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Tim Teeman per “Daily Beast”
Il fotografo è anonimo, così come i soggetti catturati illecitamente agli angoli di Times Square negli anni ’60, mentre si rimorchiavano con cautela. Sguardi sexy fra gli uomini, coppie maschili guardinghe che scivolavano lungo le strade... all’epoca non c’erano le app e per entrare in un club gay ci voleva coraggio. Il “cruising” era il modo più immediato per incontrare altri uomini.
Il “New York Times” parlava già della 42° strada come di un luogo decadente, dove l’omosessualità era un problema. Il microcosmo del desiderio si può scoprire, da domani al 6 febbraio, alla mostra “Gay Gotham”: Art and Underground Culture in New York. Due gallerie, 225 pezzi d’arte, opere di artisti LGBT che hanno operato tra il 1910 e il 1990.
Ci sono quelli di nicchia e quelli più famosi. Nella prima galleria da Gene Malin a Leonard Bernstein, George Platt Lynes, Mercedes de Acosta, Lincoln Kirstein, Richard Bruce Nugent; si vede il video delle prove di “West Side Story”, le foto di amati e di amanti, le lettere segrete di chi doveva nascondere il proprio orientamento dietro un matrimonio, Frank O’Hara nudo con il suo amabile pene.
La mappa del Greenwich Village segna i bar e i club dove gay , lesbiche e trans si incontravano di nascosto, le riviste “macho” rivelano che i muscolosi di copertina avevano più fan dello stesso stesso che donne. Fino agli anni 90 questi non erano semplicemente luoghi di incontro, ma di scambio culturale.
Qui nascevano movimenti artistici e collaborazioni, un’energia che non si può certo originare dalle app. Per ricordarcelo, la seconda galleria espone Andy Warhol, Robert Mapplethorpe, Harmony Hammond, Bill T. Jones, Greer Lankton, scatti delle gare di “voguing” e dei rifugi omosex, locandine del “Danceteria”, “Pyramid”, “Duchess”, “Clit Club”. Tutta l’era prima e dopo Stonewall.
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E ancora personaggi chiave come Quentin Crisp, Susan Sontag, Candy Darling, Keith Haring, David Wojnarowicz, quelli della Factory e le loro muse, l’epidemia di AIDS, l’attivismo politico. E’ interessante seguire la transizione dai gay oppressi ai gay-cool, mainstream, di moda. “Gay Gotham” fa sorridere, ridere e piangere. Rende eccitati e meditativi. Era l’energia sovversiva che provocava l’arte. Quando gli artisti non possono più permettersi di vivere in certi luoghi, ecco che dal caos creativo si passa alla gentrificazione e ai quartieri spenti dei ricchi.
candy trans della factory
frank o hara by mario schifano
stephen sondheim e leonard bernstein
Leonard+Bernstein
quentin crisp
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