DAGOREPORT - SUL PIÙ TURBOLENTO CAMBIO D'EPOCA CHE SI POSSA IMMAGINARE, NEL MOMENTO IN CUI CRISI…
Stefania Ulivi per “Il Corriere della Sera”
Non è la Bbc, è sempre la Rai e non sarà facile per la coppia Gubitosi-Tarantola realizzare quella rivoluzione copernicana illustrata con dovizia di particolari dal direttore generale in un’intervista all’Espresso e sostanzialmente confermata durante il Cda informale. Un piano generale che si basa su alcuni punti fermi: «Due maxi redazioni per l’informazione Rai, meno direttori di Tg, meno poltrone. E più sinergie».
Un passaggio che Luigi Gubitosi immagina in due fasi. «La prima prevede la nascita di due newsroom. La numero 1 sarà composta dall’accorpamento di Tg1, Tg2 più Rai Parlamento. La 2 sarà formata da Tg3 più RaiNews24 più Tgr e Ciss, meteo e web. Newsroom 1 sarà generalista e avrà anche un canale istituzionale. Newsroom 2 porterà un’evoluzione dell’all news integrando offerta nazionale, internazionale e locale. Con Newsroom 2 otteniamo un risparmio immediato.
L’obiettivo è sfruttare i punti di forza che abbiamo, utilizzando un unico standard produttivo. Saranno due grandi accorpamenti ma apparentemente non cambierà nulla». Nel senso che gli spettatori continueranno a vedere Tg1, Tg2 e Tg3. Le redazioni, però, saranno unificate. E saranno i vicedirettori a diversificare le scelte nella gestione del notiziario.
Sul piede di guerra i diretti interessati. La preoccupazione nelle redazioni per accorpamenti e ridimensionamenti è altissima. «Partiamo decisamente col piede sbagliato. A poche ore dalla presentazione al Cda e ai sindacati, il direttore generale anticipa le linee guida di riforma a un settimanale. Pessimo modo di intendere le relazioni sindacali. E anche il ruolo dei consiglieri di amministrazione», commenta l’esecutivo dell’Usigrai.
LOGO DELLA TELEVISIONE BRITANNICA BBC
Anche la politica si fa sentire attraverso Vinicio Peluffo, capogruppo pd in commissione di Vigilanza Rai che invita il dg a illustrare il piano di riorganizzazione dell’informazione Rai in commissione, «dal momento che riguarda il complesso dell’offerta informativa del servizio pubblico e tocca da vicino i contenuti del contratto di servizio».
Un primo test Gubitosi l’ha avuto ieri, nell’anticipo di Cda ma stamattina la partita si aprirà ufficialmente in Consiglio. Se dovesse ricevere ulteriori blocchi il direttore generale ne prenderà atto, ha fatto sapere.
Ma che l’intenzione sia quella di chiudere la stagione dell’informazione tripartita nata dalla riforma del 1975, un assetto che prese la forma attuale il 15 dicembre 1979 (non a caso la data è stata usata come nome del piano in discussione), con la nascita di Tg3 e Tgr, è stato chiaro già dal pomeriggio di ieri in occasione dell’audizione di Gubitosi e Tarantola in commissione Trasporti della Camera per un’indagine conoscitiva sul sistema dei servizi audiovisivi e radiofonici.
I vertici Rai hanno confermato l’intenzione di trasformare la Rai in una media company, mettendo in primo piano «il contenuto». Aperte le ostilità con i dipendenti, definiti «troppo anziani». E lanciato un segnale al pubblico: l’importo del canone, dice Gubitosi, si può ridurre «se lo pagano tutti».
La presidente Tarantola ha citato il modello Bbc auspicando una «soluzione totalmente digitale e connessa attraverso un’offerta personalizzata. Il servizio pubblico è ancora indispensabile, ma l’era digitale gli impone profondi cambiamenti in tempi rapidi». A partire appunto, dai dipendenti.
«Il gruppo Rai ha un personale anziano. 860 sopra i 60 anni, solo 120 persone al di sotto dei 31 anni», ha stigmatizzato Gubitosi che ha anche sottolineato «la litigiosità storica: siamo arrivati fino a 1.300 cause di lavoro, che su 13.000 dipendenti, non è il massimo».
Sotto accusa anche la lottizzazione politica: «Il danno della politica è che se un direttore viene nominato per motivi di affinità, questa persona sarà portata a chiamare intorno a sé persone che gli vengono suggerite, che magari non hanno la competenza necessaria. C’è un problema di sistema».
E di facce. Come quella destinata a sostituire Giovanni Floris a Ballarò. Gubitosi glissa sull’ipotesi Massimo Giannini, circolata nei giorni scorsi. «No, non la so questa cosa». Quel che è certo è che i sindacati si preparano a dare battaglia. Pronte le procedure di sciopero contro vendita di Rai-Way. La quotazione, aveva annunciato a Montecitorio Gubitosi, sarà pronta in autunno.
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