della parte comica con le continue esecuzioni risolte brutalmente. Se la morte iniziale e casuale di Tony Sperandeo fa ridere, dopo non riesci proprio a riderci su. In sala da oggi.
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