
DAGOREPORT - BUNGA BUNGA FOREVER! IL VERO ''EREDE ORMONALE" DI SILVIO BERLUSCONI È IL NIPOTE SILVIO,…
“NON MI PIACCIONO LE ETICHETTE MA UN POCHINO FEMMINISTA MI SENTO” - SUOR NATHALIE BECQUART, LA DONNA PIÙ POTENTE DEL VATICANO E LA PRIMA IN ASSOLUTO AD AVERE DIRITTO DI VOTO ALL’ASSEMBLEA CHE RIUNISCE TUTTI I VESCOVI, PARLA DEL MASCHILISMO DEI PRETI E RICORDA: “PAPA FRANCESCO DICEVA SEMPRE CHE NEGLI UFFICI DEL VATICANO DOVE HA NOMINATO DONNE NEI POSTI MANAGERIALI LE COSE HANNO COMINCIATO A FUNZIONARE MEGLIO - LE DONNE CHE DICONO LA MESSA? È UNA QUESTIONE TEOLOGICA COMPLESSA, NON APERTA PER IL MOMENTO - IL SELFIE CON PAPA LEONE XIV? LUI È MIO VICINO DI CASA.."
Maria Elena Barnabi per gente.it
Mentre cammino verso gli uffici del Sinodo dei Vescovi in Vaticano, piazza San Pietro davanti a me, i pellegrini in ogni dove, mi chiedo come sarà suor Nathalie Becquart. Nominata sottosegretario del Sinodo da Papa Francesco nel febbraio del 2021, la religiosa francese è stata la prima donna in assoluto ad avere diritto di voto all’assemblea che riunisce tutti i vescovi ed è stata l’apripista delle donne che in Vaticano hanno raggiunto posizioni manageriali importanti, come suor Raffaella Petrini, nominata da Francesco presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano.
«È una suora moderna. Sarà un po’ diversa dalle figlie di Maria Ausiliatrice con cui sono cresciuta», mi dico. «Sarà senza velo. Non avrà l’abito nero che aveva Suor Marisa e nemmeno il suo crocifisso pesante. Forse però avrà le scarpe da ginnastica con la zeppa, quelle che aveva Suor Giuseppina». E invece la donna che entra dalla pesante porta di legno nello studio tutto divani di pelle marrone e foto di papi alle pareti, non è solo “un po’ diversa” dalle mie suore, e da quelle con cui molti italiani ultracinquantenni sono cresciuti negli oratori. È proprio un’altra cosa.
Intanto è una giovanile e bella signora di 56 anni, molto à la page con la sua giacca blu, la sua gonna a fiori, scarpe ballerine ai piedi e foulard colorato. E poi il suo curriculum prestigioso, di lavoratrice e di religiosa, la rende più simile a una donna manager che a una suora di 50 anni fa.
suor Nathalie Becquart papa francesco
Prima di cinque figli, Suor Nathalie è nata a Fontainebleau e cresciuta a Parigi, ha frequentato la prestigiosa École des hautes études commerciales de Paris- una delle migliori business school del mondo - e ha lavorato due anni in un’agenzia di marketing e comunicazione.
Ha anche partecipato a molte regate, essendo skipper, e ha fatto un anno di volontariato in Libano in un campo profughi. Poi, solo dopo, si è consacrata e nel frattempo ci sono stati gli studi in sociologia, filosofia e teologia prima a Parigi, poi al Boston College School of Theology. Durante un periodo sabbatico ha studiato anche a Chicago, dove ha studiato anche Papa Leone XIV.
Prima responsabile della pastorale giovanile presso la conferenza episcopale francese, trasferitasi poi a Roma è diventata vicina di casa di Papa Prevost (il suo selfie con lui il giorno della sua nomina ha fatto il giro dei giornali), suor Nathalie è oggi una delle donne in posizione di leadership in Vaticano.
L'intervista a suor Nathalie
Come si è sentita quattro anni fa quando è arrivata la nomina?
«Sorpresa. Non avrei mai immaginato la chiamata di Papa Francesco».
Lui la teneva d’occhio da un po’
«Aveva partecipato al Sinodo dei giovani nel 2018, e io vi ero presente anch’io come responsabile della pastorale giovanile e vocazionale per la Francia. Lì abbiamo avuto modo di conoscerci».
suor Nathalie Becquart papa francesco
Vuol condividere con noi un ricordo di lui?
«Durante l’ultimo Sinodo in Vaticano eravamo seduti allo stesso tavolo. Nelle pause abbiamo avuto l’occasione di parlare un po’. Gli piaceva molto scherzare e una volta gli ho parlato un poco della mia famiglia e di mia nonna materna, donna di grande fede, che ha cresciuto da vedova quattro figli».
(...)
Rispetto alla questione femminile, ha trovato differenze tra la Francia e l’Italia?
«Sì, in Francia le donne hanno più voce. Ma del resto anche quando parlo con le suore indiane o africane mi raccontano una realtà diversa».
È un problema della chiesa o della società?
suor Nathalie Becquart papa leone XIV
«A volte la chiesa è pioniera e fa molto per l’empowerment femminile. Penso alla Caritas, che nei paesi asiatici e africani sostiene molto le donne con corsi e iniziative. Io penso che sia un problema di cultura: le donne, i vescovi, i laici non vengono dal cielo, ma da una famiglia, da una scuola, da una educazione, da una società. Ho forse preso realmente coscienza di cosa fosse una cultura maschilista circa 30 anni fa, quando stavo in Libano. Lì quando nasceva una bambina, dicevano “condoglianze” e non “congratulazioni”. La nostra sfida è cambiare la mentalità, a poco a poco».
