FLASH! - FERMI TUTTI: NON E' VERO CHE LA MELONA NON CONTA NIENTE AL PUNTO DI ESSERE RELEGATA…
Paolo Festuccia per "la Stampa"
Non si era mai vista una Rai così allo sbando, dove solo negli ultimi due giorni la redazione sportiva si è trasformata in un ring (scazzottata tra colleghi), dove la Tgr Emilia Romagna manda in onda un servizio dove il canto di "Bella Ciao" opposto a una manifestazione nostalgica del Ventennio viene raccontata come «una provocazione» e dove Raitre - la rete simbolo della sinistra - vuole censurare il monologo di Fedez contro chi si oppone alla legge anti-omofobia.
Specchio di chi l'ha nominata, questa dirigenza il duo Foa-Salini (rispettivamente Lega e 5Stelle) è la peggiore di sempre pur ricordando bene le nefandezze sia dell'epoca del pentapartito che degli anni berlusconiani. Ma un tale mix di sottomissione alla politica (non Andreotti, ma Spadafora e Casalino) e di inettitudine gestionale non si era mai vista.
Per questo c'è poco da stare allegri a viale Mazzini. Se c'è, infatti, un dato che mette d'accordo tutti sulla Rai (perfino i partiti, che se la contendono da sempre) è il segno meno davanti a ogni indicatore aziendale: da quello economico, ai ricavi, fino agli ascolti.
MARCELLO FOA FABRIZIO SALINI 1
Si dirà, colpa della pandemia che ha rarefatto la crescita: ma, in realtà, il coronavirus c'entra ben poco. Anzi, si può dire che nel computo dare-avere, la crisi post Covid ha letteralmente salvato la Tv pubblica da una crisi ben peggiore di quella iscritta nel bilancio.
il commissario montalbano la rete di protezione 5
La Rai, infatti, ha chiuso il 2020 con un risultato netto consolidato in pareggio e una posizione finanziaria negativa di 523,4 milioni. Ma il pareggio di bilancio è arrivato grazie alle società controllate (Raicom e Raicinema) e al rinvio delle Olimpiadi e degli Europei di calcio cancellati per il Covid, che diversamente avrebbero innescato - secondo molti - uno squilibrio pesante nei conti stimabile tra i 120/150 milioni.
alessandro morelli con matteo salvini
Insomma, se come normalmente accade negli anni pari, ci fossero state le due manifestazioni sportive internazionali, la Rai ora navigherebbe in una situazione ben peggiore. Una situazione non archiviata ma solo rinviata nella quale potrebbe ritrovarsi già quest' anno per le stesse manifestazioni.
Non solo, un navigato esperto delle carte di viale Mazzini fa notare pure che la Tv pubblica, quest' anno, grazie proprio alla pandemia ha potuto ridurre molte spese: a cominciare dal taglio dei costi di numerose produzioni, ai risparmi sugli straordinari per via dello smart working, allo smaltimento delle ferie arretrate, fino e soprattutto alla cancellazione dei costi previsti per gli spettacoli con il pubblico.
Insomma, al settimo piano di viale Mazzini, è opinione consolidata che la Rai guidata da Foa-Salini si sia distinta solo per l'eccezionale volume di repliche in prima serata: 79 nello scorso anno tra Montalbano, Suore in clausura, Pretty Woman e Don Camillo; i ricevimenti irrituali al settimo piano del sottosegretario leghista Alessandro Morelli, le scuse in diretta al presidente dell'Antimafia Nicola Morra prima invitato al programma Titolo V e poi escluso dopo le sue dichiarazioni successive alla morte della presidente della Regione Calabria, Jole Satelli.
SAVERIO COTTICELLI A TITOLO QUINTO
Ma al di là di questo, che pure pesa, è il prodotto a mancare. Tant' è che a furia di repliche anche il pubblico si stanca. E nel periodo compreso tra il 1° ottobre del 2020 e il 30 aprile di quest' anno (dati Auditel) Raiuno è scesa in calo percentuale di share di tre punti e mezzo di share (-3,48) e Raidue addirittura (sempre in calo percentuale di share) dell'11,72.
Numeri alla mano, dunque, della stagione "giallo-verde" si ricorderanno solo la buona performance di Raitre (circa il 20% in più anno su anno), la promozione di una nutrita schiera di dipendenti - come ha denunciato più volte il parlamentare Michele Anzaldi - e le tensioni interne al Cda. Perché sul fronte editoriale la newsroom unica dell'informazione approvata all'unanimità dalla Commissione di Vigilanza e che secondo gli studi presentati avrebbe potuto produrre a regime un risparmio di circa 80 milioni di euro non è mai partita, ma anzi al contrario sono lievitate le direzioni per accontentare gli appetiti dei partiti.
vincenzo spadafora incartato foto mezzelani gmt 082
A cominciare dal caso Isoradio, il canale di pubblica utilità che è stato addirittura sdoppiato per creare due direzioni. Ma del resto che l'epopea giallo-verde a viale Mazzini non fosse partita sotto i migliori auspici lo si era intuito già nell'agosto del 2018, quando Marcello Foa indicato dalla Lega di Matteo Salvini come consigliere presidente si ritrovò impallinato nel voto di palazzo San Macuto.
Ora, dunque, siamo al redde rationem: la palla passa al governo che anche per le polemiche tra Fedez e la Rai imprimerà un'accelerazione al ricambio. Un ricambio, per chi arriverà, con poche delizie e molti grattacapi. A cominciare dal conto economico, che stando alle indicazioni di previsione prevede già un meno di 60milioni di euro circa (eventi sportivi a parte).
Insomma, per chi dovrà sedere sulla poltrona più ambita della Tv pubblica non sarà proprio una passeggiata di salute. E il governo, ma soprattutto il Tesoro, che ne è l'azionista, lo sa perfettamente. Due, finora, le opzioni in campo: con un possibile candidato determinato in base al ticket uomo-donna tra presidente e amministratore delegato.
La strada più agevole, secondo chi segue la partita, è quella di una donna presidente (esterna alla Rai frutto anche della mediazione interna dei partiti) come accadde con la presidente Tarantola ai tempi del governo Monti e un amministratore delegato scelto tra il top management interno.
Anche se, parallelamente, qualora i partiti tardassero a trovare una quadra sui consiglieri è già stata attivata una multinazionale per la profilatura di candidati esterni che non è escluso - come sostiene una corrente di pensiero - possa beneficiare anche di uno stop al tetto degli stipendi.
Infatti, secondo alcuni pareri tecnici, la Finanziaria del 2018 varata dal governo Gentiloni avrebbe sanato quest' aspetto della legge di riforma nella parte relativa alle aziende con prevalente capitale pubblico. Che è vero restano pubbliche come indicato dall'Istat, ma poiché emettono bond sul mercato (come nel caso di Raiway) sono libere di concorrere nel mercato come molte altre aziende pubbliche. -
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