IL CINEMA DEI GIUSTI - MA CHE “LINCOLN” E “DJANGO UNCHAINED”! IL FILM PREFERITO DI OBAMA È IL PICCOLO, MAGICO, COMMOVENTE “RE DELLE TERRE SELVAGGE”, OPERA PRIMA DI BENH ZEITLIN, PREMIATO AL SUNDANCE, A CANNES, IN CORSA ALL’OSCAR PER QUATTRO CATEGORIE - STORIA DELLA BIMBA NERA HUSHPUPPY TRAVOLTA DALL’URAGANO KATRINA, È UN FILM IMPORTANTE CHE LANCIA UN REGISTA DI GRANDISSIMO TALENTO…

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Re delle terre selvagge di Benh Zeitlin

Marco Giusti per Dagospia

Ma che "Lincoln" e "Django Unchained"! Il film preferito del Presidente Obama è il piccolo, magico, commovente "Re delle terre selvagge" (ma è più bello il titolo originale, "Beasts of the Southern Wild"), opera prima di Benh Zeitlin, premiato al Sundance (Gran Premio), a Cannes (Camera d'Or), in corsa all'Oscar per quattro categorie (Miglior Film, Regia, Attrice Protagonista, Sceneggiatura), storia della bimba nera Hushpuppy travolta nel bayou della Louisiana dall'uragano Katrina, ma cresciuta con l'idea che non si deve mai, per nessun motivo, lasciare la terra dove si è nati e che "l'intero universo è costruito dall'unione di tutti pezzi giusti".

Se Tarantino e di Lincoln osano ritornare su drammi come la schiavitù e il razzismo che per anni hanno lacerato l'America, l'eroina di "Re delle terre selvagge", Hushpuppy, l'incantevole Quvenzhané Wallis, che aveva solo 5 anni quando ha girato il film, trovata dopo 4000 provini, giustamente candidata all'Oscar, rappresenta per tutta l'America la sua forza indomita, capace di cavalcare uragani, capire la natura e sfidare la morte con la sua innocenza selvaggia.

L'unica in grado di far risorgere un paese ancora in crisi, piegato tra guerre, terrorismo, capitalismo. Ferite profonde, come quella che si trascina il padre di Hushpuppy. "Re delle terre selvagge" è una specie di favola tra Mark Twain e Maurice Sendak, dove tutto è visto attraverso gli occhi di una bambina che vive a contatto con gli animali e la natura.

Nasce da un romanzo per bambini e da un'opera teatrale di Lucy Alibar, che la stessa scrittrice ha sceneggiato con Benh Zeitlin. Il giovane regista newyorkese, che aveva girato dei corti abbastanza simili, soprattutto, "Glory at Sea", che è un po' una specie di prova generale per il suo lungometraggio, si è trasferito nel bayou della Louisiana per costruire il suo film.

Lo hanno molto aiutato Robert Redford e il Sundance Film Festival, anche perché non è un'opera prima proprio poverissima, un milione e 800mila dollari, e si trattava comunque di costruire l'avventura di una piccola comunità, gli abitanti appunto del Delta, che rifiutano di lasciare la propria terra dopo l'uragano e cercano comunque di vivere in un posto ormai invivibile abbandonato anche dagli animali.

Al tempo stesso seguiamo la piccola Hushpuppy, che vive in una casa accanto a quella del padre, la mamma se ne è andata molto presto, che cerca di capire da lui, malatissimo, e dalla maestra della zona, le regole per sopravvivere nella palude. Hushpuppy mischia la vita di tutti i giorni, gli animali che vivono con lei, cani, maiali, galline, alligatori con i pesci gatto e i gamberetti che sono un po' la vita del posto, e le bestie del passato, i terribili Auroch che la sua maestra ha tatuato sulle gambe, proto-tori estinti nel 1627, che immagina scongelati dai grandi ghiacci del Polo a causa dell'uragano e in corsa verso la palude trascinando con loro ogni cosa.

Sulla carta un film ambiziosissimo e complesso, anche se nella chiave infantile-poetica diventa poi qualcosa di più facile da realizzare e di molto più tenero. Sia perché Benh Zeitlin e la sua piccola troupe di tecnici e non attori, il padre, Dwight Henry, è il panettiere del posto, sono bravissimi a farci percepire la verità del posto, come accadde tanti anni fa a Nicholas Ray nel suo capolavoro, "Wind Across The Everglades", sia perché trova nella incredibile Quvenzhané Wallis non solo la Hushpuppy ideale, capace anche di accendersi il gas con un lanciafiamme, ma la nuova grande eroina americana, capace di farci commuovere e di farci credere in un futuro migliore dove possono essere ammansiti con una carezza anche le bestie del passato come gli aurochs.

Impossibile da descrivere, "Re delle terre selvagge" è un film importante che lancia un regista di grandissimo talento capace di gettarsi anima e corpo in un progetto così complesso, ma che ha la grazia di inquadrare con lo stesso amore bestie, uomini, pesci, di musicarsi da solo il suo film e di costruire una delle scene più importanti, quella del barcone bordello dove Hushpuppy ha ritrovato, forse, la mamma, l'unica in grado di accendere il fuoco col calore del corpo e di cucinare l'alligatore fritto con una melodia del vecchio Fats Waller, "(It Will Have To Do) Until the Real Thing Comes Along". In sala dal 7 febbraio.

 

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