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Giampiero Mughini a Dagospia
Caro Dago, stasera verrò volentierissimo a cena da te. Sai bene che non vado mai nei luoghi privati (ma anche in quelli pubblici) dove ci siano più di cinque o sei persone, il numero perfetto per confabulare, interrogarsi, cercare di capire qualcosa l’uno dell’altro. Ma come non fare una sonante eccezione con le vicende tue e di casa, vicende che mi sono familiari da quarant’anni?
Quei primissimi anni Ottanta in cui ci conoscemmo e tu eri già scapestrato quanto lo sei adesso. Solo che a quel tempo smanazzavi biglietti da mille lire dietro uno sportello bancario, mentre oggi dirigi e modelli uno dei più bei quotidiani italiani, anche questo un sito dove io mi ci ritrovo come in famiglia, e del resto se non ci fosse “Dagospia” io non avrei paginetta alcuna dove apporre almeno il mio codice fiscale.
Faccio un elogio del tuo lavoro non adesso, che sarebbe un salire sul carro del vincitore (sport che sai essermi estraneo), e bensì per avertelo scritto a modo di incoraggiamento quella prima volta e quel primo giorno che sul web apparve la testata “Dagospia”. E l’averlo fatto lo reputo l’ennesima medaglia da appuntarmi al petto, un petto in tutta immodestia medagliato quanto quello di un generale sovietico dei tempi loro fulgenti.
Voglio aggiungerne un’altra di medaglia. C’è che con mio dispiacere stasera non ci sarà al mio fianco Francesca Barra, che tanto avrei voluto tu conoscessi di persona e che mi ero permesso di invitare. Solo che sul campo di battaglia che è oggi il suo, la trasmissione “In Onda” condotta da Paragone il Panzer, stasera finiranno molto tardi e Francesca alla fine di una giornata di lavoro è sfinita.
Dico avrei voluto tu conoscessi Francesca, che come sai è mia amica, perché lei sul tuo sito appare di frequente come un’eroina del male. Una volta perché è la supposta amante di un qualche vip, una volta perché tu riporti un articolo di Vittorio Feltri in cui si dice di Francesca che è più atta alla “discoteca” che non al talkshow, un’altra volta ancora perché riporti l’articolo di un giornalista del “Fatto” che l’ha presa a schiaffi in volto per nessuna ragione che non fosse il riempire le righe di una sua rubrichina con il riferimento a una bella ragazza le cui foto su un giornale ci stanno a meraviglia.
francesca barra e giuseppedi piazza
Tu forse non lo ricordi, caro Dago, ma anch’io una volta avevo lievemente sfottuto Francesca, e perché non la conoscevo e perché mi pareva che la sua silhouette televisiva oscillasse tra quella di una soubrette e quella di una giornalista (erano i tempi della sua intervista a Matteo Renzi). Mi arrivò subito una sua mail, dove non mi dava affatto dell’ebreo, del cornuto, del fascista, del molestatore di fanciulle, e dove invece mi scriveva garbatamente che mi ero sbagliato nel giudicarla.
francesca barra ed edoardo leofrancesca barra 6
Lo capii a volo di essermi sbagliato, e subito le scrissi che lei e suo marito sarebbero stati ben accetti a casa mia per vino e chiacchiere. Da allora siamo diventati amici. Te la faccio breve. Francesca è una brava ragazza all’antica, una che sgobba per il suo lavoro (al quale crede molto), una che si alza alle cinque del mattino per prendere un treno e tornare ai suoi due figli.
Nella trasmissione “In Onda” sta in una posizione difficile. Da una parte ha di fronte Paragone il Panzer, una che non si risparmia nulla nel maneggiare le parole come fossero scimitarre al servizio di una Causa, dall’altra deve “moderare” ospiti che in fatto deliquio populista e demagogico toccano vette inimmaginabili (nella puntata di ieri ce n’erano un paio da Reparto di Patologia Intensiva).
Lo fa con grazia, e se interrompe sorride. Io non parlo mai di televisione, perché avendo lavorato con tutti non posso parlare di nessuno. Non lo faccio mai, non critico mai nessuno, né uomo né donna. A leggere certi articoli “anti Barra” mi si rizzano i capelli da quanto sono abborracciati e fasulli, e non che io non sia abituato a leggere gli articoli abborracciati e fasulli di chi scrive di televisione e parla male di chi non gli sta simpatico.
francesca barra e matteo renzi
Uno bravissimo a scrivere di televisione era Beniamino Placido, che un tempo era stato mio amico. Mi insultava ogni volta che poteva. Mai ho replicato, anche perché a me lui stava molto simpatico. Solo una volta che incontrai Nadia Fusini (sua ex moglie e anche lei mia cara amica), e Beniamino aveva appena firmato l’ennesimo suo insulto nei miei confronti, dissi a Nadia che se lo avessi incontrato a Piazza Navona gli avrei fatto fare il giro della piazza a pedate nel sedere. Lo dicevo ma non lo pensavo affatto. Beniamino era intelligente, colto, ironico, tutto. Ce ne fossero come lui, e a parte il fatto che a lui non stavo simpatico. Altro che gli scrittarelli contro la mia amica Francesca.
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