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Fabrizio La Rocca per “la Verità”
«Erezione!». Inizia con questo grido, urlato con voce stridula in falsetto, il trailer di Super Drags, la nuova serie d' animazione brasiliana il cui titolo è tutto un programma (le drag queen sono notoriamente degli «artisti» vestiti da donna, che mettono in scena spettacoli giocando costantemente sull' ambiguità sessuale). Subito dopo si vede una folla di ragazzi, sempre molto effeminati, che scruta in cielo e, alla vista dei tre supereroi, si chiede: «Sono uomini? No, sono le Super Drag!».
Ovvero Patrick, Donizete e Ralph, tre amici che amano trasformarsi in Lemon Chifon, Scarlet Carmesim e Safira Cyan, le protagoniste (o «i protagonisti»? Rinunciamo a porre la questione, tanto non se ne esce) della serie creata da Anderson Mahanski, Fernando Mendonça e Paulo Lescaut per Netflix e ora sbarcata anche in Italia, peraltro in singolare e forse non casuale coincidenza con l'accendersi dei riflettori sul Brasile dopo l' elezione di Jair Bolsonaro.
Lo scontro con le idee, decisamente conservatrici, del nuovo presidente non poteva essere più forte. Ecco la trama ufficiale della serie: «Durante il giorno, lavorano in un grande magazzino e cercando di gestire il loro capo molto fastidioso. Di notte, però, indossano i loro corsetti e si trasformano nelle più toste Super Drags della città, pronte a combattere le ombre e a salvare il mondo dai cattivi. Preparatevi, perché le Super Drags stanno arrivando».
Tutto l'universo di queste «supereroine» col trucco troppo marcato richiama gli stereotipi sul mondo gay che vengono diffusi innanzitutto in quello stesso ambiente (e che ovviamente, come da tradizione, diventano invece volgari idee preconcette di stampo omofobo se proposte da qualche etero): gli omosessuali, per esempio, hanno il «gaydar», il famoso radar gay.
Ogni membro della comunità Lgbt, inoltre, possiede una speciale energia «highlight». E così via. Sul sito di Netflix ci sono le trame dei cinque episodi.
Che sono di questo tenore: «Per ritrovare la bellezza, Lady Elza ruba tutta l'energia "highlight" ai gay che partecipano al concerto di Goldiva, spingendo le Super Drags a intervenire». Oppure: «Rifiutato dal padre dopo il coming out, Ralph frequenta il campo di conversione di Sandoval, dove Donizete e Patrick sono mandati sotto copertura». E così via.
Le polemiche, ovviamente, non mancano. Nel luglio 2017 la Società brasiliana dei pediatri ha pubblicato un comunicato, in cui sosteneva che la serie potesse essere dannosa per i bambini. La dichiarazione, intitolata «Contro l' esposizione di bambini e adolescenti a contenuti inappropriati in tv», metteva in guardia contro «i rischi dell' uso di un linguaggio tipicamente infantile per discutere di argomenti relativi al mondo degli adulti». Insomma, non è un problema parlare di gay o farlo anche in modo ironico e satirico, a patto che sia chiaro il target a cui si punta, che deve necessariamente essere quello di chi ha un' età e una maturità tale da vagliare i messaggi e cogliere le ironie.
Netflix, infatti, ha confermato che la serie è intesa per un pubblico adulto e che sarebbe stata pubblicata con un rating Tv-Ma, cioè con l' indicazione che si tratta di un prodotto sconsigliato ai minori di 17 anni. Inoltre, è stato pubblicato un video in cui Vedete Champagne, uno dei personaggi della serie, avvertiva gli spettatori che, sebbene la serie sia un cartone animato, contiene contenuti destinati a un pubblico adulto.
Un deputato federale brasiliano, Alan Rick, ha inoltre duramente attaccato la serie: «Stiamo assistendo a un altro attacco ai nostri figli: il lancio di un cartone animato per adulti intitolato Super Drags su Netlix. Questa serie ha un impatto immediato sul comportamento di bambini e adolescenti». Il parlamentare, che è anche un pastore, ha chiesto ai genitori di «rimanere sintonizzati per seguire i contenuti che i loro figli vedono in tv, su internet, dispositivi mobili e altri mezzi di comunicazione». Ha anche sottolineato che sarebbero in atto «sordidi tentativi di influenzare sessualmente i nostri figli».
Del resto, la serie stessa non fa nulla per mascherare la sua ostilità alla cultura evangelica ormai dilagante in Brasile, tanto da essere stata determinante per l' elezione di Bolsonaro stesso: uno degli arcinemici contro cui si scontrano i supereroi travestiti è il «profeta» Sandoval Pedroso, un leader pentecostale che dirige un campo di concentramento che offre «cure gay». Al di là dei timori della destra conservatrice brasiliana, resta tuttavia un dubbio: a chi giova questa ridicolizzazione e riduzione a macchietta stereotipata di un mondo che pure, a fasi alterne, pretenderebbe di presentarsi come perfettamente integrato nella società? Che si scelga: o le piume di struzzo, o la famiglia del Mulino bianco.
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