NON SOLO MAFIA, LA SICILIA HA INVENTATO IL JAZZ! - A MEZZANOTTE VA IN ONDA RENZO ARBORE: ‘’IL 26 FEBBRAIO 1917, IL SICILIANO NICK LA ROCCA INCIDEVA A NEW ORLEANS IL PRIMO DISCO AL MONDO NELLA STORIA DEL JAZZ”

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1. ARBORE E IL JAZZ CONFINATI A MEZZANOTTE
Aldo Grasso per il "Corriere della Sera"

«Pochi sanno che il 26 febbraio 1917, un musicista italiano di New Orleans incideva il primo disco al mondo nella storia del jazz. Era siciliano e si chiamava Nick La Rocca». Con queste parole, tratte dalla biografia di Louis Armstrong, inizia il reportage musicale di Renzo Arbore sul mondo del jazz (Raidue, lunedì). Inizia come se fosse un vecchio film in bianco e nero per passare subito a una seconda citazione: dalla storica città della Louisiana, Arbore ripropone il vecchio saluto di Ruggero Orlando, il più bravo corrispondente che la Rai abbia mai avuto dall'America.

L'amore per il jazz da parte di Arbore è cosa nota, impreziosito ora da un curiosità non da poco: la sua tesi, infatti, è che la storia di questa musica deve molto a Palermo. Per una strana alchimia, dalla Sicilia e principalmente da Salaparuta sono partite per l'America con il piroscafo famiglie che hanno fatto la storia del Jazz e dello Swing.

Il 26 febbraio del 1917 negli studi della Victor a New York, una band chiamata The Original Dixieland Jazz Band e capitanata da Nick La Rocca incideva il primo disco al mondo di Jazz! La Band si era formata a New Orleans, tra un gruppo di amici quasi tutti di origine siciliana che suonavano nelle bande locali con strumenti e influenze forti portate con loro dalla terra di origine.

Il papà di Nick La Rocca era stato addirittura trombettiere del generale La Marmora. E il grande Louis Armstrong dichiara in un'intervista di essersi ispirato giovanissimo proprio alla musica di La Rocca e della sua band, creatrice come dice lui di un «suono nuovo».
Arbore visita il museo del jazz, racconta la storia dell'immigrazione italiana in Louisiana, si esibisce con Lino Patruno (storico del dixieland e gran cinefilo), intervista Jimmy La Rocca, figlio di Nick e altri protagonisti del mondo musicale. Ma un programma così deve andare in onda a mezzanotte?

2. ARBORE SCOPRE: IL JAZZ È NATO ITALIANO
Marinella Venegoni per ‘La Stampa'

«Da Palermo a New Orleans», sottotitolo «...E fu subito jazz» racconta infatti che le origini di questo genere affascinante affondano non in Africa o negli States, ma nella nostra Trinacria. Una sorpresa così gradita che l'altro giorno, in una cerimonia toccante e magniloquente a Palermo, il sindaco Orlando gli ha perfino conferito la cittadinanza onoraria.

La storia che Arbore narra, Virgilio in una congrega che annovera artisti di razza come Enrico Rava, riporta alla ribalta la Sicilia della creatività, proprio mentre al cinema ci si delizia con il film di Pif «La mafia uccide solo d'estate» che rievoca in modo gradevolissimo diversi e più pericolosi eroismi. Non a caso proclamava Riccardo Di Blasi, regista di questo docu e siciliano doc, che se n'è andato qualche tempo fa: «Il nostro intento è anche quello di incoraggiare iniziative che siano di stimolo per quei siciliani che si avvicinano al jazz, non sapendo quale storia importante ragazzi come loro hanno scritto quasi un secolo fa».

Renzo Arbore, eccitato da questa nuova avventura, parla di un piccolo grande scoop: «L'abbiamo scoperto guardando, leggendo, andando a New Orleans nella Piazza d'Italia, unica piazza Usa con questo nome. Moltissimi italiani erano andati a colonizzare la Louisiana. Non erano ancora emigranti, ma coloni, che prendevano la terra gratis dal governo, come i francesi e tanti altri. In città arrivavano marinai da tutto il mondo, e in tanti hanno aiutato a inventare il jazz. Nick La Rocca, siciliano di Salaparuta dove c'è un centro studi a lui dedicato, figlio di un trombettiere del generale Lamarmora, ci dice che il primo disco in assoluto della storia del jazz era suo, inciso il 26 febbraio 1917, con quella che si chiamava ancora "jass band": ma poiché "ass" significa "sedere" per dirla elegante, temendo incroci da parolaccia, si modificò in "jazz". Quando Louis Armstrong fu messo in riformatorio dove imparò le prime note, la banda era già famosa, e dobbiamo la nostra scoperta proprio a lui che nel suo libro scrisse di essersi ispirato a questa band di italiani guidata da Nick La Rocca».

Le rivendicazioni di Renzo si spingono oltre, ad altri eroi di vari strumenti: «Non solo Nick, ma il primo chitarrista nella storia del jazz è Eddie Lang, cioè l'abruzzese Salvatore Massaro, e il primo violinista nel jazz è Joe Venuti. Se vogliamo approfondire, il programma offre lo spunto per elencare tutti gli italiani di sangue, da Tony Bennett a Sinatra a Chick Corea, Tony Scott grande clarinettista, Chuck Mangione, Buddy Di Franco, Louis Prima che cantava tutto quello swing. E a Palermo ho ancora trovato una vitalità jazzistica straordinaria. Pensi a Francesco Cafiso, e Rava mi ha detto che ci sono due ragazzi di 11 e 12 anni che suonano come Charlie Parker».

Insomma, la tradizione continua e sarebbe importante riscoprirla, tant'è che il documentario sarà proiettato nelle scuole della Sicilia. Ma non sarebbe male allargare perché, dice Renzo, «Il film dimostra che il jazz lo abbiamo nel DNA, e il jazz italiano è il secondo al mondo. Oggi abbiamo nuovi talenti come Bollani e Fresu, ma all'epoca Louis Prima scrisse la sigla dell'orchestra di Benny Goodman nella swing era: "Sing Sing Sing"». C'è anche il risvolto malinconico che nessuno ha mai pensato di sfruttare in modo sistematico questo ulteriore talento italiano. Ma la colpa non è degli artisti...

 

 

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