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Poteva succedere solo a Portland. La città dell’Oregon non solo ha più strip club di qualsiasi altra città americana, ma l’industria di intrattenimento per adulti sta registrando un vero boom. Nei locali si fa indie-rock, c’è ottima birra, le spogliarelliste sono tatuate dalla testa ai piedi, fanno acrobazie degne del “Cirque du Soleil”, hanno i capelli tinti di colori stravaganti e indossano ballerine o “Converse”, non il classico stiletto.
I club anche sono molto particolari, per esempio al “Devil's Point” si fa “Stripperoke”, dove i clienti salgono sul palco a cantare, e al “Mary's Club” ci si spoglia su canzoni selezionate da un jukebox d’annata. Questo approccio alternativo al sesso sta creando una situazione senza precedenti, in cui le spogliarelliste lavorano a braccetto con lobbisti e legislatori per emanare nuove regole il prossimo febbraio. Tutti hanno bisogno di giustizia e protezione sul posto di lavoro, quindi vanno ascoltate le richieste di chi fa parte dell’ambiente. Un ambiente che, a differenza di quello che si pensa, non è formato solo da prostitute e da vittime del traffico internazionale.
Negli ultimi anni le spogliarelliste si sono unite, hanno formato sindacati, hanno ottenuto salari arretrati, vinto cause milionarie, creato centri si assistenza legale gratuita. Ma di spogliarelliste che scrivessero leggi, non si era ancora sentito parlare. Per la prima volta sono state invitate al tavolo della politica. La “National Association of Social Workers” (NASW) e i lobbisti della “Pac/West” vogliono capire insieme a loro quali sono i problemi dell’industria del sesso, che a Portland rappresenta una forza economica.
Sulla rivista “Exotic” è pubblicata la mappa degli strip club, videoteche per adulti, “peep shows”, negozi di lingerie. La gente del mestiere è tanta e conta, oltre alle danzatrici esotiche, anche baristi, cuochi, camerieri, buttafuori, DJ, commessi. Siamo nell’ordine di migliaia di persone.
Al primo incontro ufficiale, le istituzioni hanno già scoperto che solo metà degli strip club chiedono documenti alle lavoratrici. E, quando lo fanno, non li controllano. La conseguenza è che arruolano per le serate anche ragazze minorenni, anche tredicenni.
Nella maggior parte degli stati americani, le spogliarelliste non rientrano in una categoria. Sono libere professioniste. Non hanno una paga all’ora e, anzi, sono costrette a pagare loro una piccola tassa per garantirsi il palco per più turni. A volte lavorano per 9 ore e incassano 40 dollari. Inoltre i locali sono spesso vecchi e gli standard di sicurezza non sono garantiti.
Non tutte le spogliarelliste però saranno d’accordo con le nuove regolamentazioni. Questo è un mestiere che spesso si fa proprio per incassare contanti subito: fai il provino, lavori la stessa sera, paghi la bolletta la mattina. Se passa la legge che rende obbligatoria una licenza (come già esiste a Las Vegas), le ragazze cercheranno un altro lavoro legato al mercato del sesso. Di sicuro un’occupazione peggiore.
Il prossimo incontro fra le parti si tiene il 22 ottobre.
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