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Fiorenza Sarzanini per il "Corriere della Sera"
Adesso a far paura è un possibile attacco dei pirati che infestano questi mari. Perché la «Allegra» procede nell'Oceano Indiano a bassissima velocità trainata dal peschereccio Trevignon e perché a bordo continua ad esserci buio fitto.
La Marina Militare italiana ha già disposto il potenziamento delle attività del team dei marò ingaggiato dalla Costa proprio per garantire la protezione della nave che dopo due giorni di navigazione ha subito un incendio in una delle sale macchine ed è andata alla deriva. «Stiamo bene e non abbiamo problemi particolari», hanno fatto sapere via radio i soldati imbarcati. Dunque si procede, sia pur tra mille difficoltà , coi passeggeri ormai stremati per una traversata che durerà almeno fino a domani e li porterà a Mahè, la capitale delle Seychelles dove si sta predisponendo il ponte aereo per il rientro in patria. Doveva essere l'approdo finale di un viaggio da sogno. Si è trasformato nel miraggio che rappresenta l'uscita dall'incubo.
Le foto scattate dall'elicottero della Marina indiana che per un lungo tratto di mare ha seguito le operazioni di aggancio del motopesca francese giunto accanto alla nave ieri notte, mostrano i passeggeri sui ponti per sfuggire all'afa di cabine e saloni e soprattutto per inseguire la luce appena scende l'oscurità . Il blackout a bordo è totale, non c'è stata alcuna possibilità di ripristinare gli impianti.
E dunque è stato disposto anche un servizio che dall'alto, con elicotteri messi a disposizione dalla stessa Marina e dalla capitaneria locale, potesse portare altri viveri, torce elettriche e un piccolo generatore. Non c'è l'acqua, i bagni non sono funzionanti e quindi con il passare delle ore la situazione diventa sempre più drammatica. «Ma si può resistere», assicura il responsabile dei marò e lo stesso ha detto il comandante della «Allegra» Nicolò Alba, che è in contatto costante con il centro operativo della capitaneria a Roma e soprattutto con l'Unità di crisi della Compagnia.
Si era pensato di portare la nave a Desroches, un piccolo atollo che si trova a circa 100 miglia dalle Seychelles, ma alla fine l'approdo sarebbe stato troppo rischioso e i vertici della Costa hanno preferito non correre pericoli ulteriori. La «Allegra» avrebbe infatti dovuto fermarsi in rada e i passeggeri sarebbero stati trasportati in porto con le scialuppe e i barchini messi a disposizione della popolazione locale e da lì trasferiti all'aeroporto, dove però non possono atterrare gli aerei di linea ma soltanto quelli da turismo.
L'ipotesi di utilizzare i traghetti è stata subito scartata dalla Compagnia che in una nota ufficiale ha voluto sottolineare come «le approfondite e accurate verifiche effettuate con il supporto di esperti marittimi locali, per garantire la massima sicurezza degli ospiti a bordo, hanno dimostrato lo sbarco a Desroches non garantiva le necessarie e adeguate condizioni di sicurezza per l'attracco della nave e lo sbarco» ma anche «l'insufficienza dei supporti logistici e alberghieri».
I vertici di Costa sono consapevoli che l'incendio a bordo della «Allegra» può trasformarsi nel colpo mortale per la compagnia. La frase che chiude il comunicato - «la priorità assoluta dell'azienda è quella di rendere il disagio il più breve possibile» - fornisce l'esatta immagine di quanto sta accadendo nel quartier generale di Genova. E quali possono essere, in queste ore, le comunicazioni con la Carnival, negli Stati Uniti, che già si trova a fronteggiare una class action da milioni e milioni di dollari per il naufragio dell'isola del Giglio.
Dopo quella tragedia le possibilità di assorbire i danni senza conseguenze erano già molto basse e adesso tutto diventa più complicato, quasi impossibile. Anche tenendo conto del fatto che i componenti dell'unità di crisi sono finiti sotto inchiesta insieme al comandante Francesco Schettino, indagati con il sospetto di essere come lui responsabili dei ritardi e delle omissioni che hanno causato morti e feriti. E dunque che la stessa Costa rischia di finire sul banco degli imputati quando si celebrerà il processo.
Non ci sono vittime o feriti, ma questo al momento non sembra ridimensionare quanto è accaduto. Una squadra tecnica composta da una quindicina di specialisti scelti dall'azienda è arrivata a Mahe ieri mattina, con un volo privato noleggiato in tutta fretta, e oggi otto di loro saliranno a bordo. Per cercare di correre ai ripari bisogna fare il massimo, pur nella consapevolezza che potrebbe non essere sufficiente.
E allora si tenta di creare le condizioni migliori per lo sbarco, ma soprattutto per l'accoglienza e il rientro a casa di tutti i passeggeri e poi dei membri dell'equipaggio. Sono stati presi contatti con le autorità locali e con il console italiano Claudio Izzi. Si stanno predisponendo i voli per riportare ognuno nella propria città di provenienza non escludendo di poter ospitare in albergo chi vorrà proseguire la vacanza ma non potrà per ovvie ragioni alloggiare sulla nave come aveva invece previsto.
E poi bisognerà scoprire che cosa è accaduto. Accertare se sia davvero stata una tragica fatalità ad aver provocato l'incendio che ha distrutto la sala generatori mandando in tilt gli impianti e la «Allegra» alla deriva.
Costa continua ad escludere l'ipotesi del dolo, l'eventualità che si tratti di un sabotaggio. Ma un'ispezione accurata di tutti gli impianti potrà essere effettuata soltanto dopo l'approdo. E anche se si trattasse di un incidente le conseguenze potrebbero essere altrettanto serie perché si pone il problema della corretta manutenzione e quello della sicurezza degli impianti, entrambi aspetti fondamentali per l'incolumità di chi sceglie di trascorrere le proprie vacanze in crociera e si ritrova poi in balia delle onde.
La procura di Grosseto aveva già avviato verifiche sulle procedure seguite per garantire il perfetto funzionamento della flotta. Adesso anche i magistrati di Genova potrebbero decidere di fare altrettanto. Ma prima bisogna portare in salvo le oltre mille persone - tra loro anche i 212 italiani - che sono a bordo. Chiudere le operazioni di soccorso, per poter avviare quelle di controllo. Mettendo nel conto che per la compagnia potrebbe trattarsi dell'ultimo atto prima della resa.
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