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“OGGI LE CANZONI SI CONSUMANO IN FRETTA COME AL FAST FOOD” – IL RAPPER ROMANO, CARL BRAVE, LE CANTA AI COLLEGHI DELLA SUA GENERAZIONE: “OGGI LA MUSICA È OMOLOGATA PER L'ECCESSO DI AUTORI: TROPPE TESTE CHE SCRIVONO CANZONI UN PO' PER NESSUNO E PER TUTTI” – NEL NUOVO BRANO, “MORTO A GALLA”, PARLA DI RISSE, DROGA E PROSTITUZIONE: “È LA CHIUSURA DELLA MIA VITA DA PISCHELLO” – LA FRECCIATA AL SINDACO GUALTIERI,PER L’ESCLUSIONE DI TONY EFFE DAL CONCERTO DI CAPODANNO A ROMA: “IL RAP HA LINGUA E TEMATICHE PRECISE, SE SCEGLI UN ARTISTA DI QUEL MONDO NON PUOI ASPETTARTI ALTRO” – VIDEO
Estratto dell’articolo di Alice Castagneri per "la Stampa"
Non è la Roma delle birrette tra amici a Trastevere e dei desideri a Fontana di Trevi. È quella degli «scontri grevi dopo il derby» e dei «fasci che fanno la ronda». Dopo quasi due anni, Carl Brave torna con Morto a galla, il singolo che anticipa il nuovo disco: una polaroid sulle ombre della Capitale in cui racconta anche il suo passato. Da ottobre, poi, sarà di nuovo live nei club italiani con un tour che esplorerà tutte le sue anime sonore.
Il "Morto a galla" è lei?
«Mi sento spesso così, ma credo capiti a tutti. Nella vita si scivola, succedono cose belle e brutte, e bisogna adattarsi. Non hai mai il controllo totale, è un'avventura continua».
Cos'ha fatto in questi 2 anni?
TONY EFFE VOLEVA ESSERE UN DURO
«Ho lavorato tanto. Ho scritto il disco e sperimentato con la musica elettronica».
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Canta "Alzo bandiera bianca, insulti da quella platea". Qualcosa che le è successo?
«È una riflessione più ampia. Viviamo in un'epoca in cui il giudizio è immediato, soprattutto sui social. Le persone esprimono opinioni senza approfondire. Tutto è veloce: le notizie, i trend, i commenti. Con questo disco voglio rallentare, spingere chi ascolta a prendersi il tempo per capirlo davvero».
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Nel pezzo parla di risse, droga e prostituzione. Non è la solita Capitale da cartolina.
«È una Roma reale. Ogni città ha molte sfaccettature e ha anche un lato crudo. È una canzone nostalgica, che racconta anche la mia storia».
Se fosse stato lei il sindaco, a Capodanno l'avrebbe fatto esibire Tony Effe?
«A me Tony piace. Credo che il problema sia a priori, quando si decide chi chiamare. Il rap ha lingua e tematiche precise, se scegli un artista di quel mondo non puoi aspettarti altro».
Ha 35 anni. Al futuro e alla famiglia ci pensa?
«Vivo il presente. Se succede qualcosa, la affronto e ci metto tutto me stesso. Non mi faccio troppi piani a lungo termine».
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roberto gualtieri bacia tony effe creato con ia
Ha qualche rimpianto?
«Credo che tutto sia andato come doveva. Il grande cambiamento nella mia vita è stato lasciare il basket, che praticavo a livello professionistico. Magari avrei potuto fare scelte diverse in alcuni momenti, ma alla fine ho sempre seguito il mio percorso».
A Sanremo ci ha mai pensato?
«A un certo punto sì, poi l'idea è sfumata. Sanremo ti dà grande visibilità, ma mette anche una lente d'ingrandimento su tutto.
Preferisco aprirmi con la musica, non troppo sul resto».
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Secondo lei, perché la musica è così omologata?
«Ci sono vari problemi. Uno è l'eccesso di autori: troppe teste che scrivono canzoni un po' per nessuno e per tutti, togliendo personalità alla musica».
E l'autotune?
«Si pensa che un artista debba per forza essere un fenomeno nel cantare, altrimenti non vale nulla. L'autotune, invece, dà la possibilità a tanti di comunicare. Certo, un cantante dovrebbe cercare di migliorarsi, ma la musica non è una gara a chi ha la voce migliore. Se usato bene, può essere uno strumento creativo, non un limite. E può aiutare i ragazzi che non hanno una super voce a fare i primi passi senza vergogna».
Da ragazzino si vergognava a cantare?
«Certo. Ho iniziato con il rap perché è un genere in cui non si deve per forza saper cantare. I primi concerti mi mettevano ansia, bevevo per farmi coraggio. Poi ho studiato canto e ho imparato. Con il tempo si cresce, non bisogna avere fretta o farsi bloccare dal giudizio degli altri».
Oggi i brani si consumano più velocemente che mai.
«È come un fast food: esce un pezzo, lo ascolti una volta e poi passi oltre. Il mio disco richiede più ascolti, è da metabolizzare. Spero che le persone gli dedichino il tempo che merita».
È dedicato a qualcuno?
«Un mio amico d'infanzia mi ha fatto notare che è la chiusura della mia vita da pischello. Lo dedico al vecchio me, a tutto quello che ho vissuto». [...]
carl brave
carl brave franco126
carl brave
carl brave franco126
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