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Nadia Ferrigo per la Stampa
Nel 1989 la Nintendo presentò SuperMarioBros 3, uno dei videogiochi più amati e venduti di sempre, non con una campagna pubblicitaria, ma mostrandolo in anteprima nel film The Wizard, storia di un piccolo genio dei videogiochi.
Uno tra gli infiniti casi di pubblicità indiretta al cinema: il messaggio promozionale c' è, ma senza essere segnalato. Poco meno di trent' anni dopo cambiano i mezzi di comunicazione, ma la sostanza resta la stessa.
Per promuovere il videogioco Middle Earth: Shadow of Mordor, la Warner Bros arruolò una schiera di YouTuber, tra cui PewDiePie, comico svedese con un seguito di 50 milioni di adolescenti appassionati di videogame. La Federal Trade Commission, agenzia indipendente americana che si occupa della tutela dei consumatori, non ha contestato l' accordo tra l' agenzia pubblicitaria Plaid Social Labs e le star del web, ma l' assenza di ogni accorgimento che potesse bollare i video come messaggi promozionali.
Le preoccupazioni dell' agenzia americana - che ha chiuso la diatriba con la Warner in estate stabilendo che se la violazione si ripeterà, si potrà configurare un illecito civile e penale -, rispecchiano quelle della Competition and Markets Authority, agenzia governativa inglese che tutela la concorrenza.
La Cma ha richiamato l' agenzia di marketing digitale Social Chain, per aver indotto in errore il pubblico con pubblicità indiretta su social network come Twitter, Instagram e YouTube. Sono stati richiamate quaranta celebrità e quindici imprese, di cui però non sono stati divulgati i nomi: quest' anno è la seconda volta che si prendono provvedimenti in relazione alla cosiddetta unlabelled advertising, la pubblicità senza etichetta.
Chi ha un poco di confidenza con i social network l' avrà già notato da tempo. Star e starlette condividono decine di post, per raccontare ogni dettaglio di vacanze, serate in discoteca o sul divano. Con scatti e video che riportano sempre il nome della beauty farm, oltre alle immancabili marche di scarpe, borse, gioielli o lucidalabbra. Se sia o meno pubblicità, non è dato sapere. Chi può vietare alla bombastica Kim Kardashian di condividere con 90 milioni di fan uno scatto con un paio di stivaloni a quadri di Balenciaga?
Nessuno. L' agenzia britannica chiede che i contenuti pubblicitari siano riconoscibili con un hashtag dedicato come #ad, che sta per #advertising. Il business della pubblicità sui social è cresciuto in fretta - secondo il colosso della comunicazione Zenith gli investimenti cresceranno del 72% entro il 2019, passando da 29 a 50 miliardi di dollari -, la legge non riesce a tenere il passo. In Italia?
Tra le più attive c' è Alessia Marcuzzi: nel suo blog La Pinella dispensa consigli di moda, su Instagram elenca marche e modelli, smalti e collant compresi. Poi ci sono le fashion blogger. Secondo Vogue America sono colpevoli di proclamare la morte dello stile, anche se la preoccupazione sembra essere più la morte del mercato pubblicitario come lo conosciamo.
La showgirl argentina Belen Rodriguez rilancia i brand solo in occasione delle campagne pubblicitarie, ma che dire del #detoxtime, con bicchierone e bustone marchiato in primo piano? Il cantante Fedez fuma una sigaretta elettronica tra le lenzuola. Momento di quotidianità da condividere con 3 milioni di follower o pubblicità? Con J-Ax e Fabio Rovazzi, il cantante ha partecipato al party di lancio di Vype Pebble, la nuova sigaretta elettronica di British America Tobacco.
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