MA COSA GUADAGNA MURDOCH A UNIRE LE SUE ATTIVITÀ NEL REGNO UNITO, GERMANIA E ITALIA? LO “SQUALO” VUOLE RAFFORZARSI IN UN MERCATO CHE VEDRÀ SEMPRE PIÙ INTEGRATE BANDA LARGA, TV E TELEFONIA

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Francesco Pacifico per "il Foglio"

Da squalo a gambero? Col tentativo di unificare le sue pay tv europee, cioè le emittenti Sky di Regno Unito, Italia e Germania, Rupert Murdoch si mette a giocare in difesa. Secondo Oliver Ralph, vicedirettore della puntuta rubrica "Lex" del Financial Times, questa operazione serve al tycoon australiano "per consolidare il suo business" a Londra, Roma e Berlino.

"Così crede di potersi rafforzare di fronte a quello che sta accadendo". Operazione che Maurizio Dècina, ex membro dell'Agcom, non esita a definire "una guerra di posizionamento nelle Tlc europee, con un eventuale arrocco finale. Ma cosa ci guadagni Murdoch unendo le sue attività nel Regno Unito, Germania e Italia è un mistero".

In America il neonato colosso At&t-Direct Tv sfiderà l'altro gigante Time Warner- Comcast per controllare un mercato dove sarà molto labile il confine tra fornitura di contenuti televisivi satellitari, banda larga e servizi telefonici.

Ma più inquietante per lo squalo è lo scenario europeo: gli abbonamenti ristagnano in Gran Bretagna e in Italia, mentre crescono lentamente in Germania. Nel Regno Unito la concorrente Bt sta realizzando il sogno di Murdoch di coniugare tv e broadband. Al Jazeera, attraverso la controllata Bein- Sports, fa incetta di diritti tv sportivi. E potrebbe portarli in dote alla pay tv paneuropea, alla quale sta lavorando con Vivendi- Canal+ e Mediaset.

Un altro, al posto di Murdoch, scapperebbe dall'Europa. Lui, invece, rilancia investendo 10 miliardi per portare sotto il cappello della controllata Bskyb il 57 per cento di Sky Deutschland e il 100 per cento di Sky Italia e creare così un colosso da venti milioni di abbonati. Per l'economista Augusto Preta "siamo di fronte a una razionalizzazione nell'ottica di una possibile politica sovranazionale dei diritti: la strategia è comprarli non più soltanto per un singolo territorio nazionale. Perché, a prezzi maggiori, si può battere la concorrenza solamente mettendo assieme il know-how e le tecnologie migliori".

A fare il prezzo oggi è la BeinSports del principe Al Thani. Proprietario del Paris Saint-Germain e di Al Jazeera, non ha lesinato petrodollari per la serie A, la Liga e la Ligue 1. Secondo molti c'è lui dietro Mediaset, che con 700 milioni di euro ha strappato proprio a Sky Italia la Champions League fino al 2018.

E che ora si appresta a fare lo stesso per il campionato. Che cosa succederebbe se lo sceicco si alleasse in Francia con Vivendi e in Italia e Spagna con Berlusconi? Da tempo Murdoch chiede invano agli organizzatori degli eventi di ottenere esclusive indipendenti dal media o dal singolo paese di trasmissione.

E vorrebbe estendere alla vendita dei diritti il principio, sancito da una sentenza europea, che un abitante di Londra può ad esempio abbonarsi alla tv a pagamento greca se questa offre un servizio e un prezzo migliori. Massimo Scaglioni, autore con Aldo Grasso di "Che cos'è la televisione" (Garzanti editore), vede nella mossa di Murdoch "una risposta alla piattaforma franco-italo-araba".

Ma conclude: "Innescare economie di scala e realizzare sinergie sui diritti presenta non poche difficoltà, perché le esclusive (sportive, cinematografiche) sono comunque negoziate per aree geografiche e nazionali. E agli organizzatori non conviene una negoziazione sovranazionale".

Crescere a livello dimensionale permetterebbe a Murdoch di realizzare un altro progetto: vendere assieme contenuti tv e servizi in banda larga. Finora gliel'hanno vietato. Dècina ricorda che "dopo aver lanciato in Gran Bretagna una compagnia internet lowcost (Skyone), l'imprenditore di origini australiane sta stringendo accordi con Deutsche Telekom in Germania e con Telecom in Italia, visto che ogni canale 4k ne occupa quattro sul satellitare".

Anche per questo, e col fondo Apollo, lavora per unire multinazionali del format come Shine Group, Endemol e Core Media Group. A contrastare i piani di Murdoch c'è l'aggressività della solita Bt. Lo scorso anno gli ha strappato per un miliardo di euro i diritti per la Champions. E, come ricorda il pioniere dell'It italiano Stefano Quintarelli, "sta investendo sulla tv cifre spropositate. Forte del fatto che oltremanica ha l'aura di broadcaster della Regina".

L'australiano parte in una posizione di debolezza: ha la necessità di scendere dal satellite, ormai saturo, o di integrarlo al cavo. Ma è una sfida impari. Come sottolinea lo stesso Quintarelli, "il fatturato di una telco è di gran lunga maggiore di quello di un operatore televisivo. L'una può permettersi di digerire le perdite se si apre al mercato tv, l'altro deve sborsare miliardi per affittare la banda su cui far passare i contenuti. Murdoch, soltanto a Bt, paga ad esempio 900 milioni di sterline".

 

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