Lei si definirebbe femminista?
«Non mi piacciono le etichette e, per come sono cresciuta io nella mia famiglia, non ho mai sentito la differenza tra uomo e donna. Poi ho studiato negli Stati Uniti, dove sono molto avanti sulla questione della parità. Arrivata a Roma e vedendo maggiormente le difficoltà a cui devono far fronte le donne, ecco, un pochino più femminista mi sento».
Si è trovata spesso unica donna in mezzo a tanti uomini. Anche i preti si comportano come gli uomini laici che a volte vogliono spiegarti le cose, hanno ragione solo loro, sono condiscendenti?
«Per la mia formazione sono in contatto con molte donne che hanno ruoli di responsabilità nel mondo della politica e dell’economia. E tutte, quando ci sentiamo, condividiamo le esperienze che ha citato lei. Ma non bisogna generalizzare: ci sono uomini che sanno dare alle donne il posto che spetta loro».
Ci faccia un esempio pratico di maschilismo dei preti
«La prima volta che ho partecipato all’assemblea plenaria dei vescovi francesi, un vescovo emerito anziano mi scambiò per l’assistente di un prete perché non gli sembrava possibile che una donna potesse essere direttrice di un servizio nazionale della conferenza episcopale. Oppure in una riunione con soli uomini mi è capitato di condividere un’idea che trovavo interessante, ma di non essere ascoltata. Un uomo diceva la stessa cosa dopo di me, e a lui invece lo ascoltavano».
Sono tutti uguali…
«Penso che non lo facciano in modo cosciente, in modo consapevole. Sono tanti i condizionamenti. Per questo nel Sinodo che abbiamo organizzato dopo la mia nomina (in cui le donne che avevano diritto di voto erano 54, lo scriva, una conquista) abbiamo previsto a ogni tavolo la presenza di un facilitatore, uomo o donna, che guidava i lavori attraverso un metodo specifico per dare voce a tutte e a tutti, e permettere così uno vero scambio. Ognuno poteva parlare per 4 minuti e gli altri dovevano ascoltare. Ha dato tantissimi frutti questo metodo».
(...)
È filato tutto liscio?
«Alcune donne all’inizio avevano paura. Parlare con i cardinali… E invece, a poco a poco hanno preso coraggio. E tutti i vescovi hanno potuto apprezzare la ricchezza della voce delle donne e dei laici».
Del resto, Papa Francesco è stato un grande fautore della presenza delle donne nei posti manageriali.
«Lo diceva sempre che negli uffici del Vaticano dove ha nominato donne alla dirigenze le cose hanno cominciato a funzionare meglio».
Le donne sono migliori manager quindi?
robert francis prevost papa francesco
«Non migliori. Diverse. La diversità tra uomo e donna è uno dei doni più belli di Dio. Tutti gli studi nel mondo politico ed economico dicono che, quando uomini e donne lavorano insieme nella governance le cose funzionano meglio. Le donne portano una lettura diversa. Se uso sempre gli stessi occhiali, vedo sempre le cose allo stesso modo».
(...)
Papa Francesco ha aperto alle donne nei posti di potere e anche Papa Prevost sta facendo lo stesso. La sua prima nomina è stata quella di suor Tiziana Merletti come nuova segretaria del dicastero per gli Istituti di vita consacrata. È un processo inarrestabile?
«È un’esigenza dei tempi: la chiesa cambia e cresce, segue la società. Ma mi preme sottolineare che ci sono già tante donne, laiche e no, in posti di governance della Chiesa: oltre a Suor Raffaella Petrini, a Suor Brambilla e a Suor Merletti, ci sono la rettrice dell’Università Cattolica, la vicepresidente della Caritas Internazionalis. Senza contare le donne presenti sul territorio, nelle diocesi, negli oratori...».
jorge mario bergoglio robert francis prevost
Avremo mai le donne che dicono la messa?
«È una questione teologica complessa, non aperta per il momento. Per ora seguiamo l’indirizzo di Papa Francesco».
Ci racconta come è andato il selfie con Papa Leone XIV?
«Lui è mio vicino di casa, abitiamo nello stesso palazzo da due mesi. La sera dopo la nomina, è rientrato tardi e ci siamo fatti una fotografia assieme. Normalmente non abbiamo gli stessi orari e non ci incontriamo spesso. L’ho visto l’altro giorno, in udienza. E poi ci siamo visti prima, nel Sinodo».
Va ancora in barca a vela?
«Non tanto, sono molto impegnata. L’ultima volta è stata lo scorso marzo, con mio fratello, che abita a Marsiglia. Fare la skipper mi ha insegnato molto sulla leadership».
Il ricordo più bello sul mare?
«Era il 2000: avevamo organizzato una crociera con cinque barche per arrivare a Roma per la Giornata mondiale della gioventù. Partimmo da Saint Tropez, passammo tra la Corsica e l’Isola d’Elba e attraccammo a Ostia. Fu bellissimo, poetico: arrivare per la prima volta a Roma via mare... Non lo scorderò mai».
ROBERT FRANCIS PREVOST E PAPA FRANCESCO
ROBERT FRANCIS PREVOST E PAPA FRANCESCO
Suore Nathalie Becquart
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