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Fabio Cavalera per âIl Corriere della Sera'
E pensare che Jim Messina e David Axelrod hanno lavorato entrambi per il democratico Obama, portandolo per due volte alla Casa Bianca grazie alle loro aggressive strategie di marketing elettorale. Architetti di immagine, di stile e di linguaggio, artisti della comunicazione politica. Illusionisti capaci di vendere ciò che non c'è e di nascondere ciò che c'è, abilissimi creatori di carriere e di leader, ispiratori e suggeritori di presidenti.
E' arrivato il momento del divorzio. Chi l'avrebbe mai pensato? Tutta colpa di David Cameron e di Ed Miliband, di conservatori e laburisti britannici, se i due registi del consenso obamiano, con i rispettivi armamenti di manipolazione, si ritrovano adesso su barricate opposte: le elezioni del 2015 nel Regno Unito che indicheranno il nuovo inquilino di Downing Street (le europee sono un test, importante ma non decisivo, una tappa di avvicinamento al sprint finale).
David Cameron arruola il democratico Jim Messina, quarantacinquenne del Colorado, il quale si è già dimenticato di essere democratico e giura: «Ho sempre ammirato il premier tory». Doppio «tradimento»: quello di Cameron che si mette nelle mani di uno spin doctor democratico e non repubblicano. E quello di Jim Messina che salta il fossato per illuminare il conservatore Cameron.
Ma si sa: ciò che conta non sono il colore e la casacca del padrone, piuttosto come farlo vincere visto che è parecchio giù nei sondaggi. Ed Miliband non può essere da meno. I laburisti, nelle rilevazioni, sono davanti ma il giovane Ed non è che sfondi. E allora si affida a «The Axe», il picconatore David Axelrod, cinquantanovenne newyorkese che promette: «Miliband dispensa passione ed è ciò che fa la differenza».
Situazione paradossale. Conservatori e laburisti si consegnano agli americani, agli uomini di Obama, maestri di pragmatismo e di colpi bassi nelle campagne elettorali. E non è da meno il liberaldemocratico Nick Clegg che rischia grosso e convoca al suo capezzale un «prestigiatore famoso», Ryan Coetzee, quarantenne sudafricano, il terzo incomodo fra Jim Messina e David Axelrod. I partiti britannici appaltano all'estero le loro strategie.
Globalizzazione del mercato politico, si dirà . Certo. Ma è anche il sintomo di una malattia: in casa mancano idee forti. Non resta che aprire le porte ai maghi del consenso americani e sudafricani.
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