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LA MATEMATICA A LETTO E' UN'OPINIONE - IL SESSO RENDE FELICI, QUESTO E’ ASSODATO, MA NON E’ CHE PIU’ SI FA PIU’ SI E’ CONTENTI, ANZI SE RADDOPPIATE I RAPPORTI, SI DIMEZZERA’ IL PIACERE - "LA FELICITÀ STA NELLA QUALITÀ, NON NELLA QUANTITÀ. E’ IL PIACERE DELL’ATTO, NON QUANTO SPESSO AVVIENE, A DETERMINARE L’UMORE"

Gretchen Reynolds per “New York Times”

 

PER LE DONNE IL SESSO A QUARANTA ANNI MIGLIORAPER LE DONNE IL SESSO A QUARANTA ANNI MIGLIORA

Già tanto tempo fa i ricercatori hanno stabilito la connessione fra il sesso e la sensazione di sentirsi bene con se stessi e con il mondo. In un recentissimo studio, i partecipanti (mille donne) hanno messo al primo posto il sesso, fra le attività che li rendono più felici. Il che conferma la ricerca del 2004, condotta su 16.000 americani adulti, sui legami fra entrate, attività sessuale e felicità. Gli economisti conclusero che aumentare la frequenza dei rapporti sessuali, da una volta al mese a una volta a settimana, rende felici come avere 50.000 dollari in più sul conto in banca.

 

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L’associazione fra sesso e felicità è assodata, ma non significa necessariamente che più si fa sesso e più si è felici. A dimostrarlo c’è lo studio della “Carnegie Mellon University” su 64 coppie sposate ed eterosessuali: a una metà è stato chiesto di condurre la vita normalmente, all’altra metà è stato chiesto di raddoppiare la frequenza dei rapporti sessuali. Se facevano sesso una volta al mese, dovevano allungare a due. Se facevano sesso tre volte a settimana, dovevano portarle a sei.

 

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I soggetti dovevano riempire un questionario quotidiano, per tutta la durata dell’esperimento (90 giorni), appuntando la qualità del sesso, la quantità e l’umore successivo. Il risultato? Chi ha raddoppiato i rapporti non era più felice di prima. Anzi, la qualità del sesso si era abbassata, si era perso entusiasmo ed energia.

 

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Il perché lo spiega George Loewenstein, docente di economia e psicologia alla “Carnegie Mellon”: «Se fate sesso per ragioni diverse dal fatto che vi piace e che in quel momento lo volete, sarà minata la qualità della prestazione e anche l’umore che ne consegue. La felicità sta nella qualità, non nella quantità. E’ il piacere dell’atto, non quanto spesso avviene, a determinare l’umore».