DAGOREPORT - MARIA ROSARIA BOCCIA COLPISCE ANCORA: L'EX AMANTE DI SANGIULIANO INFIERISCE SU "GENNY…
1 - "NESSUNA INGERENZA IN VENEZUELA" L' ITALIA NON RICONOSCE JUAN GUAIDÓ
Maria Rosa Tomasello per “la Stampa”
«L' Italia non riconosce Juan Guaidó». Nel giorno in cui l' Europarlamento chiede a larghissima maggioranza alla Ue di sostenere il presidente del parlamento venezuelano che si è autoproclamato capo dell' esecutivo contro Nicolas Maduro, il sottosegretario pentastellato agli Esteri Manlio Di Stefano conferma la posizione equidistante di Roma: «É un atto politico che rischia di far precipitare la crisi. Siamo totalmente contrari al fatto che un Paese o un insieme di Paesi possa determinare le politiche interne di un altro Paese: si chiama principio di non ingerenza».
Le tensioni nel governo confermano tuttavia che la posizione è frutto di un equilibrio instabile. «Assurde e fuori dalla realtà le dichiarazioni di certi esponenti Cinque stelle, anche di governo - attacca il sottosegretario leghista agli Esteri Guglielmo Picchi, dichiarando "finita" la presidenza Maduro -. La Lega è di tutt' altra opinione e soffre le posizioni ideologiche. La linea del governo è quella espressa da Moavero in Parlamento».
L' Italia - aveva affermato in aula il ministero degli Esteri - si riconosce «pienamente» nella posizione Ue e punta a «elezioni libere».
Ma nonostante i distinguo e l' insofferenza di Matteo Salvini per il «regime di fame» di Nicolas Maduro, quattro giorni dopo il duro botta e risposta tra il ministro dell' Interno e il battitore libero del M5S Alessandro Di Battista sulla crisi, a Strasburgo a maggioranza si ricompatta. Lega e Cinque Stelle si astengono sulla risoluzione che chiede alla Ue di riconoscere Guaidó «come unico e legittimo presidente ad interim» fino a nuove elezioni. «Il riconoscimento è una prerogativa degli Stati membri» e non della Ue, precisa l' Alto rappresentante Federica Mogherini.
«Moavero sconfessato di nuovo» osserva Annamaria Bernini, capogruppo di Forza italia al Senato parlando di «inaccettabile comportamento pilatesco». Gli eurodeputati leghisti difendono la propria scelta: «Un voto positivo vorrebbe dire anche aumentare le difficoltà socio-economiche alle quali andrebbero incontro i nostri connazionali, e i molti europei, presenti in Venezuela fino alle prossime elezioni».
L' indicazione dei parlamentari europei è però netta: il testo passa con 439 voti a favore, 104 contrari e 88 astenuti. Tra questi ultimi ci sono cinque deputati del Pd, Goffredo Bettini, Brando Benifei, Cécile Kyenge, Andrea Cozzolino ed Elena Gentile, che con la loro scelta mettono in subbuglio il partito, alle prese con un difficile congresso. Simona Malpezzi, portavoce della mozione di Maurizio Martina, interroga Nicola Zingaretti: «Che ne pensa, visto che tra gli europarlamentari astenuti c' erano alcuni suoi sostenitori?».
Replica Bettini: «Tutti siamo contro Maduro. Con l' astensione abbiamo voluto marcare una distanza rispetto a un riconoscimento unilaterale di Guaidó che potrebbe accelerare una guerra civile devastante».
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2 - L'EUROPARLAMENTO LEGITTIMA IL PRESIDENTE AD INTERIM MA I GOVERNI SI DIVIDONO
Marco Bresolin per “la Stampa”
«Vi siamo vicini. E il nostro è un messaggio forte all' interno dell' Ue, ma anche fuori». Nelle prime ore del pomeriggio Antonio Tajani telefona a Juan Guaidó per comunicargli che il Parlamento europeo lo riconosce presidente a interim del Venezuela.
Quello che arriva dalla mini-plenaria di Bruxelles è un messaggio forte. Un gesto che fa dire al presidente dell' Assemblea nazionale venezuelana: «L' Europa è con noi».
