FLASH! - FERMI TUTTI: NON E' VERO CHE LA MELONA NON CONTA NIENTE AL PUNTO DI ESSERE RELEGATA…
1- LA LIRA PRESCRITTA...
Sebastiano Messina per "la Repubblica"
L'articolo più breve di tutto il decreto Monti è di sole cinque righe. C'è scritto semplicemente che «le banconote, i biglietti e le monete in lire ancora in circolazione si prescrivono in favore dell'Erario con decorrenza immediata». E' decisione che non ha suscitato proteste, scioperi o appelli.
Forse perché questa norma piccola piccola ha colpito gli italiani più indifesi, come la vecchietta di Canicattì che aveva trovato trecentomila lire dimenticate in fondo a un cassetto e credeva - lo stabiliva una legge del 1997 - di poterle cambiare in euro fino a febbraio. Invece non ha fatto in tempo, perché dalla sera alla mattina la lira è stata "prescritta". Non fa onore allo Stato tassare del 100 per cento chi si era fidato delle sue leggi, e neppure seppellire in gran fretta la sua moneta nazionale, come si fa con gli appestati.
2- MOZART E I TROMBONI ALL'OPERA...
Quirino Conti per "la Repubblica"
Puntuale, con cadenza annua, il Paese si sveglia musicologo: e particolarmente versato nel genere melodrammatico. Inevitabilmente e senza scampo, in coincidenza con l'apertura della nuova stagione lirica nei suoi due massimi teatri. Durante quelle settimane tutto l'umano sapere è delegato a un direttore d'orchestra che, verseggiando come una Pizia, dal suo specifico si diffonde con generosità sui più diversi argomenti: purché altissimi, patriottici e reboanti. Finita la festa, tutto torna come prima. Tutto, fuorché l'animo turbato di qualche cantante che, raggiunta la ribalta per gli applausi, scorta la platea in piena luce, non si è più riavuto dallo choc. Per la scoperta di aver cantato davanti a un simile spettacolo.
Perplesso su quale dei due - in costume il suo, in abito elegante l'altro - fosse il più fasullo e posticcio, il più contraffatto. Giacché il Paese del Made in Italy, scopertosi melomane, non esita a recarsi a teatro con il peggior aspetto possibile. Impennacchiato, tromboneggiante e come pronto per un brutto Ballo in maschera. Salvati decoro e tradizione, chi avrà messo in giro la voce che per godersi Verdi e Mozart c'è da ridursi a quel modo? E perché mai a un concerto si va vestiti con tanta grazia, almeno con naturalezza, mentre per il teatro d'opera, a Roma e Milano...
3- Ã CAPITALISMO OPPURE INCULARELLA?...
Andrea Marcenaro per "il Foglio"
Mica per dire, o perché me ne intenda. Ma un capitalismo dove gli anticapitalisti stanno dalla parte dei capitalisti, un capitalismo dove i capitali, invece che da privati individui, vengono gestiti da un pugno di tizi che hanno fatto un paio di master, dove il modo di produzione orientale bagna il naso a quell'occidente dove il capitalismo nacque, un capitalismo che se ne sbatte mica male della salvaguardia delle libertà individuali, se ne sbatte mica male se l'intervento pubblico interferisce nella libera competizione dei soggetti economici e dove le borse, invece che fare un po' su e un po' giù, un giorno vanno giù e il giorno dopo ancor più giù, un capitalismo la cui colonna sonora è affidata a Jean-Paul Fitoussi e dove l'Inghilterra (che Marx l'ha sepolto) resta fuori, che si rifiuta di votare, di stampare moneta, si rifiuta di fare debiti e abolisce il segreto bancario, bisogna ancora chiamarlo capitalismo, un capitalismo così, o non sarebbe meglio chiamarlo incularella?
Mario MontiMARIO MONTI E SIGNORA VALERIA MARINI MARTA MINOZZI BRIVIO SFORZA LA TETTONA CON CAPPELLINO PIUMATO Jean Paul Fitoussi
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