DAGOREPORT: PD, PARTITO DISTOPICO – L’INTERVISTA DI FRANCESCHINI SU “REPUBBLICA” SI PUÒ…
1. JEEN-YUHS
Simona Siri per "la Stampa"
È il 1998 quando Clarence Simmons, noto come Coodie, comico e conduttore di una tv locale, punta per la prima volta la macchina da presa su un giovane produttore della scena rap di Chicago. Convintosi che quel ragazzo farà strada, incomincia a seguirlo ovunque, accumulando ore di girato, riprendendo ogni momento della sua vita, tra lo stupore un po' di tutti, sorpresi che un semi sconosciuto riceva tanta attenzione.
Kanye West e il servizio domenicale
Un'operazione che all'epoca sembra solo una scommessa, un'intuizione figlia del caso, ma che oggi ci regala una delle testimonianze più ricche e interessanti sugli albori del successo di uno degli artisti più importanti di questo secolo: Kanye West. Diviso in tre parti (la prima è già su Netflix, la seconda lo sarà domani e la terza a marzo) Jeen-yuhs: A Kanye Trilogy è un documentario con una storia nella storia e una gestazione a dir poco difficile, tanto che per anni la sua realizzazione è stata in forse.
Nell'idea originaria di Coodie le riprese si sarebbero dovute fermare con l'affermazione definitiva di Kanye, la vittoria del Grammy nel 2005 con il suo primo disco, The College Dropout. In realtà dopo un'interruzione dovuta al raffreddarsi dei rapporti tra i due, la terza parte è tutta dedicata agli anni recenti, all'affermazione di West come figura multi talentuosa e globale, il suo matrimonio con Kim Kardashian, le polemiche per le sue dichiarazioni sulla schiavitù, l'amicizia e il supporto a Trump, la sua candidatura di breve durata alle elezioni presidenziali del 2020, l'ammissione della diagnosi di disturbo bipolare.
kanye west vestito come un rapinatore al listen party donda atlanta 3
Tutte cose che definiscono il Kanye recente e rischiano di far dimenticare l'altro, il musicista in grado di influenzare musica e moda come forse nessun altro. Per ritrovare quello, basta guardare la prima parte del documentario, non a caso intitolata «vision». È lì che si ritrova non solo la musica, l'essenza attorno a cui ruota tutto, ma anche la vulnerabilità di un artista che nonostante sia convinto del suo talento ha dentro di sé la fragilità che deriva dal dover convincere gli altri.
Una delle scene più significative è infatti quella di Kanye che, alla disperata ricerca di un contratto discografico come rapper, si aggira per gli uffici della Roc-A-Fella Records, l'etichetta discografica di Jay Z, facendo sentire agli impiegati i suoi pezzi, tra l'indifferenza generale. Eppure lui ci crede. Così come a quel punto ci crediamo anche noi. «Può sembrare che stia vivendo il sogno americano - dice lui - ma non sono affatto vicino al mio, di sogno. Ho delle aspirazioni».
Oppure quando parla con la madre Donda, morta nel 2007 e a cui sono intitolati i suoi ultimi due dischi tra cui quello in uscita oggi - disponibile solo sulla piattaforma del cantante e non (polemicamente) su Apple Music: «Vorrei congratularmi con te per l'ottimo lavoro che hai fatto nel crescermi». Un personaggio diverso da quello che vediamo più avanti, immerso nel suo narcisismo, protagonista di discutibili uscite pubbliche, tanto che a un certo punto Coodie spegne la telecamera.
Come se vederlo così fosse troppo doloroso per chi l'ha conosciuto, amato e apprezzato. Che è un po' la stessa sensazione che hanno i fan oggi di fronte a certi deliri pubblici, alla pubblicazione su Instagram dei messaggi privati con l'ex moglie (poi cancellati), agli insulti contro il comico Pete Davidson, il nuovo fidanzato di Kim Kardashian (i due sono in fase di divorzio, separati da più di un anno), poi cancellati anche quelli.
Ma se quel Kanye degli esordi sembra diverso da quello di adesso, in realtà uno non esiste senza l'altro. In realtà era già tutto lì. In una delle riprese di Coodie del 1998 a un certo punto dice: «Voglio arrivare a un livello da poter cancellare il cognome dal mio nome». Nell'agosto 2021, più di vent' anni dopo, l'ha fatto davvero. Il suo nome - anche legalmente - ora è solo Ye.
2. DONDA 2 E LO STEM PLAYER
Da www.105.net
C’è grande attesa per "Donda 2", il prossimo album di Kanye West. Ma i fan del producer e rapper di Chicago dovranno fare i conti con quella che potrebbe essere una complicazione non da poco e trovarsi costretti a spendere la bellezza di 230 dollari per poter ascoltare la sua prossima fatica artistica. West ha infatti annunciato che il nuovo disco sarà disponibile solo su Stem Player, un dispositivo in vendita dallo scorso autunno.
A meno di averne già uno a casa, dunque, sarà necessario acquistarlo per poter ascoltare l’album. E il prezzo non è esattamente dei più economici. “Donda 2 sarà disponibile solo sulla mia piattaforma, lo Stem Player – ha annunciato il rapper – non su Apple, Amazon, Spotify o Youtube. Oggi gli artisti ricevono appena il 12% dei soldi realizzati dall’industria. È arrivato il momento di liberare la musica da questo sistema oppressivo. È arrivato il momento di prendere il controllo e costruirci il nostro”.
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