DAGOREPORT - PER RISOLVERE LA FACCENDA ALMASRI ERA SUFFICIENTE METTERE SUBITO IL SEGRETO DI STATO E…
Michela Allegri per "Il Messaggero - Roma"
LA SENTENZA
Bocciatura su tutta la linea: l'aumento delle tariffe per la sosta entro le strisce blu deciso dal Campidoglio, è stato annullato dal Tar del Lazio, che ha accolto il ricorso presentato dal Codacons. È la seconda stroncatura che i giudici amministrativi dispongono nei confronti del Comune nel giro di due settimane. La terza, invece, dall’inizio dell’anno.
Lo scorso 3 marzo, infatti, i magistrati hanno contestato l'incremento dei costi dei permessi Ztl, e il 2 febbraio hanno fermato l'innalzamento delle tariffe degli asili nido. La sentenza sul rincaro del posteggio a pagamento, emanata dai giudici della seconda sezione, ha soppresso la delibera numero 48 del 29 luglio 2014, che prevedeva uno scatto del prezzo da 1 euro a 1,50 in tutte le aree, e cancellava le quote agevolate giornaliere e mensili.
L’ISTRUTTORIA
IGNAZIO MARINO E LA SUA SCORTA DI VIGILI IN BICI
Secondo il Tar, il Campidoglio ha utilizzato in modo ingiustificato «la leva finanziaria quale strumento esclusivo per migliorare l'utilizzo degli spazi di sosta», e si tratta di una scelta «non conforme ai criteri di determinazione delle tariffe». La delibera in questione, sarebbe basata su «un'istruttoria incompleta e inadeguata», rispetto allo scopo dichiarato dal Comune, cioè «regolare l'uso dell'auto da parte dei cittadini che arrivano da aree servite dal trasporto pubblico».
In parallelo all'aumento dei prezzi di posteggio, infatti, non ci sarebbe stato un adeguato potenziamento dei mezzi pubblici. Un potenziamento che, a detta dei giudici, «avrebbe dovuto precedere e non seguire la rimodulazione della disciplina della sosta». I magistrati riconoscono l'importanza dei parcheggi a pagamento: «Non è in discussione il fatto che le strisce blu costituiscano uno degli strumenti essenziali per la limitazione della circolazione e per superare le enormi criticità ambientali dei centri storici».
Ma sottolineano che, nel caso della delibera numero 48, non ci sarebbe stata «alcuna verifica circa la specifica domanda di sosta nelle diverse zone tariffate», e non sarebbe stata fatta nessuna differenziazione «tra soggetti che provengono da zone coperte da servizi forti di trasporto pubblico, ed utenti che, invece, si spostano da zone periferiche o non adeguatamente servite». I giudici riservano una stoccata anche all’Agenzia per la mobilità, che ha condotto uno studio dello stato attuale della sosta a pagamento. Come si legge nel dispositivo, «l'analisi si limita alla riproduzione degli elaborati dello studio condotto nel 2008 dalla Commissione appositamente istituita». Secondo i magistrati, «deve escludersi che l'Agenzia abbia condotto autonome ed aggiornate verifiche circa l'adeguatezza dell’offerta di trasporto nelle diverse zone».
LA REAZIONE
«Prendiamo atto della sentenza che censura Roma Capitale per l'istruttoria insufficiente che avrebbe accompagnato l'adozione della delibera - ha dichiarato l'assessore alla Mobilità Guido Improta - ma proporremo ricorso al Consiglio di Stato verso una sentenza che è culturalmente sbagliata». Secondo Improta, infatti, il Tar avrebbe compiuto delle valutazioni non convincenti: «Da un lato accetta il fatto che le strisce blu costituiscano un elemento essenziale per la limitazione della circolazione, dall'altro dice che dobbiamo tener conto delle abitudini dei cittadini nell'uso dei mezzi pubblici che, in una città con 2,8 milioni di veicoli, sono evidentemente da modificare se non da costruire a partire da un diverso approccio culturale al tema della mobilità».
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