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Bruno Giurato per "Il Giornale"
«Se un filosofo è un uomo cieco, in una stanza buia, che cerca un gatto nero che non c'è, un teologo è l'uomo che riesce a trovare quel gatto» scriveva Betrand Russell. Immagine perfetta per raccontare lo spirito del tempo. Se la rinuncia di Benedetto XVI ha trasformato chiunque possieda un account Twitter o Facebook in esperto di Chiesa ad honorem (dai 56 milioni di ct ai 56 milioni di vaticanisti), l'ambizione degli intellettuali laici va più su e s'impenna verso la teologia.
Anche se acchiappare gatti latitanti nelle stanze buie è sport estremo, e richiede almeno l'appoggio di qualche teologo professionista (più o meno pop): ed ecco che fioriscono i libri a quattro o più mani di argomento all'incirca teologico. L'ultimissimo esempio è Il Dio Ignoto (pubblicato da il Corriere della sera) che raccoglie interventi del presidente Napolitano, del direttore del Corriere Ferruccio De Bortoli, e del cardinale (papabile) Gianfranco Ravasi.
Neanche il tempo di gustare gli aneddoti vintage di Napolitano su Giorgio La Pira alla Costituente che arriva Paolo Flores d'Arcais insieme a Vito Mancuso con Il caso e la speranza (Garzanti) dove, tra le altre, si pone questa domanda: «nell'universo è possibile rintracciare un fine capace di sottrarre le nostre vite alla casualità che pare dominarle?». Questioncella su cui si sono rotti la testa da Sant'Agostino a Kierkegaard, ma che non spaventa i due.
Del resto Flores d'Arcais ha acchiappato gatti neri in stanze buie con il cardinale (papabile) Angelo Scola, con Michael Onfray e Gianni Vattimo. E riempie regolarmente le pagine di Micromega di temi religiosi secondo la tipica ottica dell'ateo-che-spiega-ai-credenti-come-debbono-fare-per-essere-veri-credenti. Mancuso da parte sua ha teologizzato, oltre che in proprio, con Corrado Augias ed Eugenio Scafari.
Mancuso e Scalfari poi hanno pubblicato un libro con il cardinale Carlo Maria Martini. La grande onda editoriale teologica e para-teologica sembra inarrestabile. Non manca il capitolo pop-punk, con Come un cane in chiesa, con i testi di don Gallo e le illustrazioni di Vauro.
Al di là del successo di mercato che questi libri possono avere (tra fame di «valori» e perdurante effetto Dan Brown), ci sarebbe da chiedersi che cosa muove davvero gli autori. Forse, cadute le ideologie, l'intellettuale laico finisce per attaccarsi alle cose ultime. Da radical a clerical, ma sempre chic.
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