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Luca Pagni per âLa Repubblica'
Contraddizioni dei mercati finanziari. Mentre in buona parte del mondo, le Borse viaggiano sui livelli dei loro record storici, c'è un settore che nell'ultimo mese ha visto crollare le quotazioni, provocando una sorta di panic selle facendo temere lo scoppio di una bolla.
Stiamo parlando delle società internet, i giganti della rete e - in particolare - di quei social network che hanno rivoluzionato il nostro modo di comunicare ma anche di vivere. Da
un mese a questa parte, soltanto riferendosi alle maggiori 14 società mondiali quotate, si è volatilizzata una capitalizzazione di mercato pari a 275 miliardi di dollari, circa un quinto del totale che all'inizio del tracollo dei titoli era di 1.400 miliardi.
A segnalare quanto sta accadendo, è stato il quotidiano finanziario Financial Times, una delle fonti di informazione più seguite dalla business community mondiale. Giusto per fare qualche esempio, le quotazioni di Facebook, hanno ceduto il 22 per cento dal massimo raggiunto proprio ai primi di marzo, Twitter e Linkedin sono calate entrambe del 40 per cento circa dai picchi precedenti, mentre Google ha "limitato" le perdite, fermandosi per il momento a una caduta del 12 per cento in un mese.
Sull'accaduto, però, gli analisti finanziari e gli osservatori del mondo della rete sono divisi. C'è chi sostiene che si tratti soltanto di una correzione momentanea. Anche dovuto al fatto che una serie di fondi di investimento anche di primo piano, hanno preferito, viste le quotazioni record raggiunte, monetizzare se non tutta una parte delle loro quote. Movimenti che non sono passati inosservati e hanno portato -- come spesso accade in casi simili - a una uscita generalizzata dai capitali delle aziende del settore.
Per altri, invece, la visione è pessimista. Non saremmo di fronte a una correzione temporanea: i settori del mercato azionario che hanno conosciuto in passato una rapida crescita, hanno successivamente rallentato e invertito tendenza. Il Financial Times cita un altro caso simile, quello del comparto delle biotecnologie: giunto complessivamente ai suoi massimi storici nello scorso febbraio, ha poi ceduto progressivamente quasi il 20 per cento. Allo stesso modo, una nuova generazione di società che si occupano di business software hanno perso nello stesso periodo il 30-40%. Si tratta di casi meno eclatanti di giganti di Internet, ma messi insieme sono segnali che la corsa delle Borse potrebbe avere presto un rallentamento più generalizzato.
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