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MUGHINI EPURA IL “PURO” FERRARA: “SCRIVENDO DI LUPI E DEL FIGLIO, SOSTIENE CHE CON LE RACCOMANDAZIONI LUI NON HA MAI AVUTO NIENTE A CHE FARE. NON È VERO. FU ALBERTO RONCHEY, COLLEGA DI SUO PADRE, A INTERCEDERE PRESSO IL “CORRIERE” PERCHÉ GIULIANO POTESSE INIZIARE UNA COLLABORAZIONE”

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Giampiero Mughini per Dagospia

 

Giampiero MughiniGiampiero Mughini

Caro Dago, trovo che questa faccenda (divenuta rovente) della “raccomandazione” di cui s’è avvalso l’ingegnere Luca Lupi in quanto figlio del ministro Maurizio Lupi, mi sembra una faccenda che ha molto a che vedere con il cannibalismo della lotta politico-partitica in Italia e pochissimo a che vedere con il rigore dei costumi, con l’idea che ciascuno nel suo lavoro deve camminare con la forza delle proprie gambe eccetera eccetera.

 

A dirla in parole povere, non c’è nessuno di noi che a un certo punto del suo cammino professionale non abbia usufruito di una raccomandazione. Si dovessero pubblicare in volume le intercettazioni telefoniche in cui qualcuno raccomandava a qualcun altro un apprendista giornalista o un apprendista dentista o un apprendista funzionario dello Stato o un’apprendista escort, ne risulterebbero dei volumoni che al confronto l’Encyclopédie di Voltaire e Diderot farebbe la figura di un tascabile.

giuliano ferraragiuliano ferrara

 

Io ho cominciato il mio iter professionale perché un giornalista comunista mio caro amico, Aniello Coppola, mi aveva fatto fare da Gian Carlo Pajetta una raccomandazione scritta e firmata perché potessi salire le scale che portavano all’ufficio dell’allora direttore del “Paese Sera”, Claudio Cingoli. Poi quanto allo scrivere su quel giornale io mi feci valere, ma senza la raccomandazione di Pajetta-Coppola sarei stato placcato all’entrata del giornale.

 

ALBERTO RONCHEYALBERTO RONCHEY

Un eccellente articolo sulla faccenda Incalza-Lupi e compagnia indagata l’ha scritto stamane sul “Foglio” Giuliano Ferrara, uno il cui compito di andare controcorrente è facilitato dall’eccezionale e prevedibilità di tutto quello che appare sulla carta stampata. Eppure un piccolo peccato veniale, Giuliano lo commette. Scrive che lui con le raccomandazioni e i rapporti parentali non ha mai avuto nulla a che fare. Per fortuna del giornalismo italiano le cose non sono andate così.

 

Era stato Alberto Ronchey, negli anni Cinquanta moscoviti collega di papà Maurizio Ferrara, a intercedere presso il “Corriere della Sera” perché Giuliano potesse iniziarvi una sua collaborazione. Che fortuna per noi tutti quella raccomandazione, che ha permesso a Giuliano di manifestare il suo strabocchevole talento di scrittore più ancora che di giornalista. (Sulle vicende di casa Ferrara ho scritto un libro ahimé bellissimo che quasi non ebbe lettori: aveva contro l’odio verso i Ferrara, l’odio nei confronti del sottoscritto, l’odio verso l’editore Leonardo Mondadori che aveva fatto “vincere” Berlusconi quanto al diventare proprietario della Mondadori.)

 

maurizio lupimaurizio lupi

E dunque. Se sì o no il ministro Lupi ha fatto un paio di telefonate a dire che aveva un figlio capace di fare il lavoro che ha poi fatto, io altissimamente me ne strafotto. E tutti quelli che si stanno alzando con il ditino puntato e gridano sdegnati e invocano dimissioni, partitanti di Sel o del Movimento 5Stelle, c’entrano niente con la Morale e il Rigore dei Costumi. Solo hanno a che vedere con la faziosità politica.

 

Ps. In tutto e per tutto solo una volta ho avuto il ministro Lupi seduto accanto a me su un divano televisivo.

 

2 - PERCHÉ ALLA GOGNA PREFERISCO INCALZA

Giuliano Ferrara per “il Foglio”

 

ERCOLE INCALZA  ERCOLE INCALZA

Il tipo non mi dispiace, così, a vederlo in fotografia, per istinto. Ha un’aria intelligente e autorevole, il burocrate Ercole Incalza, detto Ercolino. Il magistrato veneziano Carlo Nordio dice che la corruzione, data la nostra legislazione, norme e cultura, è “quasi inevitabile”. Affermazione impegnativa, accidenti. Me lo ha fatto notare il direttore di questo giornale mentre tornavamo da Milano in treno, filando a tutta birra. Chissà se anche il servizio di tecnici dell’amministrazione e delle infrastrutture come Incalza è inevitabile, o quasi inevitabile. I giornali ora pubblicano i leaks delle intercettazioni, spazzatura che sputtana.

