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Giampiero Mughini per Dagospia
Caro Dago, ho una tale disarmonia con il presente che mi è molto difficile scriverti le poche righine che ti invio di tanto in tanto. Ho detto disarmonia, e dovevo invece dire sprezzo del presente.
Ovvio che mi commuove infinitamente che un protagonista assoluto di questi ultimi quarant’anni, ossia Marco Pannella, stia arrivando al capolinea.
Da qui a vedere che si fanno fotografare quelli che vanno a fargli visita, ce ne passa molto in fatto di miei “gusti”, i gusti di cui ha parlato Annalena Benini in suo bellissimo articolo sul “Foglio”.
Dov’erano questi valentuomini durante questi ultimi trent’anni in cui nessuno ha proposto che a Marco Pannella si desse la qualifica di “senatore a vita”? Non che quella qualifica sia più importante di altri, ma chi più di Pannella l’ha meritata e strameritata, chi più di lui ha dato il suo corpo e la sua vita e l’intero suo tempo alla cosa pubblica italiana o a quel che ne rimane?
BERLUSCONI GIANNI LETTA PAOLO ROMANI VISITANO MARCO PANNELLA -4
Ne parla uno che è nato al giornalismo andando a visitare Marco che faceva uno sciopero della fame e della sete in un albergo romano, e aveva le labbra grosse così dalla mancanza di acqua e riusciva a stento a parlare.
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Ci sarebbe mai stato il referendum sul divorzio, e la stravittoria dei filo-divorzisti se Marco e i suoi corsari non avessero piantato le loro bancarelle sulle piazze italiane al tempo in cui Enrico Berlinguer era terrorizzato dall’entità del voto cattolico? Voto cattolico che continua e essere un tabù inespugnabile, come ha dimostrato la vicenda delle cosiddette “unioni civili” e figliolanze annesse e connesse. Voto cattolico che si sarebbe indignato all’idea di Marco senatore a vita.
E poi questa faccenda, che non c’entra niente con Marco, della candidata CinqueStelle a Milano che s’è ritirata dalla contesa elettorale a diventare il sindaco del capoluogo lombardo perché s’è accorta che in politica è meglio somigliare a Kate Moss che non essere sovrappeso.
A me che lei fosse sovrappeso me ne poteva importare meno di nulla, così come mi importa meno di nulla che la candidata CinqueStelle a Roma sia un’avvocatessa dalla splendida allure e silhouette.
Da uno a mille, me ne strafotto duemila. Quello che mi lascia senza parole è il modo in cui questi personaggi irrompono nella scena politica. Mi pare che la milanese Bedori avesse preso 70 o poco più voti online, altro comparto dell’attuale presepe massmediatico di cui mi ci pulisco le scarpe.
Obesità a parte, quali erano le sue caratteristiche e il suo curriculum per aspirare alla carica di sindaco di Milano?
Ma ve li ricordate o no quali sono stati i sindaci socialisti a Milano, prima che il Psi venisse assassinato dai pubblici ministeri di Tangentopoli, gente che aveva masticato la politica da quando erano adolescenti, a cominciare da Paolo Pillitteri?
Ma possibile che nessuno ricordi più nulla e che il massimo di conoscenza che si richieda a un “opinionista” dei giorni nostri sia l’avere ascoltato la penultima puntata di “Porta a porta”?
Possibile che quando un uomo (non da poco) come Massimo D’Alema preannunci la voluttà di una scissione a sinistra del Pd renziano, nessuno gli ricordi il tragicomico di tutte le scissioni da sinistra che si sono susseguite nell’Italia di questi ultimi quarant’anni, a cominciare da quella scissione del Psiup che ammazzò il Psi e il centro-sinistra, e si concluse nel fango di un partito che risultò essere pagato dall’Urss pur di rompere i coglioni all’unico riformismo italiano possibile, quello di Pietro Nenni e della sua squadra?
Caro Dago, non ho davvero nulla da scriverti e a parte il disprezzo del presente. E parte i sussulti che mi vengono ogni volta che leggo un tuo tiolo. Ma davvero il mio amico Peppino Cruciani ha scritto che per 200mila euro è pronto a farsi inculare? Anche se capisco che oggi ogni occasione anche la più abietta è buona per autopromuoversi e aspirare ai titoli di giornale, non ci crederò mai che Peppino lo abbia detto davvero. Mai. Gli voglio troppo bene per crederci.
giuseppe crucianiBERLUSCONI GIANNI LETTA PAOLO ROMANI VISITANO MARCO PANNELLA -1
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