In realtà si tratta più che altro di un segnale politico. Un gesto di forma, certamente simbolico, che però non può riempirsi di sostanza giuridica. La risoluzione approvata ieri non è vincolante, dunque non ha valore legale. Gli eurodeputati hanno votato a larga maggioranza per dire che riconoscono la leadership di Guaidó e chiedono all' Alto Rappresentante per la politica estera Ue di fare altrettanto.
Ma poche ore dopo, da Bucarest, la richiesta del Parlamento si è subito scontrata con la realtà dei fatti. «Il riconoscimento è una prerogativa degli Stati membri - ha ricordato Federica Mogherini -, che se la trattengono molto gelosamente». Ecco, il punto sta qui: l' Ue non può riconoscere la legittimità di Guaidó perché non spetta a lei farlo. L' Alto rappresentante ha ricordato il caso del Kosovo, che non è riconosciuto da cinque Stati Ue.
Novanta giorni Però l' Unione europea può cercare comunque di entrare in gioco per provare ad avvicinare le parti. Ed è quello che farà. Proprio ieri da Bucarest - dove erano riuniti i ministri degli Esteri dei Ventotto - Mogherini ha annunciato che l' Ue coordinerà un gruppo di contatto che avrà l' obiettivo di «favorire il dialogo» (i diplomatici europei preferiscono evitare di usare il termine «mediazione»).
Ne faranno parte diversi Paesi europei (tra cui l' Italia, la Francia, la Germania e il Regno Unito) ma anche Stati sudamericani (come Ecuador e Bolivia). La prima riunione è già in agenda per la prossima settimana e l' orizzonte temporale di lavoro si estenderà per i prossimi 90 giorni, durante i quali si cercherà di far uscire Caracas dalla crisi attraverso nuove elezioni. Nel frattempo, in assenza di sviluppi positivi, Mogherini ha confermato che l' Ue potrebbe adottare nuove sanzioni. Ma nessun riconoscimento ufficiale a Guaidó.
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La geografia politica Una sorta di riconoscimento (simbolico) a nome dell' Ue sarebbe possibile soltanto in un caso: se tutti i governi fossero d' accordo. Perché in Europa le decisioni di politica estera si prendono all' unanimità. Il fatto è che la geografia politica sul tema Venezuela presenta diverse sfumature. Il quadro non è frastagliato, ma ci sono due-tre gruppi di Paesi riuniti attorno a posizioni diverse. E il voto di ieri all' Europarlamento rispecchia abbastanza fedelmente la situazione al tavolo dei governi. L' Italia è alla guida dei «no-Guaidó», ossia di quegli Stati che sono contrari a riconoscerlo come presidente del Venezuela perché si tratterebbe di «un' ingerenza». La pensano così anche la Grecia e la Svezia. All' ultimo tavolo dei ministri degli Esteri è emersa la cautela di altri due Stati: Finlandia e Bulgaria.
L' ultimatum di Macron Il resto dei Paesi Ue è sostanzialmente sulla linea del Parlamento europeo. Ma anche qui vanno registrate alcune sfumature perché non tutti intendono premere sull' acceleratore. Francia, Spagna, Regno Unito, Germania e Portogallo sono invece pronte a far rispettare l' ultimatum di 8 giorni lanciato sabato scorso, dunque a riconoscere Guaidó già domenica, nel caso in cui Maduro non convocasse nuove elezioni. Parigi lo ha ribadito anche ieri. Seguono a ruota i Paesi Visegrad e in particolare l' Ungheria. Ieri Viktor Orban ha parlato al telefono con il leader del partito popolare spagnolo, Pablo Casado. «Maduro se ne deve andare immediatamente - dice Budapest -.
SOSTEGNO A GUAIDO VS MADURO VS SOLUZIONE DI COMPROMESSOVENEZUELA GUAIDO'
L' Europa deve riconoscere la presidenza di Guaidó».
juan guaido' 5juan guaido' 1juan guaido' 3MOAVERO DI MAIO SALVINI CONTE MATTARELLANICOLAS MADURO moavero conte triaNICOLAS MADURO NICOLAS MADURO tajani foto mezzelani gmt 041ANTONIO TAJANIjuan guaido' 6
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