 

So di non esserci. Non conto. Non sono corrotto, almeno non da quel punto di vista. Non mi hanno ristrutturato case a buon prezzo, assunzioni di parenti no e poi no, non li conosco. Le cricche mi sono lontane. Ma vista ad alta velocità, e proprio nel tratto o nodo di Firenze che è considerato sospetto, quella faccia di Ercolino mi fa una strana impressione. Senza di lui e senza quelli come lui saremmo davvero tutti più ricchi, con la legalità in perfetto controllo, l’erario ben custodito, e a che velocità andrebbero i treni tra Roma, Napoli, Milano e Torino? Non ne sono sicuro. Le storie sono sempre le stesse e sono raccontate sempre nello stesso modo dagli stessi pistaroli bene informati in procura.

ERCOLE INCALZA ERCOLE INCALZA

 

Cifre gigantesche di appalti: 25 miliardi in non so quanti anni. Un reato? Appaltatori che prendono per sé una bella fetta della torta: ma non sono certo che questo avvenga solo per cuginanza, favori personali, lobby, massonerie del denaro. Infatti vorrei che giornali e tv mi informassero anche sui loro curricula, se sia gente seria questa genia di appaltatori, se sia alla fine capace di fare il duro lavoro di realizzare qualcosa in un paese chiacchierone, pettegolo, bestialmente incline al rinvio com’è l’Italia.

 

Faccio di questi pensieri anche quando penso all’Autostrada del sole, alla sua costruzione in tempi brevi nell’Italia del miracolo. Ci furono sovraccosti, tangenti, appalti preferenziali, vie brevi, amicizie, scelte politiche più che amministrative? Non so. Ma una volta andai a Firenze nella Fiat Millecento di mio padre, lungo la Cassia, mezzo secolo fa, era un viaggio romantico e scomodo, un’Italia da sogno e da incubo. La vita cambia, le infrastrutture la cambiano. Ieri quelle materiali.

 

CANTIERE EXPO MILANO CANTIERE EXPO MILANO

Oggi quelle materiali e immateriali. Cambiano le rotaie, le macchine volanti sulle rotaie, cambiano le stazioni, gli aeroporti, le strade, cambia tutto, e ci si trasporta con una certa decenza tecnica, si incrementa il commercio, il turismo. Certo, si potrebbe fare ancora di più e ancora meglio: i pendolari non se la passano gran che. I bus cittadini in mezza Italia sono relitti. Dite quello che volete, ma non sono sicuro che i tipi come Ercolino siano del tutto estranei al cosiddetto “progresso”.

 

Non sono sicuro che le loro consulenze, i loro modi di lasciarsi attaccare alle mani un po’ di grasso, se è così, se così lo si può dimostrare in un giusto processo, siano illegali. E, se illegali, che siano evitabili, o quasi evitabili come suggerirebbe il magistrato intelligente Nordio. Detto chiaro, se spunti un villozzo o un conto bancario un po’ troppo grasso, la mia reazione non è di invidia, di odio, di censura.

 

CANTIERE EXPO MILANO CANTIERE EXPO MILANO

E’ una reazione abbastanza blanda, da immoralista. Guardo le rotaie e i tralicci che scorrono a quasi trecento chilometri l’ora. Di una cosa però sono convinto. Il trattamento di questa materia è generalmente incivile, è esposto alle regole della gogna e della galera preventiva più che della giustizia, nasce sempre preceduto da guerre di lobby pettegole, non sai mai se l’indagine telefonica è origliamento o ricerca di prove certe. Se parla l’uomo di legge o il mediocrate che deve vendere copie sulla credulità del popolo. Alla luce del procedere moralistico-giudiziario, tutto è reato. Il Rolex. Una raccomandazione. Un figlio.

 

Eccetera. E poi c’è un ministro, un bravo poliziotto molisano divenuto eroe della giustizia, che non ha lasciato dietro di sé molti ricordi, se non penosi, e che alla fine si è messo di lato perché anche lui moralizzatore moralizzato, il quale dice tronfio che lui Incalza, Ercolino, non lo voleva. E un altro ministro, che se la vede con l’Expo e altre bazzecole, che invece cercava di rassicurare Ercole, gli diceva di continuare a faticare perché il suo potere lui lo avrebbe politicamente difeso. Magari mi sbaglio, magari tutto va risolto con i comizi di Grillo e Salvini, e con le intercettazioni a mezzo stampa, magari è così, ma non ne sono del tutto sicuro. La faccia di Incalza mi ispira oggi una strana fiducia.