DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Estratto dell'articolo di Ernesto Assante per “la Repubblica”
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Ma perché Sanremo adesso? «Il perché credo che sia il karma», ci dice, «da un po' di tempo non programmo niente, lascio che le cose accadano come devono accadere, se proprio devo fare programmi sono lunghissimi, in modo di non poter morire mai. La canzone che porto a Sanremo, Quando ti manca il fiato , avevo già pensato di proporla al Festival quale anno fa, poi avevo cambiato idea, non mi sentivo protetto da me stesso per poterla fare. Il dubbio non era se andare a Sanremo, la cosa più difficile sarà cantare questo pezzo».
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Ha citato Dylan. Il rock è ancora il suo universo di riferimento?
«Il rock rimane il mio universo. Ma intendiamoci, il rock non è una chitarra distorta e io di certo non sono una rockstar, non mi è mai interessato esserlo. Oggi molti pensano di esserlo, e la cosa mi diverte, perché il rock o ce l'hai o non ce l'hai, e non so spiegare esattamente cosa sia».
Non pensa mai che l'hanno chiamata a Sanremo perché sperano che lei sia 'incontrollabile' e la sua performance diventi un caso?
«Non ci hanno pensato, ne sono sicuro. E poi mi conoscono bene. Quando nella mia vita è successo casino non è mai stato spettacolo. A me diventare "un caso" non interessa, io la fama la rifuggo. Sono una barca a vela, è vero, ma il vento mi porta nella direzione giusta e la canzone va nella direzione giusta, sento il bisogno di farla e la farò».
Rimpianti?
«No, mai avuti, magari ce li hanno alcune persone che hanno vissuto attorno a me. Io no, mi sento figlio del tempo in cui vivo, e so di essere molto fortunato. Non ho mai cercato il plauso veloce, non mi interessa fare cose che vanno via in un lampo.
La rivoluzione non si fa in due minuti, ci nasci dentro, se c'è la fai, se non c'è sei solo un idealista, e questo è un periodo in cui nell'arte c'è bisogno di rivoluzionari sereni, che siano in grado di dare emozioni. Io cerco di accendere fari dove altri lasciano il buio, cerco di far vedere cose che sfuggono alla vista, questo fanno gli artisti. Non sono né meglio né peggio di altri, ma provo a essere all'altezza del compito».
Quindi il momento giusto per Grignani è ora?
«Sono più figlio di questo mondo che di quello di tanti anni fa. Anzi, non ero figlio del mondo venti anni fa, oggi sono quasi a tempo. Sono fortunato perché la generazione dei musicisti di oggi sente la mia stessa esigenza musicale, sono in sintonia con un sacco di giovani interessanti, come Blanco, Rkomi, Irama, Lazza, siamo fratelli, lavoriamo con passione. La maniera più intelligente di spiegare quello che sto facendo è: ascolta e vedrai».
Cosa accadrà allora dopo Sanremo?
«Ci sarà qualcosa che pian piano si dipanerà. Per poter dire quello che ho tenuto dentro tanti anni mi si è aperto il cervello e le idee fioriscono. Ho pronta tanta musica da poter riempire tre album, e non vedo l'ora di farla uscire. Faccio tutti di getto, perché se rifaccio troppo le cose mi annoio e non sono per niente bravo a tenere ferme le canzoni».
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