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Pierluigi Vercesi per il “Corriere della Sera”
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Il sole si sta adagiando sul mare quando lo scorgo oltre la fila degli ombrelloni. Cammina a un metro dall'ultima onda che lambisce la spiaggia. Sembrerebbe una scena tratta da «Morte a Venezia» nella versione cinematografica di Luchino Visconti, non fosse che sto tallonando l'autore di «Vita a Forte dei Marmi»,
Gherardo Guidi, l'uomo della Capannina, il locale in riva al mare più longevo al mondo. Sembra stia parlando: «Scusi, è al telefono?». «Ma quando mai. Parlo con i gabbiani. Non vede come sono belli. Un giorno o l'altro scrivo un libro di dialoghi con i gabbiani».
Ottant' anni ben portati e 50 passati a inventare le estati in faccia a questo mare con le spalle protette dalle Apuane, fornitrici di materia prima per Michelangelo e di una certa brezza serotina che convinse il medico degli Agnelli, quando Gianni era bambino, che quello era il luogo ideale per far prendere bagni di sole e di mare alla nidiata più in vista dell'Italia con ancora un re.
La zazzera bianca che ombreggia la fronte di messer Gherardo annuncia un'anima da chansonnier. E di solfeggio, c'è da dire, ne ha fatto tanto. Ma quando sua madre si accorse che stava brigando per iscriversi al conservatorio di Santa Cecilia a Roma, il padre gli comperò una balera sperduta nella campagna pisana: «Se sei un artista, fammi vedere se riesci a farla rendere». Col groppo in gola convinse Gino Paoli, Don Backy e Little Tony a cantare per lui. Suo padre era sistemato. A quel punto, già che c'era, passando per Firenze e Bologna, si ritrovò per le mani il gioiello di Forte dei Marmi.
«Non ero sicuro di aver fatto un affare», si batte una pacca sulla chiappa destra.
«Scherza?», gli contesto. «Provi lei a imparare, da un giorno all'altro, a fare il baciamano!».
Già, perché la Capannina era frequentata da gente con diversi cognomi. Gente d'etichetta: sbagliare non era concesso.
«Un giorno mi capita qui Indro Montanelli. Racconta di quando con Guido, figlio di Franceschi, il fondatore, corrono alla spiaggia perché sta ammarando l'idrovolante di Italo Balbo. Va a riceverlo Nico, il cameriere, con una bevanda fresca per togliere l'arsura al trasvolatore. Il gerarca consegna una borsa gonfia di documenti a Guido e Indro perché la portino all'Albergo. Ai due non pare vero di avere per le mani una decapottabile con cui fare i ganzi sul lungomare. Venti chilometri e il motore s' ingolfa. Mezz' ora dopo scatta l'allarme a tutte le prefetture».
I mascalzoni già si immaginavano al confino.
Quando Guidi rileva la Capannina nel 1977 il mondo è cambiato e il Forte deve trasformarsi senza perdersi. Appreso il baciamano, c'è da soddisfare un pubblico più vasto stando in equilibrio su un crinale pericoloso. Resta il ritrovo della vecchia e nuova aristocrazia, degli Agnelli, dei Moratti, dei Caprotti... e al tempo stesso non si può far finta che il divertimento non sia diventato sinonimo di discomusic, che il John Travolta della «Febbre del sabato sera» non decida il passo (di danza). Alla Capannina si esibiscono tutti i grandi italiani e arrivano Ray Charles, Grace Jones, Kid Creole... Vietato l'ingresso solo agli architetti che suggeriscono di cambiare qui e là. Non si tocca nulla, salvo una concessione agli artisti: prima suonavano in penombra, ora si devono vedere oltre che sentire.
Camminando siamo giunti alla striscia di mare dove sono attesi alcuni campioni d'Europa con le loro famiglie. «Questo è il regno dei calciatori e delle veline?», chiedo facendo quello con la puzza sotto il naso. «No, è la meta preferita dai campioni e dalle loro belle compagne. Non faccia lo snob, l'ho già fatto io. Quando vennero i Vanzina a chiedermi di girare "Sapore di mare" li ho mandati indietro due volte. La terza mi dicono: "Ci hai fatto dannare ma adesso abbiamo Virna Lisi". Davanti alla Virna mi sono inginocchiato».
Ci fermiamo in un punto della spiaggia e Gherardo con il piede disegna un cerchio: «Qui l'Oriana ha toccato per l'ultima volta il mare». Quell'estate la Fallaci era a Viareggio, voleva assaggiare ancora le alici dello chef di Gherardo. Guidi fece chiudere il suo stabilimento e apparecchiare. Oriana peluccò come un passerotto, poi disse: «Mi porti a toccare il mare?». «La presi sottobraccio, qui si tolse la scarpa e sfiorò l'acqua. Dico ai miei gabbiani di fare buona guardia a quest' angolo di paradiso».
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