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Paolo Russo per "La Stampa"
Seri e profondi dubbi, oltre che preoccupazioni sulla sicurezza e sull'efficacia del metodo Stamina. Ma anche risultati sovrastimati, «ignoranza della biologia delle cellule Staminali», «imperfezioni ed omissioni nel protocollo». «Alcune sezioni del quale sono state persino copiate da Wikipedia».
La prestigiosa rivista scientifica internazionale «Nature» torna ad attaccare con un nuovo articolo il «metodo Vannoni». E questa volta lo fa citando le carte dei verbali del comitato scientifico, chiamato dal ministero della Salute ad esprimere un parere sul metodo e poi «sospeso» dal Tar. Tutti testi che secondo l'articolo evidenziano preoccupazioni su sicurezza ed efficacia.
Nature si riferisce probabilmente alle cartelle cliniche degli Spedali Civili di Brescia, pubblicate prima di Natale da "La Stampa", quando parla di rivelazioni che dimostrerebbero come «i successi rivendicati da Stamina per i suoi trattamenti siano stati sovrastimati». E in effetti in quelle cartelle di riscontri oggettivi sui miglioramenti dei pazienti non c'è traccia.
I verbali degli scienziati che poi avrebbero dato lo stop alla sperimentazione rivelano anche che i protocolli farebbero acqua da tutte le parti. Da quei resoconti delle riunioni degli esperti emergono «serie imperfezioni e omissioni nel protocollo Stamina», che in alcune sue parti sarebbe persino un «taglia e incolla» da Wikipedia.
Nelle carte consegnate da Vannoni e soci al comitato, riferisce la rivista cult degli scienziati, emergerebbe «una evidente ignoranza della biologia delle cellule staminali e delle competenze cliniche necessarie», oltre a vari «errori concettuali». Anche per questo, rivela sempre l'articolo, gli esperti del comitato scientifico si erano detti contrari al vincolo di segretezza sui protocolli imposto da Vannoni.
Ma nessuno ha mai voluto sciogliere quel patto, giudicato scellerato da molti scienziati italiani del calibro di Elena Cattaneo e Paolo Bianco, e così il metodo Stamina è rimasto avvolto da una cortina di fumo che una spiegazione però ce l'ha, ed è il contratto di cessione dei diritti sul suo utilizzo in altri Paesi sottoscritto da Vannoni con l'industria farmaceutica Medestea. La quale a sua volta non ha mai fatto mistero di puntare a un business delle staminali all'estero.
Se intorno a Stamina il vuoto della comunità scientifica c'era già , ora inizia a crearsi anche vicino a chi vuole testarne il metodo, come il diabetologo metà italiano e metà americano, Camillo Ricordi, che secondo Nature nel marzo scorso avrebbe fatto pressioni sull'allora ministro della Salute Balduzzi per regolamentare la sperimentazione sulle cellule staminali con i criteri meno rigidi previsti per i trapianti.
In Parlamento un tentativo ci fu, ma non se ne fece poi nulla. Ricordi venne però nominato da Balduzzi presidente della prestigiosa fondazione di ricerca Rimed. Quella dalla quale si è appena dimesso lo scienziato Carlo Croce, in disaccordo con le «aperture» di Ricordi a Stamina. Stesse motivazioni che hanno indotto altri uomini di scienza a dire addio alla "Cure alliance", presieduta sempre da Ricordi. «Se uno scienziato si dimette da un centro di ricerca perché un suo collega decide di studiare un nuovo metodo non ha un corretto approccio con la scienza» replica Vannoni proprio su Nature. Che nell'articolo riporta anche uno strano scambio di mail.
In una sempre Ricordi rivela che il ministro Lorenzin gli «ha recentemente chiesto di aiutarla a rivedere la regolamentazione per le terapie cellulari». In un'altra l'interessata smentisce, dichiarando di averlo incontrato una sola volta e di «aver parlato d'altro». Ma forse è proprio sulle regole della sperimentazione che si gioca la vera partita, tra chi vuole meno vincoli e chi non intende dare il via libera a tutto ciò che non abbia il timbro della validazione scientifica.
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