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Alessandra Farkas per il "Corriere della Sera"
Salman Rushdie si è emozionato, abbandonandosi a toccanti aneddoti personali. Bob Dylan ha inviato una lunga email, insolitamente ossequiosa. Keith Richards e Elvis Costello hanno cantato mentre Paul Simon e Caroline Kennedy si sono prestati come maestri delle cerimonie nella sala gremita di scrittori quali Bill Flanagan, Tom Perrotta e Peter Guralnick.
Durante la cerimonia svoltasi domenica scorsa alla John F. Kennedy Library di Boston, il settantasettenne Leonard Cohen e l'ottantacinquenne Chuck Berry sono stati i primi cantanti a ricevere il nuovo premio instituito dal Pen New England per riconoscere l'eccellenza letteraria dei testi musicali. «Nel corso di gran parte della nostra storia, la letteratura è stata cantata», ha spiegato il presidente del Pen Richard Hoffman, mentre sullo sfondo del palcoscenico affiorava la gigantografia digitale di una cetra.
In realtà , anche se i legami tra letteratura e musica si possono considerare certamente antichissimi (per i Greci era la mousiké, la poesia cantata, mentre nel Convivio lo stesso Dante Alighieri elevava la canzone a forma poetica per eccellenza) la distinzione dei due generi artistici non è mai stata tanto forte come oggi. Nonostante autori quali Kerouac e Ginsberg abbiano dichiarato di essersi «ispirati al ritmo del jazz» e musicisti come Bob Dylan, Jim Morrison, Patti Smith e John Lennon siano considerati più poeti che cantanti.
La decisione di istituire il Pen Song Lyrics of Literary Excellence Award risale allo scorso anno, quando la filiale nordamericana della più antica organizzazione internazionale di letterati ha riunito un gruppo di esperti - tra cui Rushdie, Smokey Robinson e il poeta Paul Muldoon - chiedendo loro di scegliere i vincitori del nuovo premio.
Per chi, come Salman Rushdie, è cresciuto ascoltando Leonard Cohen («una delle mie grandi influenze letterarie») si tratta di «un riconoscimento tardivo». «Quando frequentavo l'università a Cambridge, in Inghilterra, fu proprio Cohen a insegnarmi cosa volesse dire essere adulti», ha spiegato l'autore dei Versi Satanici.
«Se potessi scrivere come lui, lo farei», ha aggiunto lo scrittore di origine indiana ed ex presidente del Pen club, citando alcune strofe della celeberrima canzone di Leonard Cohen, composta nel 1969, «Bird on the Wire»: «Come un uccello sul filo/ Come un ubriaco in un coro di mezzanotte/ Ho cercato a modo mio di essere libero/ Come un verme sull'amo/ Come un cavaliere in qualche libro antico e fuori moda/ Ho conservato i miei brandelli per te».
Ma se la sua prima raccolta di poesia Let Us Compare Mythologies risale ormai al lontano 1956, a detta del cantautore canadese, «il migliore di tutti resta Chuck Berry», che Cohen ha paragonato al grande poeta Walt Whitman. «Senza il suo Roll Over Beethoven», ha affermato, «non ci sarebbe spazio, oggi, per noi. Che siamo comunque solo una nota a pie' di pagina di fronte alle sue parole».
Come abbia fatto questo nipote di poverissimi schiavi del Sud con alle spalle vari arresti (tra cui uno per rapina a mano armata) a ispirare intere generazioni di scrittori e cantautori è forse la testimonianza più pura della magia inarrestabile della musica. John Lennon definì Chuck Berry «uno dei più grandi poeti americani», aggiungendo che «se si volesse dare un altro nome al rock and roll, si dovrebbe usare quello dell'artista».
Ne sa qualcosa Bob Dylan, perenne candidato al Premio Nobel per la letteratura, che nel single del 1965, «Subterranean Homesick Blues», ha confessato di essersi ispirato a «Too Much Monkey Business» di Berry.
«Congratulazioni Chuck, lo Shakespeare del rock and roll», recita l'entusiastica lettera inviata dal menestrello di Duluth, «e congratulazioni a Leonard, il Kafka del blues», prosegue. «Il primo - conclude - ha scritto il libro con la "L" maiuscola, mentre il secondo lo sta ancora scrivendo».
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